Eccolo. E’ tornato. E’ mancato. Ma ora è tornato. “Gallina. Gallina”. Inveisce contro il nemico fascista Fulgenzio Corona Batista. Dalla sua sierra maestra di Castillo alto con un trattore blindato punta diritto su Teramo, e non le manda a dire: “ Fascisti tienes que agradecerme. Si no estuviere que dirias?” Gianguido Castro il capo del diretorio che ha occupato la Moncada di via Mazzini prova a calmarlo, ma Lanfranco il “Che” è una furia. “Tienes que trabajar, estudiar, estas en consejo galinas, galinas”. Petto in fuori, l’ultimo guerrillero heroico cittadino, esclama a voce alta “Siempre podré sentir profundamente cualquier injusticia cometida contra cualquier persona, en cualquier parte del mundo. Es mi mejor cualidad ser un revolucionario.” E mentre lo dice Matteo Ginaldi si inginocchia adorante invocando il messia “està de vuelta está de vuelta. para pascua el “che” ha resuscidado”.
Dietro di lui, solo un passo, un altro noto rivoluzionario comunista, da sempre castrista, è Andrea Cienfuegos Core, con il pugno chiuso in alto, che lo guarda, lo ammira, tende la mano a sfiorarlo e si lascia andare ad una dichiarazione d’amore “ Dime compagnero como debo insultura el fascista Corona. Que palabras debo usar? ”. Poco più in la, in lacrime, disperata, la passionaria rubra Graziela Castro Cordòn che, avvolta con una bandiera cubana, grida “como puedes hacer esto comandante Lanfranco. A mi che soy la tuya rivoluciòn. Ya no me quieres mas, tu amas mas Sara. Come puede. Yo soy na freca più coccas. Yo soy la compagnera de le compagnere. A mi tambien me gustaria amar como tu”. Dietro di lui sorridono i fedelissimi di Gianguido Castro: Antonio De las festas il capitano compagnero che accompagna el grupo dei rebelde; il caporale Valdo Martì de la Cicogna con il compagnero fotografo sempre pronto a immortalare ogni gesto del nostro. Mancano i compagneros Maurizio de la Serna Verna e Albert Heminguay, il presidente artista con i suoi barbudos spelacchiados democraticos, quelli che “se stamo bene noi stamo bene tutti”. Lanciones si alza troppo presto per loro “i compagneros de la filosofias”Ai lati di Lanfranco Guevara el pueblo de la rivolucion, el pueblo exultantes che grida “Viva viva la Rivolucion. Eviva Lansìones, el nuovo comandante”. Eccoli in armi i più pericolosi. Mirko Bertinotti che guida un folto gruppo di anziani: sono 2. Uno è il capo da sempre, un certo Totò, che ha sempre parlato dei lavoratori: ma solo parlato. Al suo fianco, ma separato, capelli folti alla Alberto Radius , e baffoni alla Stalin, uno che parla alle folle con uno strano linguaggio, un misto tra mahori e giargianese. Che poi dagli torto ai lavoratori e alle masse se stanno ben lontani da costoro.
Ecco , il consiglio del popolo sta per iniziare. Appena appare il fascista Lucas Coronas Lanfranco el “Che” si toglie la scarpa per batterla sullo scranno e pronto a lanciarla “Galinas, Galinas” . E’ una furia. La compagnera ai residuos, ambiente e naturaleza, affascinata dal rude maschio compagno ma più sobria, meno esuberante, timidamente esclama “Compagnero te podrías poner el zapato… que huele mucho”
Ma in fondo alla sala che un giovane di passaggio. Certo è solo di passaggio. Non che questi accadimenti lo coinvolgano più di tanto. Dammi il vaccino. Fammi pagare meno tasse. Togli 200 euro alla fattura del Ruzzo, e poi fate pure quello che cazzo vi pare. E bello non è.
Però è pure vero che tante storie per uno scambio di idee, fosse pure di un paio di insulti è veramente tanto, tanto, tanto troppo esagerato. Uno scambio di idee ci sta, Anche rude, ci stà. Anzi meno male che ogni tanto ci sia un pò di sana verve . Siamo in un consiglio mica in chiesa. Si discute, si dibatte, ci si confronta, si litiga.
Che scè benedett Lanfranco Guevara con la sua passione, i suoi cambi d’umore, la sua sana rabbia, le sue incazzature, con quella durezza ” che non ci deve far perdere la tenerezza dei nostri cuori.“. Che scè benedett chi ci tiene a questa città, ci mette l’anima e ci perde tempo. Ci mette in cuore. E se gli scappa un vaffanculo ci sta, come se ci sta, ci sta tutto. Che scè benedett. Anzi vi ci mando pure io, voi senza anima, tutta cravatta e distintivo, tutto interesse e mani in tasca, voi inutili, voi servi e leccaculo, voi eleganti, voi forbiti, voi saputi, voi che mi state proprio sul cazzo. E sempreviva chi ci mette il cuore.
Per amministrare una città occorrono idee, slanci, disponibilità. Per fare opposizione anche di più.
A mio avviso il Sindaco è in difficoltà. E’ il Sindaco di tutti e occorre che tutti diano una mano.
Alla città occorre una nuova linea di partenza perché quello fatto fino ad ora è troppo poco. Non piace se lo scrivo ? Pazienza me ne farò una ragione. Il tempo non è molto. Occorre una amministrazione, che valorizzi e renda protagoniste le tante persone con una storia e una rappresentatività, in grado di fare qualcosa per Teramo.
Teramo viene prima dei piccoli e insignificanti interessa di bottega o personali. In tempi di crisi montante occorre, subito, una alleanza . Lanfranco Lancione serve, è utile per questo. Sono certo che ancora una volta si metterà a disposizione della sua città. Che è anche mia. Teramo.
Leo Nodari