TERAMO – Inoltrata, ai Presidenti dei Consigli comunali della provincia di Teramo, la richiesta di audizione sul Disegno di Legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”. La richiesta è stata sottoscritta dal Prof. Carlo Di Marco Leone, in rappresentanza del Coordinamento per la Democrazia costituzionale, dall’Avv. Antonio Macera, Presidente dell’Associazione “Antonio Gramsci – Abruzzo”, dall’Avv. Francesco Antonini, in rappresentanza dell’ANPI provinciale, dal Dr. Giorgio Giannella, Presidente di ARCI provincia di Teramo, e dal Dr. Pancrazio Cordone, Segretario provinciale CGIL Teramo. Di seguito il testo integrale.
“Come è noto, il 2 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro Calderoli, ha approvato il disegno di legge che fissa le disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Il ddl pone fondamento sull’art. 116, comma 3, della Costituzione, che consente alle Regioni a statuto ordinario interessate, di stipulare, sulle ‘materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s)’, intese con lo Stato per l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia. Come risulta essere di particolare evidenza, si è di fronte ad un provvedimento che, da un lato, rischia di incidere in maniera significativa sugli equilibri istituzionali, economici e sociali complessivi del Paese; dall’altro lato, rischia di pregiudicare in modo irreversibile il regionalismo solidaristico, a cui tende il richiamato art. 116. Siamo di fronte a un progetto dagli esiti imprevedibili perché, oltre alla potestà legislativa per le materie di legislazione concorrente e per eventuali altre tre fra quelle di competenza esclusiva dello Stato, il ddl in esame prevede il trasferimento di risorse secondo il principio che le tasse debbano restare quasi totalmente nel territorio in cui sono pagate. L’effetto di un simile perverso meccanismo è che le Regioni che stipuleranno le intese (quelle economicamente più potenti) saranno notevolmente avvantaggiate, a scapito delle regioni economicamente più deboli, fra cui l’Abruzzo. Gli ulteriori effetti negativi saranno di sistema, giacché verranno incisi i principi di uniformità ed uguaglianza così come costituzionalmente previsti.
Il Parlamento, nell’iter procedimentale di definizione delle intese tra Stato e Regioni, assume un ruolo secondario, marginale, di mero ratificatore di intese raggiunte solo dagli esecutivi (Governo e Giunte regionali). Gli stessi livelli essenziali delle prestazioni, prese a parametro e garanzia del regionalismo solidaristico, nella riforma Calderoli assumono una vuota funzione formale. L’art. 7 del ddl, infatti, prevede che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia o la Regione possano (e non debbano) ‘disporre verifiche su specifici profili o settori di attività oggetto dell’intesa con riferimento alla garanzia del raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché il monitoraggio delle stesse e a tal fine ne concordano le modalità operative’. La verifica in ordine alla garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni è solo una facoltà riconosciuta al Governo o alla Regione, e non un imperativo cogente. In altri termini, i lddl Calderoli non prevede alcuna norma in forza della quale il mancato rispetto dei LEP determini la cessazione automatica dell’efficacia dell’intesa Stato/Regione.
La riforma Calderoli, dunque, si inserisce come elemento ostativo nel processo di costruzione pluralista dell’unità politica del Paese, con l’ulteriore pervicace effetto di acuire la distanza fra le Regioni italiane, in particolare fra quelle del nord e quelle del sud, ivi compresa, come si è detto, la nostra regione. La ricaduta in termini di compromissione della qualità di servizi e prestazioni a favore dei cittadini su materie come sanità, istruzione, trasporti, distribuzione dell’energia, impone che ci sia una diffusa ed approfondita consapevolezza in ordine ai contenuti ed agli effetti del ddl in argomento da parte di tutti gli amministratori locali e di tutte le comunità locali. Per queste ragioni le scriventi associazioni chiedono alla S.V. Ill.ma di essere audite in occasione del prossimo consiglio comunale. La circostanza sarà utile anche per sottoporre alla valutazione dei consiglieri un ordine del giorno, che in copia si allega alla presente richiesta, come strumento di discussione ed approfondimento del ddl sulla autonomia differenziata”.