Il Piano Scuola Estate 2021 accompagnerà le istituzioni scolastiche nell’organizzazione e gestione di iniziative per rinforzare e potenziare le competenze disciplinari e relazionali di studentesse e studenti per recuperare la socialità, almeno in parte perduta nel corso dell’emergenza sanitaria Covid 19, ed accompagnarli al nuovo anno scolastico 2021/22. Le attività potranno svolgersi in spazi aperti delle scuole e del territorio, teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, con il coinvolgimento del terzo settore, di educatori ed esperti esterni. L’adesione degli studenti, delle loro famiglie e dei docenti sarà su base volontaria e le iniziative delle Istituzioni scolastiche saranno declinate in ragione dello specifico contesto, stabilendo “relazioni di comunità” con le risorse del territorio e adottando per quanto possibile veri e propri “patti educativi per la formazione”.
Si strutturerà in tre fasi:
- GIUGNO 2021: rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali
- LUGLIO – AGOSTO 2021: rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e di socialità
- SETTEMBRE 2021: introduzione al nuovo anno scolastico
Tutto molto bello se non fosse che il Ministro, e la struttura che lo supporta, forse non si rende conto, o fa finta di non rendersi conto, della situazione degli edifici scolastici italiani. Secondo il Rapporto sull’Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli, pubblicato nel 2020 da Editori Laterza, sono 39.079 gli edifici scolastici attivi e sono frequentati quotidianamente da circa 8 milioni di studenti, un milione di docenti e oltre 200.000 amministrativi, tecnici e ausiliari (ATA).
In Italia la maggior parte degli edifici scolastici è stata realizzata dal 1958 al 1983 con oltre 800 edifici costruiti all’anno e due edifici su tre sono stati costruiti prima del 1976. Per il 59% degli edifici (quasi 23.000) si conosce con precisione l’anno di costruzione, per il 37% (14.600) è invece nota solo l’epoca storica, rimane un 4% circa di edifici scolastici presenti nell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (AES) del Miur per i quali, tuttavia, non si dispone di alcuna informazione circa l’origine, in numeri assoluti si tratta di circa 1.500 edifici “senza età”.
Sempre secondo il Rapporto che ha elaborato i dati AES, sono 3.110 gli edifici con problemi strutturali come a esempio la compromissione delle strutture portanti verticali, dei solai o delle coperture. Edifici vecchi, quindi, spesso con problemi strutturali, mancanti delle necessarie certificazioni e quasi sempre non adeguati alle nuove esigenze didattiche, in quanto nati e pensati per la tradizionale lezione trasmissiva, con una divisione rigida fra aula come unico luogo dell’insegnamento e gli altri ambienti dell’edificio. Edifici privi di adeguata climatizzazione per i mesi estivi, spesso senza spazi esterni o ubicati in contesti urbani ormai inadeguati.
In questo contesto, in piena pandemia (perché, ricordiamo, l’emergenza non è finita), si propone di lasciare aperti “questi” edifici, d’estate, magari supportando la carenza di spazi con l’utilizzo di teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, tutti luoghi che necessitano, comunque, di essere adeguati alle esigenze didattica, anche, e soprattutto, in termini di sicurezza di studenti ed operatori. Il tutto a maggio, ad un mese dal termine delle lezioni e, quindi, dall’inizio di tali attività estive.
Ma l’italica fantasia, si sa, non ha limiti, e quindi già i dirigenti scolastici stanno chiedendo a docenti e famiglie la disponibilità ad essere parte, attiva o passiva, delle iniziative annunciate, ma ancora tutte da organizzare, facendo pure concorrenza ai tanti centri estivi che, faticosamente, iniziano a far ripartire le attività, auspicando sinergie con i territori ancora tutte da costruire ed organizzare, rafforzando, inoltre, il concetto di “scuola” come deposito dei figli, pur se abbellito da pretese pedagogiche tutte da verificare.
Di un piano nazionale straordinario che riveda, per ogni territorio, le reali esigenze scolastiche in termini di strutture, anche alla luce dei numeri e delle proiezioni della popolazione scolastica e alle necessità didattiche, realizzando scuole sicure, moderne, multifunzionali, aperte alle reali esigenze di studenti, famiglie, corpo docente e non docente e tessuto sociale interessato, naturalmente, non se ne parla.
L’estate sta arrivando; scuole aperte per tutti. E che la fortuna ci assista.
di Raffale Di Marcello