TERAMO – Nel novembre 1936 per la prima volta su un giornale apparve il nome di un giovanissimo calciatore, di appena 15 anni, che avrebbe avuto poi una grande carriera, finendo addirittura al Grande Torino, sia pure giocando tra le riserve. Si chiamava Dino Lanciaprima.

Di lui si parlava in un articolo che era la breve cronaca di una partita di un torneo interstudentesco, tra la fortissima squadra del San Gioacchino e la Cadlolo II, formata da convittori e semiconvittori. Aveva vinto la prima per 3-1, primo tempo 2-0. Lanciaprima era citato come uno dei giocatori tre che si erano sollevati al di sopra del “tetro grigiore”. Gli altri erano il portiere F. Gregori, che aveva salvato con prodigioso coraggio parecchi insidiosi e difficili tiri, e il capitano Biondi, di cui si diceva che era stato efficacissimo nel lavoro di spola e valido aiuto della mediana. Venivano citati altri calciatori, definiti mediocri: il terzino Cavallucci, assolutamente nullo e inefficace, il mediocre Grondona, i discreti Giordano e Zappi, e degli altri si diceva che erano parsi indecisi, lenti e impreparati.
Di Lanciaprima si tornava a leggere su un secondo articolo, con la cronaca dell’incontro di ritorno tra la San Gioacchino e la Cadlolo II, finito 2-2, risultato maturato già nel primo tempo. La Cadlolo II era andata in svantaggio 0-2, con un autogoal e un goal subito su mischia, e aveva rimontato contro gli avversari, più anziani ed esperti, nel giro di pochissimi minuti. I giovani calciatori della Cadlolo II citati erano ancora il portiere F. Gregori. Che era stato determinante. Gli ottimi Grondona e Neri, in particolare il secondo, deciso e tempestivo, la rivelazione Lauria, mediano con i fiocchi, il mediocre Perseo, il discreto Giordano, il centravanti Zappi, A. Gregori, autore dei due goal della rimonta, gli attaccanti Zappi e Biondi, quest’ultimo ottimo mezzo sinistro. A loro veniva affiancato, con grandi lodi, il giovanissimo Lanciaprima, del quale si diceva che era piccolo, ma gagliardo, un motorino onnipresente al centro della mediana.
Questo è il particolare che ci sorprende, considerato che a Dino il successo deriverà dall’essere un’imprendibile ala destra, eccezionale per la sua velocità, che lo faceva eccellere anche nei cento metri piani, con tempi da record. Da ala destra, e grazie al suo proverbiale piede destro, capace di imbattibili tiri in porta calciati all’ungherese, di esterno a giro, Dino Lanciaprima sarà un punto di forza nel Teramo, in serie B nel Pescara e nel Foggia e poi nel Teramo una volta tornato nella sua città natale. Che ci faceva a 15 anni al centro della mediana, sia pure gagliardo, ma piccolo, e motorino onnipresente?

Domanda difficile, perché quello del 1936 era un altro calcio, di altri tempi, o forse è sempre accaduto che un calciatore comincia a giocare in un ruolo e diventa grande in un altro. Il pensiero non può non andare a quella autentica scuola calcio che furono in quella Teramo di allora i “Tigli”, dove nacquero tanti giovani calciatori e dove si disputarono quei tornei cittadini, interscolastici o interaziendali, in cui si affrontavano agguerrite formazioni miste di giovani ed anziani, sfidandosi a chi riuscisse a infilare più palloni in porta, che non era una porta, ma una linea ideale segnata tra due alberi che facevano da palo.