TERAMO – Paolo D’Ercole, 43 anni, è nel calcio da sempre, dal 01 luglio di 15 anni or sono (ne aveva 28) quando, da segretario di società sportiva professionistica, iniziò nella sua città, a Pescara. Vi restò fino al 2016, acquisendo in 8 anni le conoscenze del calcio vissuto dietro ad una scrivania, forse basilari per chi intende poi farne la propria professione. Fu la Renato Curi a promuoverlo DS; vi restò una sola stagione perché era troppo ghiotta la chiamata del Francavilla per dire di no. In due stagioni, fino al 2019, concretizzò le esperienze maturate ed ebbe l’incarico di DS. Salvatore Di Giovanni, che sbaglia  pochissimo, lo inserì nel quadri del SN Notaresco. Un campionato importante, da quelle parti, ma il richiamo di Teramo e del Città di Teramo era unico per non provare a mettere in atto un “progetto tutto suo“, nel senso che la responsabilità tecnica biancorossa aveva (ed ha) un peso diverso dalle altre.

Tra noi è nato un rapporto professionale fuori dallo standard, perché non è usuale che per un anno non ci sia mai sentiti e che dagli  inizi dell’estate, prima del passaggio di proprietà, ci si prenda cordialmente in giro tutti i giorni. Con lui abbiamo vissuto, seppur su sponde diverse, tutte le novità che si sono registrate in città: ansia, anche tanta da parte sua, mista a fiducia e speranza: “Teramo non può che andare avanti e bene, con o senza di me“, ripeteva spesso… Nel mentre esternavamo l’univoca ammirazione per Mauro Meluso, manifestata in tempi non sospetti, con la mia promessa, poi non necessaria, che “…alla prima occasione avrò il piacere di presentartelo“.

Il resto è storia d’oggi; la sua conferma, quella del “suo” mister preferito ed il grande lavoro che ne è seguito, nel quale avrà i meriti che saranno suoi se le cose andranno come dovranno. Una cosa è certa, se il presidente Di Antonio ribadisce che i costi sostenuti sarebbero inferiori a quelli previsti dal budget, il merito è del DS. Narrano, infatti, di trattative infinite, che riesce sempre a portare a termine alle sue condizioni, quelle che tengono conto anche di un pasto in più o in meno. Magari mette un premio extra sul piatto, ma non nell’ingaggio…

Paolo D’Ercole, insomma, è un aziendalista vero, che riesce a varcare ogni limite per il quale il suo stesso presidente sorriderebbe… Da oggi si farà sul serio e se lo abbiamo conosciuto un po’, non è giornata per continuare a sfotterlo; da domani, invece, si ricomincerà.