ROMA, 18 DIC – “Banca d’Italia? Non ci sono santuari intoccabili, ognuno deve farsi carico delle proprie responsabilità. Chi ha sbagliato deve rispondere degli errori“. Per la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova (Iv), intervistata dalla Stampa, occorre “mettere il Paese nella condizione di sapere se tutto è stato fatto come si doveva fare“. “A Gualtieri chiedo come si fa a chiamare banca di investimento una banca retail con centinaia di sportelli. Questa misura è un salvataggio. Chiamiamolo col suo nome senza ipocrisie“, dichiara Bellanova. “Per noi la priorità devono essere i risparmiatori e i lavoratori, non chi ha sbagliato. Se la presentiamo ipocritamente come banca di investimento del Sud, rischiamo di dare copertura a chi in questi anni ha determinato quella situazione di sfascio“. Bellanova dice no all’ipotesi che Elio Lannutti presieda la commissione d’inchiesta sulle banche: “È un antisemita e non mi pare nemmeno un esperto della materia: ha lanciato proclami, ma non ha ricevuto dei giudizi di conforto alle sue teorie. Noi non lo voteremo. Ci vuole una figura più cristallina“. Sul premier Giuseppe Conte, “se vuole arrivare a fine corsa, non deve privilegiare una parte. Sul decreto sulla Pop Bari si è tollerata l’ipocrisia grillina di non volerlo definire un salvataggio“, afferma Bellanova. Quanto alla verifica di governo, “va garantita prima pari dignità a tutte le forze di maggioranza, anche le minori. Quindi, se questa verifica si fa sulla base di cosa dobbiamo fare, bene; se ci porta in discussioni incomprensibili, allora no. Vanno individuate priorità e su quelle va costruita un’intesa. Se si ha l’approccio muscolare di chi pesa di più – avverte – si può avere la forza dei numeri, ma non si va lontano” – ANSA, 9:02 –
ROMA, 18 DIC – “Noi siamo stati chiari fin dall’inizio: Lannutti per noi è invotabile, e non per il conflitto di interessi con suo figlio, ma per le frasi vergognose dette sugli ebrei. Chi porta avanti pregiudizi squallidi antisemiti non avrà mai il nostro voto. Mi chiedo come i 5Stelle possano continuare a sostenere questa candidatura“. A dirlo è Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera di Italia Viva, in un’intervista a Repubblica. Parlando del salvataggio della Popolare di Bari, “quando sta per saltare una banca, è giusto intervenire. Certo, si può discutere di tutto: il merito del provvedimento, la tempistica, il ruolo della Vigilanza, la mancata trasformazione in spa, i tanti denari necessari. Ma salvare una banca significa salvare le famiglie dei risparmiatori e dei lavoratori“, rileva Boschi. “I grillini dovrebbero avere un po’ d’onestà intellettuale“. Sul salvataggio, precisa, Italia Viva non ha cercato rivincite: “Abbiamo solo preteso – e ottenuto – che prima di mettere 900 milioni di euro dei cittadini italiani per salvare una banca, fosse almeno chiaro che tipo di intervento si andava a fare“. Sul caso di Banca Etruria, “la mia famiglia ha pagato un prezzo altissimo e ingiusto. Mio padre è stato massacrato mediaticamente e ha subito vari procedimenti: la sua posizione è stata archiviata su tutto sino ad ora. Resta un procedimento ancora in piedi e la Procura ha chiesto l’archiviazione anche per quello“, evidenzia Boschi. “L’Antitrust stessa ha escluso che sussistesse un mio conflitto di interessi. Banca Etruria è stata il grande alibi per una vergognosa campagna di sciacallaggio“. In merito alla riforma della giustizia, e alla prescrizione, “entra in vigore una legge vergognosa, votata da 5Stelle e Lega. Una legge che fa a pezzi lo Stato di diritto“, ribadisce Boschi. “Pd e Italia Viva condividono la necessità di cambiare la legge. Se i 5S vogliono cambiarla, meglio. Altrimenti voteremo la proposta dell’ottimo Enrico Costa, che non fa altro che tornare indietro alla riforma che abbiamo votato nella scorsa legislatura” – ANSA, 9:05 –
