ROMA – Sugli alimenti importati è stata individuata una presenza irregolare di residui chimici piu’ che doppia rispetto a quelli Made in Italy con i pericoli che si moltiplicano per gli ortaggi stranieri venduti in Italia che sono quasi cinque volte piu’ pericolosi di quelli nazionali. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’ultimo report del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti” pubblicato in agosto 2019. Su circa 11.500 i campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti) analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari appena lo 0,9% dei campioni di origine nazionale – sottolinea la Coldiretti – è risultato irregolare ma la percentuale sale al 2% se si considerano solo gli alimenti di importazioni e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 5,9%. Se si evidenzia – continua la Coldiretti – il primato del Made in Italy nella sicurezza alimentare a livello internazionale ed europeo, dove la media delle irregolarità è del 2,5%, a preoccupare è la presenza sul territorio nazionale di alimenti di importazione con elevati livelli di residui. In particolare nell’ortofrutta piu’ di un ortaggio straniero su 20 venduti in Italia è fuorilegge per il contenuti di residui chimici. Tra gli alimenti importati dall’estero – precisa la Coldiretti – che sono risultati irregolari ci sono fragole, arance, i melograni, frutta varia, pomodori, peperoni, carciofi, riso bianco, lenticchie e fagioli secchi. “E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute” afferma il presidente della
Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “va esteso a tutti gli alimenti l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza e tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero” – (ANSA).