TERAMO – Chiuso il Delfico il re è nudo. È nudo il Sindaco e il Presidente di Provincia. E’ nudo chi non ha fatto, ma solo parlato, chi non ha costruito, ma solo ipotizzato. A rimetterci i ragazzi, i bambini, i cittadini, i commercianti, la città.
Sulla questione Delfico possiamo chiederci solo una cosa ad oggi, ovvero come mai la Provincia non abbia chiesto IMMEDIATAMENTE ai tecnici esterni LC3 per l’edifico e approfondimento sulla situazione inerente l’idoneità statica, con tutte le prove annesse. Ma lo chiederemo, senza dubbio.
Chiuso il Delfico la verità è che abbiamo scoperto i nervi della città e fa male.
Ha fatto male al Pascal Forti, che richiedeva da anni di essere “sistemato”, avendo carenze varie tra cui perdite di acqua, bagni da rifare, spogliatoi quasi impraticabili e che ha trovato respiro solo ora, per quanto i lavori siano stati di adeguamento di spazi e non certo di adeguamenti sismici.
Trovano respiro due scuole comunali tra le peggiori dal punto di vista di indice di vulnerabilità sismica. SOLO lavori di adeguamenti di spazi. Alla San Berardo era stato liberato un piano per la sicurezza degli studenti e di chi ci lavorava e oggi marcia a pieno regime senza alcun lavoro strutturale.
La De Jacobis è stata addirittura palcoscenico di una FALSA informazione per calmare i genitori che trasferivano dal Delfico i propri figli, con un indice di vulnerabilità altissimo rispetto al reale (0.08) contro lo 0,6 preso da un documento che aveva disconosciuto e bocciato il Comune stesso. Vergognoso.
Si rientrerà al Delfico? Non si sa, la NASA e gli oggetti non identificati di questi giorni hanno meno mistero di questa faccenda che, in realtà, riguarda l’intera realtà.
E se non si rientrasse?
La Provincia preme, NON avendo altri spazi, per riprendersi la scuola “prestata” al Comune per ospitare la Falcone Borsellino. Il Comune risponde, non avendo fatto NULLA, per spendere soldi su una scuola che avrebbe bisogno di più di 8 milioni per essere totalmente riadeguata, (ma che non rientra nel miracolo dell’ordinanza 31) e che ora si accontenta di 2 milioni, perché 0,10 va bene, per cui adeguiamo gli spazi, imbianchiamo e siamo tutti felici.
Per cui a conti fatti, abbiamo spostato ragazzi da una struttura che a tutt’oggi non ha ancora un motivo comprensibile alla cittadinanza per essere chiusa, per spostarli in scuole che erano da abbattere e ricostruire, a ciò si dà una mano di vernice, si canta qualche canzoncina, si riempie come un contenitore e si fanno i selfie di apertura.
E se nel liceo Pascal Forti la situazione sembri più stabile, ricordiamo che di adeguamento sismico non si parla nemmeno qui, ricordiamo che per quanto ci si impegni, e lo si fa tanto, mancano spazi idonei per i licei con indirizzo specifico, come il musicale, il coreutico o l’europeo. Ricordiamo che i ragazzi vanno avanti e indietro per il centro per sopperire a tali mancanze, che la mensa non è la stessa del Convitto, ricordiamo i tempi morti tra una lezione e l’altra, perché distanti dal centro (meta che avevano scelto appositamente). Vediamo l’impegno costante della preside e del corpo docente che si adopera per ascoltare e andare incontro alle richieste di studenti e genitori.
Il Presidente di Provincia, invece, latita da una non risposta ad un’altra. Siamo in attesa del 20 dicembre e del tribunale di Teramo che si esprimerà in una risposta certamente più concreta di quante ne abbiamo avuto sino ad ora.
E le altre scuole?
San Berardo, De Jacobis, Fornaci Cona: scuole da adeguare sismicamente, che sono state imbiancate. Bambini con problemi di mensa, di trasporto, di mancanza di spazi condivisi. Divisi dagli altri bambini già “occupanti” dell’edificio, alla faccia della interazione, che poteva essere l’unica cosa buona proveniente da questo disastro.
In queste scuole ci sono i vostri figli, i nipoti, i figli degli amici, i figli di questa città e questo silenzio assordante di chi non vuole esprimersi, sta solo concedendo a questa città di continuare a giocare a risiko con la sicurezza di questi bambini.
Fornaci Cona non può essere solo dipinta e pulita, così come la San Berardo e la De Jacobis, con un indice decisamente preoccupante non dovrebbero essere messe a pieno carico. Lo dissero anni fa gli stessi ingegneri che chiusero il piano superiore della San Berardo; alla De Jacobis non c’era scritto la stessa stringa, ma il destino fu identico. E chi ci va da sempre sa bene che al piano superiore poteva accedere, con cautela, una sola classe alla volta.
La città dovrebbe svegliarsi. Dovrebbe farlo ogni studente, ogni genitore, dovrebbe scendere in piazza l’intera città per far capire che siamo stanchi di questo lassismo, perché la sicurezza non può essere una speranza, ma un diritto che questa politica ci DEVE! – Comiato Scuole Sicure –