Il “Salvatore della Patria” è arrivato. Con l’insediamento di Mario Draghi, si è consumato l’ennesimo golpe bianco. Per gli addetti ai lavori, era intuibile la sua entrata in scena nel panorama politico italiano: un anno fa il suo intervento sul Financial Times, la nomina da parte di Papa Bergoglio all’Accademia delle Scienze Sociali, l’intervento al Meeting di Comunione e Liberazione. I partiti (a parte Fratelli D’Italia della Meloni per puro opportunismo), il giornalismo mainstream, tutti trasversalmente lodano in maniera stucchevole il “Santo” che traghetterà l’Italia fuori dalla crisi post pandemica.

Siamo davvero sicuri che sia un bene affidarsi all’uomo per eccellenza della tecnocrazia e delle banche? Abbiamo forse dimenticato la svendita degli asset statali degli anni ’90, e non solo, di cui è stato l’artefice? In tanti ritengono che sia tornato sui suoi passi, riavvicinandosi ai principi Keynesiani. Tutto ciò appare alquanto nebuloso, visto che nel suo discorso al Senato il neo premier ha ribadito, oltre che la scelta irreversibile dell’euro, anche la cessione di sovranità nazionale per poter realizzare gli Stati Uniti d’Europa.
Non crediamo alla redenzione di personaggi come Mario Draghi.

A differenza dei politici, che hanno bisogno di consenso e cambiano orientamento a seconda delle direzioni del vento, lui è un uomo della finanza apolide e per questo, ha un credo ben preciso, un’idea di sistema da portare avanti. Non potrà che inseguire un’idea di fondo, quella di privatizzare il debito, portando il Paese sempre più verso un neo liberismo più ruvido. Nei suoi discorsi, non si parla mai di partecipazione strategica dello Stato. L’unico ruolo che quest’ultimo ha è quello di garantire le banche private, affinché “offrano” finanziamenti alle imprese e alle famiglie.

Per governare l’Italia, Draghi dovrebbe rinunciare al dogma nel quale crede: la privatizzazione della ricchezza nazionale che viene trasferita dal popolo a singoli speculatori.
Il suo è il solito sistema che distrugge i deboli e rafforza i forti: non è forse sua, l’idea ribadita già a Dicembre 2020 nel G30, di aiutare solo le imprese vitali e redditizie e assicurare, invece, una ordinata uscita dal mercato a quelle non riconvertibili? E poi c’è il Recovery Plan, da tutti invocato come l’unica ancora di salvezza, che risulterà essere la solita polpetta avvelenata: soldi che andranno non solo rimborsati ma porranno delle condizioni.

Nulla di buono avverrà con questo governo, ci sarà il definitivo annientamento della sovranità economica, politica del nostro Paese. Tutto ciò avverrà con il placet di tutte le forze politiche, prostituitesi al sistema oligarchico finanziario.
E’ la democrazia, bellezza!

 

Associazione Culturale “Nuove Sintesi”