TERAMO – Che l’articolo 36 della Convenzione in essere tra Amministrazione comunale di Teramo ed il gestore dello Stadio Bonolis preveda che “…il Concessionario si impegna e si obbliga per tutta la durata della concessione a garantire lo svolgimento dell’intera attività sportiva della Società Teramo Calcio S.p.A” è un fatto che risale alle origini della convenzione, prima ancora che il Teramo Calcio, che era una S.p.A., vi esordiva in campionato, esattamente il 20 aprile 2008 (Teramo-Viareggio 1-0 per gli amanti delle statistiche – ndr -).

Bene ha fatto comunque il professor Elso Simone Serpentini a ricordarlo in una sua rubrica su Certastampa, proprio perché il tema stadio-non stadio per il Città di Teramo e per la tifoseria è attualissimo, così come l’attuale situazione non implica il diritto di poterlo-doverlo utilizzare a costi prestabiliti dal fruitore.

Da qui la querelle, che però vede riaprirsi i giochi; proviamo a spiegarvi perché facendo un breve passo indietro.

Il presidente del Città di Teramo, Eddy Rastelli, qualche tempo fa, ci informava che “…abbiamo formulato al gestore dell’impianto un’offerta ispirata alla convenzione in essere con l’amministrazione comunale di Teramo. La stessa è stata respinta dal gestore in quanto ritenuta non congrua e comunque la cifra era maggiore di 42.000 euro annui“. Da ciò si evince con chiarezza che, nella proposta che puntava a giocarvi le gare interne ed a sostenervi le sole sedute di rifinitura, si facesse proprio riferimento alla oramai “famosa” convenzione ed all’articolo 36.

Non accadde nulla nell’immediato post. Si optò per Montorio al Vomano ed è lì che si giocò e si gioca ancora, ma le cose potrebbero però cambiare.

Lo lascia intendere con chiarezza il Sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, che ci dice: “Il gestore non può ostacolare l’attività della prima squadra della nostra città. Se l’offerta del Città di Teramo è parametrata al costo annuale, dovrà essere accettata! D’altronde lo ricordo da sempre: è quello l’impianto di Teramo“.

Sorpresi? Si, anche parecchio. Per due motivi:

  • Il primo – Se l’offerta ricevuta dal gestore è davvero superiore ai 42.000 euro, come riferitoci dal presidente Eddy Rastelli, questa sembrerebbe essere più che parametrata, perché nella globalità di un campionato di Promozione sarebbero state 30 le rifiniture e 15 le partite, per un costo/servizio di circa 1.000 euro. In Lega Pro, alle 19 partite almeno, si sarebbero aggiunti i circa 200 allenamenti annui per un costo decisamente inferiore, ed oscillante sui 600 euro circa ad utilizzo.
  • Il secondo – La “colpa” del Città di Teramo sarebbe quindi quella di aver “omesso” un passaggio, non essendo andato fino in fondo. Avrebbe infatti dovuto riferire formalmente al Sindaco dei fatti, perché questi avrebbe agito di conseguenza, restituendo ai tifosi biancorossi, da primo cittadino, quello che è il loro impianto: il “Gaetano Bonolis”.

Siccome non è mai troppo tardi, ci si chiede se accadrà adesso quello che non è ancora accaduto: alla società biancorossa la prima risposta, all’amministrazione comunale le seconda. Probabilmente quella risolutiva.