E’ quanto ci auguriamo tutti: GUARIRE. Guarire dal virus, dalle paure e dai problemi che la malattia porta, dall’isteria collettiva che porta alcuni a gridare all’untore, a guardare con sospetto il vicino, il parente, l’amico di ieri. All’imbecillità di altri che mettono a rischio la propria e l’altrui salute girando tranquillamente per motivi futili.
GUARIRE. Guarire dal virus, si, ma anche dai nostri egoismi, dai comportamenti sbagliati, dalla fretta, dall’ignoranza, dall’egoismo, dalla corsa all’autodistruzione che la nostra società sembra non voler arrestare.
GUARIRE.
E’ il titolo di una poesia, attribuita ad una scrittrice irlandese di fine ‘800, Kathleen O’Meara.
Sembra scritta ieri; leggiamola. Le parole non guariscono dal virus, ma curano l’anima.
GUARIRE.
E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.
(Kathleen O’Meara)