CAGLIARI – Aperto nel 2014, il carcere di Uta aveva da subito mostrato le sue fragilità: infiltrazioni d’acqua, distacco di intonaci, porte che non si chiudevano, ma soprattutto la mancata realizzazione dell’ala per i detenuti in regime di alta sicurezza, il cosiddetto 41 bis (RPT, 41 bis),
prevista dal capitolato. Disfunzioni segnalate a stretto giro, con una serie di esposti, al Dap della Sardegna, il Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria. Ad occuparsi della costruzione del nuovo carcere era stata la società Opere Pubbliche, fallita nel 2015.
Dopo l’arrivo degli esposti, gli investigatori e i consulenti incaricati dalla Procura di Cagliari effettuarono quattro sopralluoghi tra il dicembre 2015 e il marzo 2016, segnalando al Pm Secci le anomalie, poi finite al centro dell’inchiesta per un sospetto peculato di 20 milioni di euro che si è chiusa in questi giorni con 12 indagati. Lavori mai eseguiti, non conformi o pagati due volte, che secondo l’accusa hanno gonfiato a
dismisura i costi di costruzione. Sotto la lente della Procura è così finito l’intero capitolato d’appalto, con gli esperti del Pm che hanno cercato di capire se i lavori eseguiti ‘a corpo’ e poi liquidati fossero stati fatti a regola d’arte, con le giuste quantità di ferro, calcestruzzo e con i materiali espressamente indicati, considerati i tanti problemi strutturali emersi subito dopo l’inaugurazione del carcere. A indagare dal 2014 sui lavori del carcere di Uta è stato il sostituto procuratore Emanuele Secci che, dopo gli interrogatori, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Tra gli indagati ci sono Giovanni e Carlo Guglielmi, 64 e 60 di Latina, rispettivamente provveditore delle opere pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna nel 2009-2010 e – il fratello – responsabile unico del procedimento dal 2010 al 2011 e poi per varie fasi dirigente del
provveditorato delle opere pubbliche di Cagliari; e gli imprenditori sardi Alessandro e Roberto Gariazzo, 58 e 57 anni, fratelli ai vertici della società “Opere pubbliche” che nel 2005 ha iniziato la costruzione a Uta, nella città Metropolitana di Cagliari, del penitenziario che ha sostituito lo storico istituto di Buoncammino. Nel registro degli indagati sono finiti anche Francesco Fazi (68, Treviso), i sardi Mariella Mereu e Maria Grazia Carta (67 e 40), Walter Quarto (53), Pierluigi Sanna (61), Antonio Porcheddu (55), il romano Vincenzo Pozzi (70) e Giovanni Paolo Gasparri (62, di Teramo), indicati tra i tecnici d’impresa, responsabili di procedimento, direttori dei lavori, progettisti e appartenenti alla commissione di collaudo. Oltre al peculato il pm Secci contesta, a vario titolo, anche la frode in pubbliche forniture, il falso e il favoreggiamento. Ora le difese potranno avere a disposizione il fascicolo e potranno decidere se presentare memorie o chiedere l’interrogatorio dei 12 indagati prima che il pm formuli la richiesta di fissazione dell’udienza preliminare con la conseguente richiesta di rinvio a giudizio – ANSA –