ROMA, 18 DIC – La riforma delle banche popolari del 2015 è “un provvedimento che si attendeva da almeno vent’anni, e che si proponeva di adeguare gli istituti di credito italiani al mercato nuovo, italiano ed europeo, in grande mutamento. Spero che chi all’epoca era critico, un po’ per malafede e un po’ per
ignoranza, tragga una lezione da questa vicenda“. Lo dice l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Foglio, spiegando che le banche si proteggono promuovendo le aggregazioni, non ostacolandole. “Oltre alla riforma delle popolari, facemmo anche quella sulle Bcc, agevolando le aggregazioni delle piccole banche sul modello francese“, ricorda Padoan. “Ciò servì a consentire economie di scala senza però mettere a rischio la relazione delle banche coi loro territori. Tema, questo, intorno al quale però troppo spesso si allestisce una narrazione romantica“. L’ex ministro difende Bankitalia: “Nessuno dica che la Vigilanza ha dormito, perché Banca d’Italia portò alla luce alcune criticità nella Popolare di Bari sin da prima dell’entrata in vigore di quel nostro decreto” – ANSA, 10:03 –
ROMA, 18 DIC – “Evidentemente c’è una difficoltà degli organi di vigilanza a rispettare fino in fondo il loro compito di vigilanza“. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, parlando a Radio Cusano della Popolare di Bari. “E’ stato importante intervenire per tempo, per dare prospettive di salvataggio all’istituto, non perché bisogna salvare la banca ma le persone che hanno i soldi lì dentro. Però – ha proseguito – va fatto un miglioramento molto serio sugli istituti di vigilanza perché è oggettivamente inaccettabile che continui l’andazzo degli ultimi 10 anni” (ANSA, 10:07) – “Non è possibile che ciclicamente si presentino casi di istituti di credito in grosse difficoltà, legati ad una gestione di erogazione del credito evidentemente poco oculata e poco accorta, spesso con una interferenza della politica che cerca di fare pressione perché le banche prestino i soldi agli amici degli amici“. “Questa è una situazione ben nota nel nostro Paese, ma che non può continuare in questo modo perché poi a farne le spese sono i cittadini“, ha detto ancora Patuanelli – ANSA, 10:30 –
ROMA, 18 DIC – “Deve finire con rigore e chiarezza. La banca va rafforzata ed è evidente che chi ha sbagliato pagherà. Ma non si fanno processi sommari in piazza. I processi li fa la magistratura“. Così Francesco Boccia, parlamentare del Partito Democratico e ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, ad Agorà Rai Tre, alla domanda su come vada a finire la vicenda della Banca Popolare di Bari (ANSA, 10:31) – Aggiunge che “…Il presidente della Commissione di inchiesta bicamerale di inchiesta deve essere un arbitro… Se entra dentro con un pregiudizio non è più un arbitro e diventa un giocatore” – ANSA, 10:58 –
MILANO, 18 DIC – “La Vigilanza non può fare miracoli: può intervenire se una banca è malgestita, ma se i debitori non rimborsano” i crediti dell’istituto “la Vigilanza non può fare nulla“. Lo afferma il presidente di Intesa SanPaolo, Gian Maria Gros-Pietro rispondendo a una domanda sull’ipotesi che la Vigilanza abbia commesso errori sulla Popolare di Bari. “Non si deve pensare che la Vigilanza possa intervenire se una banca va male“, aggiunge Gros-Pietro a margine dell’esecutivo dell’Abi a Milano (ANSA, 10:39) – “Il Fondo interbancario ha i suoi organi e saranno essi a decidere“. Più in generale sulla banca pugliese “c’è il commissario, c’è il regolatore, il governo se ne sta occupando: la cosa è in mano a chi ha i poteri e doveri di occuparsene“, aggiunge Gros-Pietro a margine dell’esecutivo dell’Abi a Milano – ANSA, 10:41 –
