TERAMO – Le Asl abruzzesi devono rapidamente presentare, se non l’hanno ancora fatto, i piani delle assunzioni per l’anno in corso e per il 2020. Occorre inoltre snellire le procedure concorsuali, soprattutto per ciò che riguarda la nomina dei componenti le commissioni, e aumentare le risorse per il personale. È la richiesta che rivolgiamo direttamente ai manager delle aziende locali e indirettamente al nuovo governo regionale, ricordando a tutti i rappresentanti coinvolti che da qui alla fine dell’anno, se i 4 miliardi di euro di spending review previsti nella finanziaria nazionale saranno confermati, c’è il forte rischio di un nuovo blocco delle assunzioni e del turnover.
Un rischio assolutamente da evitare dato che, come ormai è noto a tutti, la sanità pubblica vive in Abruzzo una situazione quasi paradossale, con vuoti di organico che potrebbero riflettersi negativamente sulla qualità delle prestazioni e sulla stessa salute dei cittadini. La programmazione del personale si fa sulla base di atti aziendali, in questi anni frutto di parti sempre molto laboriosi, e il rischio che stiamo correndo è quello di perdere tempo prezioso, con la conseguenza che molti giovani potrebbero, in assenza di concorsi, migrare verso regioni più organizzate e gli organici continuerebbero a impoverirsi a causa della scelta di molti colleghi di andare in pensione con quota 100. Occorre agire subito per evitare che in alcuni ospedali abruzzesi saltino interi reparti per mancanza di specialisti.
Anche la recente abolizione del tetto di spesa del 2004 potrebbe risultare penalizzante per le regioni del centro-sud poiché ora si fa riferimento alla spesa storica degli ultimi anni, ovvero di un periodo in cui molte regioni (come l’Abruzzo) erano ancora soggette al piano di rientro. Nel nostro caso, ad esempio, aumentare la capacità di spesa del 5% rispetto al 2018 non servirebbe in alcun modo a colmare il fabbisogno di medici.
Un’attenzione particolare, nel quadro generale, deve essere assicurata anche alla spesa corrente, ci riferiamo in particolare a eventuali sforamenti o pagamenti extrabudget in favore delle strutture private. Va bene lo svolgimento di attività complementari, ma non si può arrivare all’assurdo di concedere al privato ciò che non si concede al pubblico.