Cinema e teatri sono fermi da un anno. 8 marzo 2020 è la data degli ultimi spettacoli. Sarebbe stato solo l’inizio di un anno drammatico durante il quale il mondo dello spettacolo non è ancora riuscito a risollevarsi.
Ma il mondo dello spettacolo non ripartirà nemmeno stavolta. L’ennesima mazzata e marcia indietro del ministro della Cultura Dario Franceschini, dopo l’entrata in vigore delle nuove misure restrittive per contenere la pandemia. E’ chiaro che la priorità è fronteggiare l’emergenza. Ma il settore della cultura che è uno dei più colpiti dalla crisi – sia per la lunghezza delle chiusure sia per impatto su attività che richiedono molte persone insieme – è allo stremo. L’aumentare dei contagi e la curva epidemiologica che non accenna ad abbassarsi spinge il governo Draghi a dover fare un passo indietro dopo aver aperto alla possibilità per cinema e teatri di ripartire il prossimo 27 marzo. A condizioni capestro, ma almeno aperti. Il dpcm in corso, il primo firmato dal governo Draghi aveva previsto per cinema e teatri la possibilità di riaprire con biglietti nominali, ingressi contingentati, mascherine Ffp2 sia per il pubblico che per i lavoratori e una sanificazione egli ambienti durante l’intervallo. “A decorrere dal 27 marzo 2021″, si legge nel testo del decreto, “gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto…”Il testo spiega inoltre che la capienza non può superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all’aperto e 200 al chiuso per ogni sala. E’ una notizia drammatica per il mondo dello spettacolo, che accennava a poter finalmente ripartire, pur con tutte le incongruenze del caso
leo nodari