Porre l’accento su aspetti che esulino dall’uso di termini giuridicamente non appropriati, che non evitino la diffusione di informazioni imprecise, che non tutelino anche nominalmente determinate categorie di persone e che non forniscano al pubblico un’informazione equa, in un contesto chiaro e completo, sono errori giornalistici. Se ne commettono, purtroppo, e se ne commetteranno sempre, a meno che non ci siano gli infallibili. Che non esistono.
Ci chiediamo e chiediamo, però, quanti siano i giornalisti “liberi” davvero, che possano scrivere sempre “liberamente”, che possano narrare di tutto e di più senza avere a che fare con condizionamenti o con veri e propri “suggerimenti” ed “indicazioni” o altro di peggio ancora. Ce ne sono? Certo che ce ne sono.
Spesso proprio dalla categoria “pregiata” che non lo è, arrivano lezioni di etica, periodicamente, sempre verso gli stessi, che invece subisce e patisce giornalmente. E sempre i soliti taluni amano ergersi a censori, cancellando “misteriosamente” il loro passato ma continuando a subire nel presente e nel futuro.
E’ così, piaccia o non.