MILANO, 18 DIC – Il collegio della Consob si è riunito ieri e tornerà a riunirsi in settimana per valutare se chiedere alla Popolare di Bari, ora commissariata, una comunicazione sull’effettivo stato dei conti e di salute della banca. Tale comunicazione urgente ai mercati era era stata sollecitata agli ex vertici senza successo due settimane fa. E’ quanto scrive Il Sole 24 Ore in edicola stamane ricordando che la questione è seguita anche dalla Procura di Bari alla quale la settimana passata la Consob aveva inviato una segnalazione per rendere nota la resistenza dell’ex vertice dell’istituto a fornire informazioni. Un’altra vicenda che riguarda la Commissione e con la quale i commissari dovranno fare i conti – scrive sempre il Sole – riguarda le sanzioni per 2,6 milioni, comminate a ottobre 2018 a oltre 20 dirigenti della banca (fra cui l’ad uscente Vincenzo De Bustis) sugli aumenti di capitale del 2014 e del 2015, impugnati davanti al Tar – ANSA, 11:01 –
ROMA, 18 DIC – “Crisi bancarie ce ne sono sempre state, nella storia del nostro e di altri paesi. Nel settembre del 2004 ero fuori dal governo perché avevo detto qualcosa che non andava bene sulla Banca d’Italia. Il giorno dell’inaugurazione della Fiera del Levante scrissi un articolo intitolato ‘La banca che il Sud non ha’: era evidente che il sistema bancario del Sud non stava in piedi ed era necessario fare qualcosa per creare una grande banca del Sud. Io volevo fare la Banca del Sud come prevenzione, era in tempo; adesso la vogliono fare retroattiva, come espediente di propaganda politica. La soluzione ex post non è seria, è una cosa estremamente sbagliata“. Lo afferma Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi in un’intervista a Circo Massimo su radio Capital. “Va aggiunto – prosegue – che enormi problemi li ha creati anche l’Europa, perché ha accentrato la vigilanza, che era uno strumento per gestire le situazioni di crisi. Non è il caso di Bari, ma la gestione delle crisi e del risparmio fatta dalla BCE è stata oggettivamente molto discutibile, non tanto in Germania o altrove quanto in Italia. La crisi che c’è adesso sarà molto più grave”, continua, “coi tassi zero, una delle ultime invenzioni europee. I tassi zero portano il sistema bancario a un’inevitabile crisi, sono uno degli enormi problemi che arriveranno, non solo al Sud o in Italia ma anche altrove. È una bomba a orologeria” – ANSA, 11:26 –
BARI, 18 DIC – Hanno percorso in corteo Corso Cavour a Bari, da una delle filiali della Banca Popolare di Bari, sino alla sede centrale, circa cento azionisti e risparmiatori dell’istituto di credito barese, commissariato nei giorni scorsi, che si ritengono truffati e che per questo stanno protestando. “Ladri, ridateci i nostri soldi” urlano davanti all’ingresso della sede centrale, al termine del corteo, chiedendo ai commissari di essere ricevuti in delegazione. Passando davanti alla Banca d’Italia, hanno chiesto attraverso un megafono “dove erano gli organi di vigilanza, che faceva Bankitalia quando si acquisiva Tercas che era una banca colabrodo?” – ANSA, 11:43 –
