PESCARA – Novantatré milioni di euro in meno rispetto al 2018. E’ il bilancio, certamente poco lusinghiero, dell’export abruzzese nei primi nove mesi dell’anno: un bilancio negativo in cui poco o nulla incidono le brillanti performance di settori tradizionalmente forti, come i mezzi di trasporto, o emergenti come l’alimentare, perché tutti gli altri comparti produttivi hanno fatto registrare il segno “meno” su fatturati e percentuali. «Nei primi nove mesi del 2018 le esportazioni regionali ammontavano a 6.519 milioni di euro, mentre nei primi nove mesi di quest’anno si sono fermate a 6.427, registrando una flessione di 93 milioni» osserva Aldo Ronci, che ha realizzato una indagine per conto di Cna Abruzzo su dati Istat. Una flessione che vale all’Abruzzo il peggior risultato degli ultimi cinque anni, con un valore percentuale che indica una caduta dell’1,4%, in netta controtendenza con un andamento nazionale che segna invece una crescita del 2,5%.
Insomma, il barometro del made in Abruzzo segnala un clima tutt’altro che favorevole per il nostro sistema di imprese. E poco, come detto, ha inciso in questo trend negativo il buon andamento del settore di punta delle produzioni che varcano i nostri confini regionali: i mezzi di trasporto. Tra gennaio e settembre, l’export di quattro e due ruote ha ottenuto un incremento di 129 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un aumento percentuale del 3,9%, in controtendenza rispetto alla flessione nazionale del 5,7%. Un buon andamento che tuttavia non è bastato a risollevare le sorti delle nostre esportazioni, visto il crollo contemporaneo degli altri settori, dove è rilevante la presenza del sistema produttivo locale, capaci di una flessione del 6,9% che non riesce a intercettare il vento favorevole che soffia a livello nazionale, dove gli stessi comparti si sono attestati su un aumento medio del 3,5%.
Il fatto che a perdere terreno siano proprio le produzioni legate alle attività delle aziende abruzzesi – osserva il direttore di CNA Abruzzo, Graziano Di Costanzo – conferma quanto da noi e dalle altre associazioni d’impresa è stato più volte richiamato, della necessità di offrire strumenti di sostegno pubblici a questo mondo, anche utilizzando le ingenti risorse comunitarie ancora da spendere».
In questo quadro a tinte non propriamente rosa, insomma, a fare notizia in positivo è soprattutto il comparto alimentare, che cresce di 23 milioni. Andamento opposto per tutti gli altri settori: da gomma e plastica (-30) ad apparecchiature elettroniche ed elettriche (-67), passando per prodotti chimici (-35), abbigliamento (-58), macchinari ed apparecchiature (-96). Uno sguardo ai territori dice, sempre secondo lo studio della Cna, che le variazioni sono state disomogenee: così, se Pescara flette di 90 milioni e Teramo di 63, Chieti cresce di 39 e L’Aquila di 21, in quest’ultimo caso con il brillante andamento del comparto farmaceutico (+62). «Ma per Chieti – puntualizza Ronci – si deve tenere presente che l’incremento è frutto di due andamenti opposti, con i mezzi di trasporto che crescono di 126 milioni e gli altri prodotti che decrescono di 87».
A pesare notevolmente, sul fronte delle destinazioni, è il vero e proprio crollo registrato nei confronti del mercato tedesco. L’export verso la Germania ha infatti subito un decremento di 91 milioni di euro, pari al 6,8%, contro un dato nazionale stabile (+0,7%). Caduta certamente fragorosa e dolorosa, proprio perché è verso quel Paese che si orienta la massa più importante e rilevante delle nostre esportazioni: circa il 19% del totale conosce infatti quella destinazione.