21 marzo:  la giornata della memoria delle vittime di mafia, assume quest’anno  un particolare rilievo perché cade nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Gli attentati in cui persero la vita Falcone e Borsellino, e che ormai sono diventati cupi emblemi di una stagione drammatica, le cui propaggini non risparmiano nemmeno i giorni nostri. E questa ricorrenza è un’occasione preziosa per ricordare, traendo forza e ispirazione dall’esempio di chi ha immolato la propria esistenza per sconfiggere Cosa Nostra.

Il Premio Borsellino tutto l’anno, in questo suo ultimo anno di attività, intende celebrare la memoria di questi eroi attraverso un vero e proprio percorso della memoria che avrà inizio in questo 21 marzo e terminerà il 23 maggio. Ricordando che accanto a Falcone e Borsellino i nomi sono tanti, troppi, e non vanno dimenticati: uomini che si sono adoperati con interventi legislativi e con indagini coraggiose, e che hanno pagato con la vita, lasciando tuttavia un segno prezioso e importante.

Il Capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano, il giudice Cesare Terranova e il Maresciallo della Polizia Lenin Mancuso, uomo della sua scorta. Pio La Torre, e il suo autista Rosario Di Salvo. Il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, tra gli investigatori più vicini a Borsellino. Il Procuratore Capo di Palermo Gaetano Costa. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e l’Agente della scorta Domenico Russo. Il Capitano Mario D’Aleo,che aveva sostituito Basile, insieme all’Appuntato Giuseppe Bommarito e al Carabiniere Pietro Morici. Il Giudice Rocco Chinnici , ideatore del “pool antimafia” che sarà poi attuato dal suo successore, Antonio Caponnetto, insieme ai carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta. Il Commissario Giuseppe «Beppe» Montana e il commissario Ninni Cassarà, il poliziotto caccia latitanti Agostino Antonino fino a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Poi Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Nomi che sono diventati simboli della lotta alla mafia e del sacrificio di tante persone. Nomi che parlano di dolore, ma anche di speranza: perché se è vero che la tragica previsione di Cassarà “siamo cadaveri che camminano”  si è avverata, è anche vero che i rischi e il sangue non sono mai bastati a scoraggiare questi uomini pronti a tutto pur di non arrendersi alla mafia. Per questo è importante un percorso della memoria: per non dimenticare chi, col suo sacrificio, ha fatto la differenza, credendoci ancora e ancora quando tutto sembrava volgere al peggio. Del resto, è stato proprio Falcone a dire ‘Gli uomini passano, le idee restano. Continuano a camminare sulle gambe di altri uomini’

Questa frase usata ieri dal Presidente Mattarella – fratello di una vittima di mafia – ci mette in guardia dal pericolo più grande: l’indifferenza. Un male che alberga nascosto, come un virus micidiale, nei bassifondi della società, nelle pieghe occulte dell’egoismo, nel buio accecante degli stereotipi.  Indifferenza che ci attanaglia, pronta a colpire l’impegno civile, a contagiare  tutto ciò che è sociale, a distruggere ogni volontà. Quando l’Io sostituisce il “noi”, la storia spalanca le porte alle più immani tragedie. Come dice Don Ciotti C’e chi usa il ‘noi’ e continua a pensare ‘io’”. Sono i ladri di parole: gli abusivi, gli incantatori. Ci sono troppi cittadini a intermittenza. Troppi navigatori solitari. Troppi monologhi dell’io. Quando l’antimafia e “il sociale” si può fare solo con il “noi”.

Oggi c’è il rischio di distrarsi a causa di temi gravi come la pandemia o la guerra ma non possiamo distrarci sul tema delle mafie”. E la scuola è il luogo in cui si educano studentesse e studenti alla cittadinanza attiva, a questo impegno del “noi”, al rispetto.

Per ricordare quello che è stato, portare avanti all’interno del mondo della scuola dei progetti ed eventi culturali che aiutano i giovani nella elaborazione, nella riflessione, nella comprensione e nello studio di quanto avvenuto il Premio Borsellino tutto l’anno effettuerà un piccolo lavoro di studio, approfondimento e riflessione sulle tematiche della memoria delle vittime di mafia, come da tradizione trentennale il “Premio”, proponendo una ricca serie di iniziative nella Regione Abruzzo.