ROMA, 18 DIC – “Il 13 dicembre, prima dell’intervento del governo a tutela dei correntisti e dei risparmiatori di Banca Popolare di Bari, è intervenuta Banca d’Italia commissariando gli organi di amministrazione e di controllo dell’istituto. Tutto a posto? Per nulla. Il commissariamento era un atto doveroso, ed è stato proprio il MoVimento a chiarire che i vertici di una banca vicina al fallimento dovevano andarsene, ma altrettanto importanti sono i nomi dei commissari chiamati a gestire Banca Popolare di Bari in questa fase particolarmente delicata. E almeno uno di quei due nomi è molto discutibile. Si tratta di Antonio Blandini, lo stesso che nel 2012 era stato indicato da Banca d’Italia come membro del comitato di sorveglianza nel commissariamento di Tercas. Si tratta di una nomina che va contro il più minimo decoro e buon senso politico“. E’ quanto si legge in un post sul blog M5s. “Perché scegliere proprio Blandini? – prosegue il post – come potrà garantire quella indipendenza di giudizio sull’operazione Tercas che oggi è strettamente necessaria? Già, perché Tercas non è una banca qualsiasi, se è vero che nel 2014 Banca Popolare di Bari la acquistò per salvarla dalle pessime acque in cui navigava e fu proprio da quella operazione sconsiderata che l’istituto pugliese si condannò al declino definitivo. Banca Popolare di Bari ha subito diverse ispezioni dal 2010 ad oggi e le difficoltà erano note, così come era nota a Banca d’Italia la cattiva gestione da parte dei vertici dell’istituto. E allora perché la stessa Banca d’Italia diede il via libera, nel giugno 2014, all’operazione Tercas? Le date sono importanti: il 23 ottobre 2013 Popolare di Bari, quando ancora doveva ricevere l’esito di un’altra ispezione di Banca d’Italia – si prosegue nel post del blog M5s-, rese pubblica attraverso una lettera l’intenzione di contribuire al salvataggio di Tercas. L’ispezione, poi, si sarebbe conclusa con un esito parzialmente sfavorevole, testimonianza del fatto che i problemi di Bari non erano ancora risolti, eppure Banca d’Italia non solo consentì l’operazione Tercas, ma la favorì sbloccando il divieto per la Popolare di Bari di espandersi, un divieto in essere dal 2010″. “L’operazione Tercas – si legge ancora – fu la mazzata definitiva sulla salute già precaria della principale banca del Sud Italia, che si caricò sul groppone centinaia di milioni di crediti deteriorati e in sofferenza dopo aver sborsato oltre 600 milioni di euro tra nuovo capitale e un prestito all’istituto di Teramo. Questa storia non può essere risolta nominando commissario della Popolare di Bari proprio colui che rivestì un ruolo decisivo nella gestione del dossier Tercas” – ANSA, 12:04 –
MILANO, 18 DIC – “Oggi non parliamo della Popolare di Bari“. Così il Presidente del Fondo Interbancario di tutela dei risparmi (Fitd) Salvatore Maccarone prima dell’inizio del comitato di gestione a Milano. Nella riunione di oggi si discuterà degli adempimenti di fine anno con i budget e piani di accumulo. Lo stesso Maccarone ha poi evidenziato che “prosegue il lavoro” sul dossier della Popolare di Bari. Il tema sarà al centro della riunione del consiglio del Fitd fissata per venerdì – ANSA, 12:18 –
BARI, 18 DIC – “I commissari hanno iniziato oggi a lavorare, si sono resi disponibili ad aggiornare i risparmiatori su quello che sarà il loro lavoro e hanno detto che si impegneranno affinché la banca, anche attraverso questo decreto che dà nuova liquidità, possa riprendersi ma questo oggi non lo può certificare nessuno“. È l’esito di un incontro tra i commissari della Banca Popolare di Bari e una delegazione di risparmiatori, che ha protestato davanti alla sede centrale dell’istituto di credito. A riferirlo è Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione ‘Vittime del Salva-Banche‘. “Quali saranno le sorti della banca da qui ai prossimi anni, però – aggiunge -, rimane purtroppo un’incognita. Non mettiamo in discussione la buona fede di chi oggi è chiamato ad un ruolo importantissimo e difficilissimo. Quello che sappiamo è che ci sono atti, anche all’attenzione della magistratura, che parlano di ostacolo alla vigilanza. Possiamo quindi anche immaginare che