Con super Mario non si scherza. Lui è forte. E’ deciso. Un autentico duro Pane al vino e vino al pane. Non le manda a dire. Mario Draghi, prende posizione. Ma sulla Superlega. Non sulla lettera di 40 sindaci abruzzesi contro le nuove piattaforme petrolifere in Adriatico. E neppure contro il Progetto South Beach al confine tra Molise e Abruzzo: 5 milioni di mc di edifici, si rischia la più grande cementificazione della costa Adriatica dagli anni ’70. Previsti palazzoni da 20 piani. Uno scempio epocale su un Sito di Interesse per flora e fauna. 5 milioni di mc di cemento andrebbero a coprire un’area vergine e bellissima di ben 160 ettari lungo la costa adriatica.
Chi se lo poteva aspettare che con il governo Draghi e il neo Ministero della Transizione Ecologica ripartissero le trivelle. Nel momento in cui era necessario compiere passi decisivi verso la transizione ecologica, anche grazie al contributo dei fondi europei del Next Generation Eu, l’Italia riapre la stagione delle trivelle, ignorando completamente gli impegni sulla decarbonizzazione assunti con l’Europa dal nostro Paese, insieme agli altri Stati Membri della Ue. Al contempo, vengono rallentate le autorizzazioni per le rinnovabili, come accaduto per il caso di Rimini, dove è stato bloccato un impianto di energia eolica da 330 MegaWatt. ‘Trivelle sì Eolico No’: è questo il vero scandalo che compromette la transizione energetica nel nostro Paese, con la lobby del petrolio in Parlamento ancora forte nonostante sia completamente anacronistica e contro il futuro.
Ben 11 nuovi pozzi, uno anche in Abruzzo. Il Ministro della Transizione Ecologica (sic!) Cingolani ingrana la marcia, però all’indietro, puntando sul passato e cioè sulle fossili approvando la Valutazione di Impatto Ambientale per ben 11 nuovi pozzi per idrocarburi. Ripartono un progetto che per anni era rimasto fermo al Ministero, e che il neoministro Cingolani ha prontamente resuscitato invece di mettere la parola fine in generale ai nuovi progetti fossili. Oltre ai rischi e alle criticità insiti in ogni singolo progetto, per incidenti, perdite, scarichi la cosa grave è che ci si allontana sempre di più dagli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sul clima che poi a chiacchiere tutti dicono di voler rispettare. Questi progetti aumentano anche la pressione antropica su mari che sono ecosistemi sempre più fragili e che stanno già soffrendo pesantemente come l’Adriatico, come testimoniano tutti gli studi della stessa Commissione Europea. Per Cingolani e il Governo Draghi evidentemente l’emergenza non è quella climatica ma quella di premiare i progetti dei petrolieri.
Mentre ci si attendeva una scelta di campo chiara, netta e coerente con l’obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050, e misure e atti concreti dal Governo per una emancipazione definitiva dalle fonti fossili del nostro Paese, dotandoci da subito di una exit strategy dalle trivellazioni, e investimenti per una svolta davvero verde – grazie anche alle risorse del Next Generation EU – . E non lo svincolo di permessi per le fossili. Altro che transizione ecologica e decarbonizzazione. Con l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale di ben 11 nuovi pozzi per idrocarburi, il ministro Cingolani delinea una strada che sembra aver molto poco a che fare con il ruolo che ricopre. Tenendo conto del periodo storico, e degli impegni in tema di Green Deal Europeo, è inammissibile un passo indietro di questa portata da parte del Governo.
Ora dopo tutte le associazioni ambientaliste anche 40 Sindaci abruzzesi scrivono a Draghi per chiedere la sospensione del provvedimento che autorizza 11 nuovi pozzi per l’estrazione di gas e di greggio in mare e in terraferma, e auspicare che questi interventi siano fermati nel prosieguo dell’iter di approvazione, anche se la strada si fa in salita. Bisogna però tentarle tutte per abbandonare quanto prima le fossili. Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, e tener fede agli Accordi di Parigi, occorre vietare le trivellazioni, sia in mare sia in terra, che tra le attività legate alle fonti fossili sono una delle più pericolose. Come sarà possibile costruire una strategia energetica nazionale che centri l’obiettivo del 100% rinnovabili prima del 2050 se il governo punta ed investe sulle fonti fossili e blocca gli impianti di energia rinnovabile?.
La Capogruppo M5S in Regione Abruzzo, Sara Marcozzi, che per anni si è battuta contro iniziative di questo tipo e per difendere il nostro territorio, come accaduto con Ombrina Mare dichiara che di non avere intenzione di lasciare che certe vittorie rimangano trofei isolati, da esporre alla bisogna. E soprattutto, anche lei, dichiara che mai si sarebbe aspettata che un governo con il MoVimento 5 Stelle al proprio interno potesse avallare un’autorizzazione di questo genere, augurandosi un ripensamento il prima possibile. Chi altri tra i nostri consiglieri regionali, per coerenza e per necessità ambientale, vorrà opporsi con tutti gli strumenti a disposizione contro ciò che sta accadendo?
Ora più che mai ci attendiamo misure e atti concreti per una emancipazione definitiva dalle fonti fossili del nostro Paese dotandoci da subito di una exit strategy dalle trivellazioni, investimenti per una svolta davvero verde. Una scelta di campo chiara, netta e coerente con l’obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica, con gli impegni in tema di Green Deal Europeo. Se l’esecutivo intende ridurre le emissioni inquinanti in questo modo c’è evidentemente qualcosa che non quadra. Dov’è la visione green?