Mentre la vita normale viene cancellata dei genitori allestiscono dei giochi in un parco.  Ci sono i passeggini, decine di passeggini, vuoti, oggi su una piazza di Leopoli. Messi lì ad aspettare i bimbi che da 1 anno provano in ogni modo a fuggire dalla guerra. C’è la donna che si affaccia al balcone di casa sua, un balcone superstite di un palazzo sfrangiato dalle bombe, per stendere i panni, come se quel gesto potesse essere normale mentre la vita normale viene cancellata. E ci sono tante altre immagini di questa guerra nel cuore dell’Europa che, ogni giorno, che da 1 anno arrivano dall’Ucraina messa a ferro e fuoco dalle truppe di Putin. Ognuna di queste immagini che i cronisti di guerra ci sbattono in faccia implacabili  ha in sé il potenziale (tragico) dell’iconicità e la forza del racconto che svela, in uno scatto solo, il dolore, la rabbia, la morte, la vita che lotta per stare a galla, la fame, la disperazione, l’amore che sopravvive nonostante tutto, le lacrime, la solidarietà, la pietà che non è morta. La guerra, insomma. Una guerra a cui bisogna reagire e dire basta, con le preghiere e con la nostra pressione civile. Da indignati per tanto orrore. Perché quando la ragione sembra tacere del tutto, bisogna cercare le parole per tenerla desta. A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, scatenata dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, il conflitto prosegue e non si vedono segnali di una possibile pace. Sono però già evidenti le conseguenze, sia dal punto di vista umanitario, con un pesante bilancio di perdita di vite umane e l’emergenza associata al gran numero di persone in stato di assedio o sfollate, sia da quello economico e politico, con shock economici e finanziari di notevole entità, soprattutto nei mercati delle materie prime.
Come ho scritto tante volte la guerra è la conseguenza della volontà statunitense di creare un bastione militare occidentale alla frontiera russa, integrando l’Ucraina nella NATO: una strategia che la Federazione russa ha dichiarato assolutamente inaccettabile sin dal Summit NATO di Bucarest 2008 in cui venne annunciata l’intenzione di integrare nell’Alleanza Atlantica Georgia e Ucraina sebbene de facto e non de jure. Il 2021 vede una significativa accelerazione del processo di integrazione de facto dell’Ucraina nella NATO: importanti forniture di armamenti, grandi esercitazioni militari in comune, per integrare l’Ucraina nella NATO anche de jure. Se il Magnifico insegnava che non ci può essere certezza del domani, dopo 1 anno di previsioni spesso smentite e travolte dagli eventi chi può onestamente mettere la mano sul fuoco che l’Occidente non sarà costretto presto a un ulteriore coinvolgimento nella guerra fra Russia e Ucraina? Con il  si all’invio dei carri armati  più avanzati tra quelli impiegabili in battaglia, l’Occidente ha di fatto superato, seppur con riluttanza, una linea rossa che aveva tracciato mesi fa, quando il discorso era esteso tanto agli aerei da guerra quanto ai mezzi corazzati. Ciò che stupisce è l’incapacità della politica europea di mobilitarsi per il cessate il fuoco. Detto che, dal mio punto di vista, la guerra andrebbe abolita a prescindere, è evidente che, ogni giorno che passa, diventa più difficile costruire un’alternativa: quando si diffondono odio e rancore tra le persone, poi, invertire la rotta è complicato e i percorsi di riconciliazione durano decenni, come dimostrano i faticosi percorsi in atto nella ex Jugoslavia. Lo diceva David Sassoli: l’Europa non è un incidente della storia, poiché è nata sulle ceneri di una guerra per darsi un orizzonte di pace”. Ecco, noi dobbiamo lavorare, tanto più in questa fase storica, all’obiettivo della pace integrale: non solo la tregua, ma anche le condizioni giuste per ritrovare fraternità e giustizia.

La maggioranza degli italiani è stanca della retorica bellicista e chiede la pace. Oggi siamo in una strada senza via d’uscita: mesi e mesi di bombardamenti non hanno portato a nulla. Né alla Russia, né all’Ucraina, nè alla Nato. Il conflitto semmai ha fatto tornare l’orologio della storia in una situazione peggiore rispetto all’epoca della della “guerra fredda”. La pace riguarda tutti e quel che è successo dal 24 febbraio 2022 ha portato soltanto a un ulteriore irrigidimento delle relazioni internazionali. Gli scenari geopolitici stanno diventando sempre più complicati, mentre prevalgono rigidità e chiusure. In questo senso, la profezia di Papa Francesco sulla “terza guerra mondiale a pezzi” è diventata ancora di più una realtà sotto gli occhi di tutti. Per questo serve uno scatto in più, che non è la corsa al riarmo decisa ad esempio da Germania e Polonia e avallata anche dal nostro Paese. Davvero l’Europa può parlare con la voce di Stoltenberg, numero uno della Nato? Non si può considerare marginale il popolo della pace o disegnarlo come un complice del Cremlino: è un grave errore. E non si può nemmeno parlare di “vittoria finale”, perché con la guerra perdono tutti. I cattolici hanno messo in dialogo mondi e sensibilità diverse, evitando il prevalere di toni duri che a volte affiorano. Questa sintonia con il mondo laico è stata davvero positiva e ha reso ancora più unito il popolo della pace. C’è bisogno di profezia e noi, a partire dalla marcia straordinaria Perugia-Assisi del 23-24 febbraio, vogliamo continuare a gridare nella notte contro tutte le guerre.