quello che troveranno i commissari potrebbe essere più grave degli scenari che attualmente conosciamo” (ANSA, 12:53) – “Attualmente sappiamo che la banca ha accumulato un buco di quasi un miliardo di euro di debiti e aspettiamo che i commissari ci dicano se la situazione è questa o addirittura peggiore” ha spiegato Giorgianni. “I commissari – ha aggiunto – cercheranno di risollevare le sorti della banca, ma il problema della vigilanza, che riteniamo sia stata inefficiente, è che si doveva intervenire prima. Il primo report ispettivo della Banca d’Italia, risalente al 2009, parlava già di irregolarità. Sono passati 9 anni nei quali la banca ha continuato ad accumulare perdite e le azioni sono passate da un valore di oltre 9 euro e 2. Il sistema così non funziona. La politica deve rendersi responsabile di una profonda riforma del sistema bancario“. Giorgianni ricorda che “i risparmiatori hanno firmato prospetti dove c’era scritto che quell’investimento era a basso rischio. Questa è stata la prima truffa. La seconda è che la banca ha venduto le azioni ai correntisti quando il buco in bilancio si aggravava e allora gli investitori istituzionali, quelli consapevoli, erano scappati a gambe levate, e la banca si è ricapitalizzata facendo carneficina sociale con queste persone che non avevano la capacità di capire il titolo che stavano acquistavano” – ANSA, 12:56 –
MILANO, 18 DIC – La situazione della Popolare di Bari mi “preoccupa meno di qualche anno fa. Sostanzialmente perché la mia banca ha fatto parecchi passi avanti“. Cosí il presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Leonardo Patroni Griffi, a margine del comitato dell’Abi. “Per il resto – aggiunge – è l’ennesima crisi bancaria del Paese. Il problema bancario andrebbe affrontato in maniera strutturale, non solo quello del mezzogiorno“. Sul ruolo del Fitd (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) per la Popolare di Bari, Patroni Griffi ha detto “questo non lo so ancora” – ANSA, 13:13 –
ROMA, 18 DIC – “La Banca Popolare di Bari è uno scandalo, certo. Ma ancora più scandalosa è la reticenza dell’informazione a chiamare le cose con il loro nome. Chi come noi ha combattuto una battaglia sui temi della vigilanza e della
trasformazione delle banche popolari è stato mediaticamente massacrato. Quando si parla di banche sembra che dire la verità sia inaccettabile“. Lo scrive Matteo Renzi nella Enews, citando alcune interviste sue e dei suoi ai quotidiani. “Il tempo è galantuomo, la verità inizia a farsi largo. E la vicenda Bari è, insieme alla Popolare di Vicenza, il simbolo di uno scandalo senza confini“, aggiunge il leader di Italia Viva – ANSA, 16:16 –
ROMA, 18 DIC – “Ritardi e incertezze” sul rafforzamento del capitale della Popolare di Bari, e un’azione del cda “non pienamente adeguata” ad affrontare l’acquisizione di Tercas, che ha generato “in misura rilevante” la “elevata incidenza” dei crediti deteriorati (il 40% degli Npl derivavano dalla banca teramana e da Caripe). E’ quanto rilevava Bankitalia in un’ispezione condotta nel 2016 e terminata il 10 novembre di quell’anno sulla popolare di Bari, del cui documento conclusivo l’ANSA è entrata in possesso. Il tema è contenuto anche nella ricostruzione fatta da Bankitalia sul sito (ANSA, 16:44) – “Errori“, sia pure di “portata non significativa“, nel quantificare i prestiti ponderati al rischio della Popolare di Bari emergevano nel 2016, nel mezzo del piano di risanamento successivo all’acquisizione di Tercas. E’ quanto si legge nel documento al termine dell’ispezione di Bankitalia, datato 10 novembre 2016, di cui l’ANSA è in possesso e aggiunge dettagli a quanto ricostruito da Bankitalia. L’ispezione su 383 ‘rapporti’, pari