Il passaggio alla Lega del sindaco di Giulianova ci racconta una serie di cose.
Il civismo come categoria politica neutrale non esiste. Chiunque si circondi di liste civiche per comprovare la propria distanza dalla politica, nell’assunto che la politica sia brutta, cattiva, incapace, e quindi da evitare e dileggiare, mette in atto un’operazione ipocrita e fraudolenta. Un’operazione che ha come obiettivo primario quello di ingannare i cittadini. Il civismo, dunque, è fraudolento in sé, è un inganno, un imbroglio. Per questo, paradossalmente, a Costantini dobbiamo essere grati, perché appunto ha, con la scelta di formalizzare il suo ingresso nel partito nazionalista e razzista della Lega, disvelato l’inganno iniziale.
Costantini, tuttavia, pur mascherato da civico, ha reso immediatamente evidente il suo talento leghista: in primis con l’istituzione del Daspo Urbano, poi, durante il lockdown si rivolgeva ai giuliesi con piglio decisionista ed indosso la felpa della Protezione civile. Ha affidato la città alla Santa Vergine Maria, pur non arrivando a sventolare il rosario. Oggi, rivolgendosi a chi legittimamente manifesta opinioni critiche rispetto alla decisione assunta, distribuisce insulti con peloso sarcasmo, utilizzando l’armamentario lessicale tipico del leghista doc, “bacioni”, “la vita è bella”, “chi critica è animato solo dall’odio”. La definitiva trasformazione nel simulacro del capitano ci sarà quando il nostro si cimenterà con disinvoltura nella declamazione di elenchi. Ma avverrà anche questo!
Il punto di fondo, tuttavia, dell’adesione alla Lega da parte dell’universitario della strada, è il vomitevole inganno consumato ai danni degli elettori e della città. L’elezione diretta del sindaco prevede che fra elettori e candidato sindaco si stabilisca un rapporto diretto, non mediato. Un rapporto che si perfeziona con la proposta del programma di governo e l’adesione alla medesima proposta dei cittadini espressa con il voto. Questo patto è stato unilateralmente violato, vilipeso, rotto dal sindaco.
Perché lo ha fatto? Per una illuminazione postuma sulla via di Salvini? Se così fosse, in aderenza al vincolo “contrattuale” che aveva stretto con gli elettori, dovrebbe dimettersi, senza indugio. La sua adesione alla Lega avrebbe, così, l’alto valore di una scelta ideale.
Il sindaco, tuttavia, non si dimetterà. Non lo farà perché l’ingresso nella Lega non è ispirata da ragioni valoriali ma più volgarmente da ambizioni personali. La Lega, un banale strumento per perseguire un disegno tutto misurato sulle proprie aspettative di carriera. La politica, che dovrebbe essere altissima funzione po-sta al servizio della comunità di cittadini e condotta sulle coordinate ideali della cultura politica di riferimento, ridotta a terreno maleodorante del carrierismo più deteriore.
Una scelta, peraltro, che ha le caratteristiche del boomerang, se si considerano i meccanismi di elezione del Consiglio regionale e del Parlamento nazionale.
Un’ultima considerazione è bene farla sul centro sinistra e sulla sinistra. Il fallimento di fronte al bisogno di una intera comunità di cittadini di essere rappresentata unitariamente con competenza, capacità di ascolto, lungimiranza, oggi si concretizza nella vergogna di avere un sindaco leghista, nell’umiliazione di assiste-re alla trasformazione della massima istituzione rappresentativa locale ridotta ad una cloaca nella quale si consumano le miserabili aspirazioni personali di chi ha tradito la città.
È dalla comprensione delle ragioni di fondo di questo fallimento che bisogna ripartire. Dalla necessità di ritrovare il senso di una sintonia profonda con la città, con i cittadini, ad iniziare dai più deboli. Affrontare i problemi irrisolti e provare a trovare con coerenza e competenza le soluzioni più efficaci, dentro la cornice di valori e principi che da sempre orientano l’azione della sinistra e del centro sinistra, è il compito, cogente e non più rinviabile che ci attende.
Dino Macera
Partito Comunista Italiano