Sostituisce l’ex Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho (oggi deputato) nel ruolo di garante del Premio nazionale Paolo Borsellino. E’ Giovanni Melillo, da pochi mesi  capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, e il 28 ottobre incontrerà gli studenti  nel passaggio di consegne ci sarà al teatro Circus di  Pescara nel corso del XXX Premio Paolo Borsellino che avrà inizio il 21 ottobre ad Ascoli e, fino al 2 dicembre,  toccherà  anche quest’anno varie città e province tra cui Roma, Napoli, Pescara, L’Aquila, Teramo, San Benedetto, Monsampolo, Città Sant’angelo, Montesilvano, Roseto.

Giovanni Melillo, è magistrato che tiene al profilo istituzionale, un procuratore di particolare autorevolezza con una lunga esperienza lavorativa di contrasto alla camorra e alle mafie, che tiene insieme più livelli e competenze, connotato da un profilo poco mediatico. Che ha prevalso, alla fine, sul modello – non meno autorevole – di Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro. In oltre trentasette anni con la toga sulle spalle, Giovanni Melillo è stato sempre ai vertici, sin da quando, agli inizi degli anni ’90, mentre sul Paese soffiava con forza il vento di Mani pulite, era il più giovane dei sostituti in forza al pool di Napoli che aveva cominciato a indagare sulle rivelazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Galasso e sulle ramificazioni della criminalità organizzata campana nella politica locale e nazionale. Magistrato dal 1985, gli inizi a Barra, nella pretura collocata nel cuore della tormentata periferia orientale della città, per passare presto alla Direzione nazionale Antimafia per otto anni, da qui all’ufficio giuridico del Quirinale e capo di gabinetto del Guardasigilli.

Il 2 agosto del 2017, all’età di 57 anni, assume la guida della Procura napoletana, un ufficio enorme, con oltre 100 magistrati, storicamente esposto dalle inchieste. Nell’attività di contrasto alla camorra, Melillo ha imposto regole rigide nella valutazione dei collaboratori di giustizia e insistito spesso, anche pubblicamente, sulla trasformazione delle cosche in entità imprenditoriali o “fornitori di servizi”.  E’ stato dato particolare risalto sulla stampa alla sua critica alla “….borghesia che ha la coscienza cloroformizzata. Avrei voluto, almeno qualche volta, sentire un ordine professionale, un gruppo di docenti, universitari e non solo, non limitarsi ad organizzare convegni sulla legalità, ma chiedere a gran voce alla classe dirigente di rigenerarsi, di non attendere le condanne dei giudici”