a crediti soppesati per il rischio per 165 milioni – si legge – ha fatto emergere “errori nel 20% dei casi esaminati, con punte del 30% per quelle garantite da immobili” (ANSA, 16:46) – Le stime della Popolare di Bari sul proprio capitale “non hanno finora tenuto conto dei potenziali impatti dei rischi derivanti dall’imponente stock di azioni della Banca poste in vendita da oltre undicimila soci” pari a 281 milioni di controvalore, quasi un quarto del capitale sociale. E’ uno dei passaggi di un’ispezione di Bankitalia datata 10 novembre 2016. “Le formulazioni delle ipotesi a base degli stress test sono risultate non sufficientemente conservative con riferimento all’emissione di strumenti di capitale” (ANSA, 16:48) – “Profili di debolezza” nel gestire i crediti che non rientravano, “mancata definizione” da parte del cda su tempi e modi del rientro, e “una gestione improntata a tolleranza“. E’ uno dei passaggi di un’ispezione di Bankitalia che viene citato in sintesi nella ricostruzione
fatta da Banca d’Italia sul sito. Le “ipotesi a base degli stress test – si legge – sono risultate non sufficientemente conservative“. Per alcune sofferenze, poi, “ai fini dell’attualizzazione è stato utilizzato, in luogo del tasso originario, l’ultimo applicato, di sovente inferiore, generando una sottostima della rettifica“. E ancora, per valutare gli immobili a garanzia “non sono definiti i criteri e le
metodologie per le stime affidate a soggetti esterni” e “per numerose posizioni esaminate riferibili alle due banche incorporate (Tercas e Caripe, ndr) le perizie degli immobili a garanzia non erano aggiornate (ANSA, 16:50) – “La concreta realizzabilità degli interventi di ‘capital raising dovrà misurarsi con l’attuale
sentiment non positivo” degli investitori verso le banche; con le incertezze sulla trasformazione in spa; con 281 milioni di controvalore messo in vendita dagli azionisti; con un prezzo delle azioni della Popolare di Bari che, anche dopo il ribasso da 9,53 a 7,5 euro nell’aprile 2016, “esprime multipli di patrimonio significativamente superiori” rispetto a banche comparabili. Considerando la scarsa reddivitità – avverte poi il documento – “non è da escludere che nel breve periodo il valore dell’azione possa essere oggetto di un deprezzamento” – ANSA, 16:52 –
BARI, 18 DIC – I magistrati baresi che indagano sulla Banca Popolare di Bari hanno incontrato oggi i commissari che dal 13 dicembre scorso hanno preso in mano la gestione dell’istituto di credito. Da fonti si apprende che si è trattato di un “incontro consensuale istituzionale molto cordiale” basato su “collaborazione e fiducia” (ANSA, 17:37) L’incontro è avvenuto negli uffici della Procura di Bari e, a quanto si apprende, vi hanno partecipato, con i commissari Enrico Ajello e Antonio Blandini, il procuratore Giuseppe Volpe, l’aggiunto Roberto Rossi, e il sostituto Federico Perrone Capano. Rossi coordina il pool di pm che indaga sulla Popolare di Bari e che è attualmente al lavoro almeno su sei inchieste, mentre Capano è uno dei sostituti titolari dei diversi fascicoli
relativi al coinvolgimento degli ex amministratori e dirigenti della banca nella presunta malagestione dell’istituto – ANSA, 17;40 –
MILANO, 18 DIC – Il Comitato di gestione del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi “ha valutato una richiesta di intervento pervenuta dai Commissari straordinari della Banca Popolare di Bari, volto ad assicurare alla Banca il rispetto dei requisiti patrimoniali minimi al 31 dicembre, nel quadro di un più ampio piano di intervento in corso di definizione” si legge in una nota. In mattinata il presidente Salvatore Maccarone aveva escluso che il tema fosse sul tavolo. Il Comitato “ha espresso preliminarmente soddisfazione in merito al nuovo quadro normativo-istituzionale nel quale si inserisce la situazione della Banca Popolare di Bari, con riferimento all’intervenuto ricambio della governance attraverso il commissariamento della banca e all’emanazione del decreto legge che ha previsto misure urgenti per il rafforzamento del sistema creditizio del Mezzogiorno” prosegue la nota del Fitd – ANSA, 18:19 –
