A Teramo e provincia non c’è assolutamente una casa per tutti. La situazione è sempre più critica. Basti pensare che anche la Corte Costituzionale inizia ad appellarsi al diritto alla casa, anche se non viene richiamato direttamente dalla Costituzione, lo aggancia all’articolo 2 sui diritti inviolabili dell’uomo. Centinaia di famiglie, potrebbero perdere la propria casa popolare di proprietà della Regione Abruzzo gestiti dalle Ater e Comuni, come conseguenza della legge regionale che di fatto nega l’alloggio ai nuclei familiari comprendenti una persona condannata per reati. La legge regionale del 2019, ha modificato la legge regionale n. 96, del 1996, norme per l’assegnazione e la gestione degli alloggi di Erp e per la determinazione dei relativi canoni di locazione. Non aver riportato l’intestatario della domanda e/o uno dei componenti del suo nucleo familiare, negli ultimi dieci anni, condanne penali passate in giudicato, per reati previsti dal codice penale. I condannati – inquilini Ater saranno chiamati a lasciare la propria abitazione. L’Ater Teramo gestisce su tutta la provincia, ad oggi oltre 2600 alloggi, ipotizzando, soprattutto nei quartieri più difficili, una buona parte degli inquilini Ater che un componente dello stesso nucleo sia stato condannato per reati penali, intere famiglie dovranno lasciare il proprio appartamento. Sbagliare è umano ma cacciare di casa l’intero nucleo è diabolico. Ci mancherebbe chi commette reati e sono condannati penalmente, invece di riabilitarli e rimetterli sulla buona strada vengono cacciati di casa. L’articolo 27 della Costituzione, riporta: la responsabilità penale è personale, non vedo di persona cosa centra il resto dei componenti il nucleo familiare. E’ assolutamente necessario tutelare tutte le cittadine ed i cittadini dei nostri quartieri, che in queste case sono nati, hanno abitato e costruito le proprie esistenze. Tale scelta, apre la strada ad una offensiva legalitaria che si può tramutare in esclusione e degrado sociale di famiglie perbene, solo perchè un componente la famiglia sfortunatamente si è ritrovato in uno dei tanti casi, come ad esempio una rissa. La pena che verrà data dal giudice è da sei mesi a sei anni se qualcuno dei partecipanti alla rissa riporta lesioni personali. Non si può punire l’intero nucleo familiare per un fatto commesso da un singolo. Qualsiasi tipo di responsabilità che l’ordinamento riconduce all’ambito penale deve essere riferito al soggetto che ha commesso il fatto. Il sottoscritto, fa appello al Presidente Marsilio, alla Sua Giunta e a tutto il Consiglio regionale di rivedere la legge, riconoscere legittimamente l’articolo 27 della Costituzione.

SEGRETARIO PROVINCIALE

ANTONIO DI BERARDO