TERAMO – L’ ennesimo episodio di violenza ,registrato in quello di Teramo, riaccende i riflettori sulla situazione degli Istituti penitenziari italiani, la cui gestione deve essere rivista. Solo nel dicembre del 2022, l’UE ha stigmatizzato, per quanto riguarda l’Italia, l’uso delle misure cautelari in carcere come normalità, evidenziando come quest’ultima debba essere considerata, al contrario, “misura da ultima istanza”. Per quanto riguarda i dati dell’UE, relativi alle condizioni dei detenuti, il nostro Paese si colloca tra gli ultimi posti, con quasi il 31% della popolazione carceraria che si trova ancora sotto processo. Una circostanza alla quale corrisponde l’ insanabile sovraffollamento dei Carceri. L’Istituto penitenziario di Teramo, che con i suoi 400 detenuti- a fronte di una capienza di 250-risulta essere uno dei più affollati d’Abruzzo e d’Italia , sconta anche il prezzo del sottodimensionamento dell’organico degli operatori, con l’ovvia conseguenza che viene, inevitabilmente meno, la funzione principale del sistema carcerario:quella della rieducazione. Nel carcere di Teramo, i detenuti vivono una doppia condanna: quella che devono scontare per i reati che hanno commesso, o che presumibilmente hanno commesso, visto il numero di detenuti che stanno ancora affrontando il processo e quella dell’affollamento delle celle. E’, pertanto, una situazione esplosiva che mette a repentaglio non solo i detenuti, ma anche la polizia penitenziaria, che nonostante abbia lanciato, a più riprese, il grido di allarme, si ritrova da sola a farvi fronte. Non parlo solo di violenze tra detenuti, ma anche dei suicidi e i tentati suicidi che si verificano con frequenza. Eppure, il Ministro Nordio, in una delle sue prime uscite nel mese di ottobre 2022, ha dichiarato che le carceri sono una priorità: ad oggi, invece la situazione continua a peggiorare, e nell’istituto penitenziario di Teramo la situazione diventa ogni giorno più critica sia per la popolazione carceraria che per gli stessi operatori, che lavorano ben al di sotto della soglia minima di sicurezza. In fin dei conti, per evitare il sovraffollamento basterebbe seguire le “raccomandazioni sui diritti procedurali di indagati e imputati” della Commissione europea. Basterebbe l’uso delle misure cautelari in carcere come estrema ratio e far scontare le pene alternative come processi virtuosi per la rieducazione. Dobbiamo unirci tutti all’appello del Sappe di Teramo: non possiamo permettere che nella Città di Marco Pannella, ci sia il Carcere più in crisi di Italia.
Ilaria De Sanctis – assessore al sociale del Comune di Teramo