BARI, 18 DIC – “Ci hanno ingannati. Eravamo consapevoli che stavamo acquistando azioni, ma ci avevano convinti che era una operazione a rischio zero, che era come avere liquidità ma più vantaggioso“. Antonietta Ungaro,
casalinga barese di 52 anni, che oggi è scesa in strada per protestare, è una dei quasi 70 mila azionisti della Banca Popolare di Bari. Racconta di aver acquistato una decina di anni fa 6mila azioni del valore, all’epoca, di circa 50mila euro. “Erano i risparmi di tanti sacrifici che dovevano servire a pagare le spese per i matrimoni dei nostri figli” racconta. Con cartelli e volantini, davanti alla sede centrale della banca, in Corso Cavour a Bari, c’è un altro centinaio di azionisti che si sentono “truffati”. Come il 62enne Emanuele Acquafredda, dipendente comunale di Bari, che ha investito circa 96 mila euro in azioni con l’obiettivo di tenere al sicuro un capitale “che volevamo usare per avviare un’attività imprenditoriale per le nostre figlie, una estetista e l’altra parrucchiera. Ci avevano detto che avremmo potuto vendere le azioni in qualsiasi momento. Ci abbiamo provato fin dal 2015 ma siamo stati presi in giro“. A protestare oggi sono in gran parte pensionati che hanno affidato alla BpB le proprie liquidazioni, ma c’è anche qualche giovane coppia. Catia Calderone, 39enne di Barletta, ha acquistato cinque anni fa 10 mila euro tra azioni e obbligazioni. “Mio marito è un imprenditore ed era correntista della banca. Ci hanno convinti a fare quell’investimento e noi ci siamo fidati – spiega – pensando di mettere da parte qualcosa per il futuro dei nostri figli“. “Un anno fa – racconta ancora – abbiamo cercato di vendere i nostri titoli. Ci hanno inizialmente scoraggiati e poi, ad un certo punto, non c’erano più acquirenti disposti ad acquistarli. Mi aspetto che sia l’ultima volta di azionisti truffati, che mettano mano ad un sistema marcio e che ci restituiscano almeno una parte dei nostri risparmi” – di Isabella Maselli, ANSA, 18:28 –
MATERA, 18 DIC – “E’ evidente che il sistema bancario forte è una pre-condizione per un’economia reale altrettanto forte, in particolare nel nostro Mezzogiorno“. Lo ha detto, a Matera, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla situazione della Banca Popolare di Bari (ANSA, 18:38) – “Il Governo – ha aggiunto – è intervenuto per evitare le criticità rilevanti e da quello che leggiamo penso che quelle ‘macro’ siano superate”. Secondo Boccia, “il problema è però andare oltre: chiederci il perché accadono delle crisi nel Paese e creare non solo delle regole ma anche le condizioni affinché il Paese si risviluppi, l’economia reale riprenda e che, chiaramente, le banche non abbiano le criticità che possono avere con un’economia debole” – ANSA, 18:44 –
