TERAMO – “Più dolce sarebbe la morte se il mio  sguardo  avesse come ultimo orizzonte il tuo volto”.  Domenica 19 settembre, alle ore 16:00, nel  Festival della letteratura di viaggio, cammini,  musica, incontri e letture, “Tempo lento”  – in corso di svolgimento  nella corte del castello di Levizzano (Modena) – Leo Nodari presenterà il suo nuovo libro “Oceano d’amore e i  naviganti” .  Dopo di lui il musicista Angu Mc Og e lo scrittore Wu Ming (Einaudi International Booker Prize).

“Oceano d’amore e i naviganti” (elleenne editore /2021) raccoglie tante storie d’amore che “navigano” nell’immenso oceano dell’amore. Tante storie “cattive”, di violenza, di strada, storie che si ripetono e che si intrecciano. Tante storie a lieto fine e altre densamente drammatiche, ricco di scene, apocalittiche  ma vividamente realistiche.  “Oceano d’amore e i naviganti” è il 18° libro di Leo ed è un libro  che ci parla di un mondo finito, in cui un popolo, quello di chi ama, va avanti seguendo un sottile filo di speranza. Con un linguaggio senza ornamenti ed uno stile asciutto e secco, riuscendo a dare forma e consistenza agli scenari da incubo e di distruzione che descrive. Non c’è scampo nelle sue parole. Il libro è figlio dei tempi post covid. Una pandemia ha sconvolto l’Italia e sta continuando a seminare morte nei tanti sud del mondo. Il libro nasce in questo contesto e non aggira gli ostacoli per chi vuole amare, ma va diretto al punto. La sua voce è come se provenisse da una telecamera attaccata al carrello che ogni uomo si porta dietro in quel mondo grigio in cui vive. Non c’è spazio per abbellimenti stilistici, perché nulla di bello è rimasto in quel pianeta consumato dal fuoco e dalla pandemia. Quello che colpisce è l’assenza totale di nomi. Non hanno più un loro senso logico in un mondo senza futuro e senza presente. Appartengono al passato. Come le date. E i luoghi. Ogni posto è identico all’altro. Cenere. Grigiore. Freddo. Resti di cose e persone. I protagonisti sono semplicemente quelli che amano e vivono storie d’amore: “I naviganti”. Non sappiamo da dove provengano. Non importa. Sappiamo solo che vanno. Viaggiano. Navigano.

“Oceano d’amore e i naviganti”  (elleenne editore /2021) racconta storie di uomini e donne, studenti, madri, etero e non, che camminano lungo la strada dell’amore vissuto, sperato, sognato, tradito, in cerca di una salvezza lontana e solo sperata. E in questo scenario di vita e di morte, di favelas, grattacieli da ricchi, giardini infestati di droga, e continuo pericolo del viaggio, resta solo l’amore. Restano solo la ricerca e lo sforzo di salvare il salvabile. Vivere alla giornata. Senza più nulla. Senza un futuro su cui contare. Senza più qualcuno su cui contare. “Oceano d’amore e i naviganti”  è un romanzo su una terra post-apocalittica. Ché ha saputo trarre il peggio da un ambiente e un’anima ridotta a macerie, rovine e morte. “Oceano d’amore e i naviganti” cerca di infondere nel lettore il dolore e l’amarezza della perdita. “Oceano d’amore e i naviganti”  cerca di ricreare nella mente di chi legge le esperienze e le sensazioni vissute da ogni ragazzo, uomo e bambino davanti all’amore. La strada è anche quella verso un abbraccio sperato. È quella verso una sicurezza messa continuamente a rischio. È quella lasciata alle spalle, coi ricordi e gli averi, e le parole, e i gesti, e le cose e le occasioni ormai non più raggiungibili. In questo romanzo c’è tutta la desolazione di un mondo alla fine per chi non sa più amare, rispettare. Vivere. C’è la desertificazione dell’umanità, ridotta a gusci spezzati senza più tracce di sentimenti né ragione. C’è un probabile futuro, soprattutto, a cui il pianeta rischia di non sfuggire.