PINETO – I nodi vengono al pettine e oggi la retorica del centrodestra regionale, che per sei anni ha raccontato la favola di un Abruzzo efficiente e prospero, è crollata definitivamente. Agli elettori si è mentito su tutto e oggi ci si presenta ai cittadini con il conto da pagare e la beffa di aver offerto loro servizi di basso livello, a costi esorbitanti, che hanno prodotto un buco da duecento milioni di euro del quale, per oltre 60 milioni, non si è in grado di trovare altra copertura se non l’aumento della tassazione regionale diretta a carico dei redditi di tutti i lavoratori e i pensionati. È indecente che vi sia stato un progressivo peggioramento delle prestazioni durante la gestione del Presidente Marsilio, è indecente che continuino ad aumentare le liste d’attesa, è indecente la necessità di doversi curare fuori regione per assenza di qualità della sanità abruzzese.
Ma oggi l’indecenza ha superato ogni limite consentito: dato che la Sanità è il servizio pubblico principale fornito alla cittadinanza dall’Ente Regione e dato che occupa oltre l’80% delle risorse del bilancio, l’esplosione del debito sanitario e l’impossibilità di riuscire a coprirlo tramite aggiustamenti contabili è la certificazione inequivocabile del fallimento della stagione di governo del centrodestra abruzzese. Non è consentito che si siano promossi tutti i quattro Direttori Generali delle quattro ASL regionali e adesso se ne formalizzi la bocciatura gestionale con l’aumento della tassazione. È una circostanza che non può che indurre a pensare che sia stata proprio la parte politica a chiedere azioni che producevano e accrescevano il debito sanitario, perché altrimenti dovremmo pensare che i manager avrebbero dovuto essere sostituiti per inefficacia nel conservare una sana gestione di pareggio di bilancio. E tutte le misure messe in campo per risanare il debito, come ad esempio i tagli alle prestazioni, ai servizi sanitari e ai farmaci, tagli che hanno costretto gli abruzzesi a curarsi fuori Regione o purtroppo a dover rinunciare alle cure, che fine hanno fatto? Quante risorse si sono disperse nella ricerca spasmodica del consenso?
Oggi è la Caporetto della maggioranza Marsilio, una coalizione che ha sempre detto di fondarsi sulla riduzione delle tasse e che, dinanzi allo spettro di doverle aumentare, dovrebbe per dignità rimettere il mandato e ammettere il proprio fallimento programmatico. Il Governatore ha fallito nel promettere servizi da mille e una notte, presentandoci oggi il conto da mille e un euro l’anno di addizionale IRPEF aggiuntiva: infatti gli annunciati aumenti dell’aliquota dall’1,73% attuale ad un massimo del 3,33% (cioè il massimo consentito per legge) si traducono in aumenti fino a 1.152 euro l’anno per ciascun lavoratore o pensionato. Mettere le mani nelle tasche di una comunità lasciata sovente senza farmaci, senza prevenzione, senza medicina territoriale, senza la garanzia degli standard qualitativi che hanno prodotto una mobilità passiva enorme (che ha già provocato esborsi ingenti per l’economia domestica di chi abbia potuto permetterseli, mentre chi non ha potuto ha spesso dovuto rinunciare a curarsi) è una decisione scellerata e devastante per la coesione sociale.
La verità inoppugnabile è che sia mancata la governance in questi sei anni di governo del centrodestra e adesso bisogna prenderne atto assumendosi ogni responsabilità politica dinanzi agli abruzzesi: innanzitutto occorre impedire l’aumento dell’addizionale IRPEF con ogni strumento consentito, per questo faccio appello a tutti i consiglieri regionali affinché trovino il coraggio di mettersi dalla parte dei cittadini e apprestino soluzioni che non vadano a danno dei redditi da lavoro e da pensione che già negli ultimi anni hanno subito drammaticamente perdite significative del potere d’acquisto, riducendo la qualità della vita della comunità. – Partito Liberaldemocratico Abruzzo, Luciano Monticelli –