ROMA, 18 DIC – Un consiglio d’amministrazione che procedeva fra “ritardi e incertezze“. Sul piano del rilancio della redditività della Popolare di Bari. E sul piano della valutazione e dello smaltimento dei crediti deteriorati all’origine del dissesto, ingigantiti dall’acquisizione di Tercas che quello stesso cda – “tollerante” nei confronti dei crediti che non rientravano – gestì con un’azione “non pienamente adeguata“. E’ lungo l’elenco delle osservazioni e avvertimenti messi in fila da un’ispezione del 2016 disposta dalla Banca d’Italia sull’istituto commissariato venerdì scorso. Avvertimenti poco recepiti dalla banca, se si è arrivati al salvataggio, ma che non risparmiano a Via Nazionale gli strali di una parte della maggioranza: “evidentemente c’è una difficoltà degli organi di vigilanza a rispettare fino in fondo il loro compito“, tuona il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Che parla di crisi bancarie che si ripresentano “ciclicamente” e definisce “inaccettabile” che continui l’andazzo degli ultimi 10 anni, quelli del post-crisi che ha trascinato con se Mps le venete, le ‘quattro banche’, oltre a Carige e infine la Bari: salvataggi per un costo complessivo di 33 miliardi – stima Equita sim – di cui 21 per lo Stato. Se a Roma “prosegue il lavoro” del Fitd chiamato a intervenire nel salvataggio e se ne discuterà nella riunione di venerdì, come ha spiegato il presidente Salvatore Maccarone, a Bari un corteo di azionisti protestava stamani al grido di “ladri, ridateci i nostri soldi” e una delegazione di risparmiatori ha incontrato i commissari appena insediati. Dalle carte emergono dettagli destinati ad acuire quelle tensioni. Che mettono in luce le numerose problematiche che hanno fatto precipitare la solidità patrimoniale della banca dal 2014 – l’anno dell’autorizzazione a comprare Tercas dopo il divieto alla Bari ad espandersi nel 2010 – e l’epilogo di fine 2019. “Errori – scrivono gli ispettori di Bankitalia nella loro relazione dopo accertamenti svolti fra il 20 giugno e il 10 novembre 2016 – nel quantificare i prestiti ponderati per rischiosità, specie quelli con garanzie immobiliari, quando la la Popolare doveva risanare, mettere nero su bianco il ‘buco’ degli Npl, rilanciare la redditività dopo aver acquisito Tercas”. Un’operazione che ha generato “in misura rilevante” la “elevata incidenza” dei crediti deteriorati (il 40% erano finiti in pancia della Popolare dopo aver acquisito Tercas e Caripe). E ancora – si legge nel documento di cui l’ANSA è entrata in possesso – una “gestione improntata alla tolleranza” e “profili di debolezza” nel gestire i crediti che non rientravano, con alcune sofferenze sottostimate. Stress test basati su ipotesi “non sufficientemente conservative“. Valutazioni degli immobili a garanzia senza definire “i criteri e le metodologie“.
Una sfilza di nodi rimasti irrisolti fino al commissariamento, mentre il management non faceva bene i conti – a leggere fra le righe del rapporto ispettivo – con un piano di ricapitalizzazione tutta in salita, fra “sentiment” degli
investitori verso le banche, difficoltà nella trasformazione della Popolare in spa, e valutazioni stellari delle azioni. Era infatti pari a 281 milioni di euro il valore delle azioni messe in vendita da ben 11mila soci, il prezzo delle azioni era già
stato tagliato a 7,5 euro (da 9,53) eppure ancora esprimeva – scrivono gli ispettori – “multipli di patrimonio significativamente superiori” rispetto a banche comparabili. Facendo presagire quello che sarebbe avvenuto dopo, un
deprezzamento progressivo fino all’inevitabile diluizione che toccherà agli azionisti che oggi protestavano a Bari – di Domenico Conti, ANSA, 19:13 –
ROMA, 18 DIC – “Un intervento patrimoniale immediato a sostegno della Banca Popolare di Bari “mette fin da subito la banca in condizioni di sicurezza“. È quanto dichiara il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sottolineando che “l’intervento consente di lavorare con maggiore serenità all’attuazione dell’operazione di rilancio della Popolare di Bari. L’iniziativa dimostra il senso di responsabilità, l’elevato grado di coesione e la resilienza del sistema bancario
italiano nel suo insieme” – ANSA, 19:18 –