TERAMO – Gestire la fase di transizione che sta vivendo il settore dell’Automotive, portando i problemi del territorio teramano ‘sui tavoli che contano’: da quelli ministeriali, per ottenere strumenti e misure adeguate alle peculiarità del sistema economico-produttivo provinciale, a quelli regionali, per chiedere una politica industriale che tenga conto delle necessità di riconversione e rilancio di un settore che in provincia di Teramo, dove sono tutte aziende contoterziste, tra lavoratori diretti e indotto occupa circa 3.500 persone. Sono le priorità individuate questa mattina nel corso della prima riunione del tavolo tecnico-istituzionale sul comparto dell’Automotive, convocato dal Sindaco Gianguido D’Alberto, d’intesa con i sindacati di categoria dopo l’incontro del 7 ottobre, tra tutti gli attori istituzionali interessati. Oltre al primo cittadino e ai Segretari provinciale di Fiom Cgil Natascia Innamorati e Fim Cisl Marco Boccanera, erano presenti il Presidente dell’Arap Giuseppe Savini, il Presidente della Provincia Camillo D’Angelo, i Sindaci di Castellato Aniceto Rocci e di Controguerra Franco Carletta, l’Assessore con delega al bilancio e alla programmazione economica del Comune di Roseto Zaira Sottanelli. Assenti per impegni istituzionali già assunti i Sindaci di Sant’Omero Andrea Luzii e di Colonnella Biagio Massi.
Nel corso della riunioni tutti gli intervenuti hanno evidenziato come fino ad oggi, anche sui tavoli regionali, “si sia discusso del futuro del settore Automotive considerando solo il Chietino, sottovalutando che la provincia di Teramo rappresenta la seconda realtà regionale per incidenza di aziende che lavorano in questo comparto”. Da qui la necessità di portare su tutti i tavoli la specifica situazione del territorio teramano, anche per l’eventuale riconoscimento dell’area di crisi complessa, così come la richiesta di riattivare lo Sportello Relazioni Industriali della Provincia. “E’ importante – hanno sottolineato i sindacati – che le vertenze trovino innanzitutto una risposta sul territorio, con interlocutori che conoscono la situazione e siano in grado di trovare soluzioni adeguate”.
Oggi il comparto automotive in provincia di Teramo sta vivendo una situazione particolarmente complessa, legata a una pluralità di fattori quali l’inadeguatezza delle infrastrutture, gli aumenti del costo delle materie prime, dell’energia e del gas e, non ultima, la transizione industriale, energetica ed ambientale che, se non adeguatamente governata, rischia di aprire un ulteriore fronte occupazionale.
“Si tratta di una situazione che non nasce oggi e legata anche all’assenza di una politica industriale organica a livello regionale – ha sottolineato il Sindaco Gianguido D’Alberto – a fronte della quale questo tavolo, che intendiamo allargare anche ad altri enti ed istituzionali, vuole portare la questione sui tavoli regionali e nazionali con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione e favorire la riconversione e il rilancio di quelle aziende che oggi rischiano di agganciare troppo tardi il processo di transizione industriale, energetica ed ambientale o addirittura di scomparire. Questo non possiamo permetterlo e non abbiamo intenzione di giocare in difesa, ma di anticipare la tempesta e far sì che vengano poste le basi per uno sviluppo organico della nostra provincia, con Teramo città capoluogo a fare da raccordo”.
I sindacati hanno evidenziato come la priorità sia quella di individuare le azioni amministrative e sinergiche da mettere in campo per accompagnare il processo di transizione e rendere attrattivo il territorio dal punto di vista degli investimenti, così da favorire sia la riconversione industriale delle aziende sia l’eventuale ricollocamento dei lavoratori in altri settori. Questo anche attraverso interventi sulla formazione e la digitalizzazione.
“Accanto a questo tavolo istituzionale – hanno sottolineato Natascia Innamorati e Marco Boccanera – aspettiamo che anche Confindustria dia seguito a quanto emerso al tavolo del 7 ottobre e che ci convochi per prendere di petto la situazione. La tempesta perfetta arriverà e noi dobbiamo farci trovare preparati, avendo già un percorso definito da intraprendere. Ma ad oggi ancora non è arrivata nessuna convocazione”.
Il Presidente dell’Arap, nel suo intervento, ha ricordato i lavori effettuati dall’Azienda Regionale per le attività produttive nelle aree industriali teramane in termini infrastrutturali, a partire dal potenziamento dell’illuminazione. Interventi che, ha sottolineato, “continueranno con il rinnovamento di strade e fogne, fermo restando il coordinamento con la Ruzzo Reti, con la quale prosegue un confronto costante, per il potenziamento degli impianti”. Savini ha evidenziato inoltre come il territorio teramano sia stato penalizzato dalla precedente programmazione delle Zes. “Vanno a maggior ragione posti – ha detto Savini – i massimi sforzi per rafforzare strumenti che permettano di dare risposte al territorio. Siamo una delle aree dove insiste la maggior parte delle aziende che lavora con l’Automotive tedesco in cui occorre rafforzare le infrastrutture di servizio, oltre che considerare la necessità di rimodulazione delle aree industriali, programmate 50 anni fa quando la situazione era completamente diversa. In tal senso Teramo può tranquillamente sfruttare il tavolo di confronto regionale nel quale si sta affrontando il tema della politica industriale della regione, dato che la crisi del settore Automotive interessa non solo il Chietino ma anche il territorio teramano. A livello territoriale, inoltre, si deve iniziare a ragionare sulle proposte, le riconversioni, le nuove filiere produttive tra cui, a titolo esemplificativo, la filiera del riciclo, del recupero dei materiali, di tutte quelle attività che possono favorire una riconversione del tessuto industriale”.
Il prossimo tavolo, così come deciso nella riunione odierna, sarà esteso anche ad altri Comuni della provincia dove insistono importanti aree industriali.
“Riuscire ad avere l’area di crisi complessa sarebbe importante – ha detto il Presidente della Provincia Camillo D’Angelo – in quanto permetterebbe di allungare gli ammortizzatori sociali e avere più tempo per accompagnare la riconversione di quelle aziende che oggi rischiano di essere tagliate fuori”.