Il problema dello smaltimento dei rifiuti, divenuto una priorità a livello globale, altro non è che il rovescio, il fondo della pattumiera dell’esistenza odierna, fatta di consumo, spreco, gesti frettolosi e senza consapevolezza. L’attuale modello dell’usa e getta, chiamato economia lineare e basato sull’utilizzo illimitato delle risorse naturali disponibili, ha rilevato dei limiti insormontabili nella tutela dell’ambiente, e sta compromettendo la salvaguardia dei livelli minimi ecologici. Beni fondamentali quali acqua, suolo fertile, aria pulita, metalli, minerali, combustibili, si stanno consumando molto più velocemente rispetto alla loro capacità di rigenerarsi con un aumento a dismisura della pressione ambientale e con effetti ecologici devastanti.
Un fenomeno che mette in evidenza quanto lo spreco, e il consumo non razionale delle risorse, siano divenuti un motore fondamentale dell’economia che ciascuno di noi, con il proprio stile di vita, contribuisce ad alimentare. La sfida ambientale è legata soprattutto alla conservazione delle risorse del nostro pianeta attraverso il consumo consapevole adottando azioni di lungo termine. Ma come possiamo ridimensionare il problema rifiuti? Innanzi tutto consumando meno ed eliminando la vera piaga responsabile del problema: il dannosissimo usa e getta. Attività come riutilizzare, ridurre, raccogliere, differenziare, riparare, e riciclare devono diventare comportamenti istintivi e naturali. Occorre passare dal sistema economico lineare, che distrugge la materia a fine utilizzo, all’economia circolare, ovvero ad un sistema produttivo in cui le stesse risorse vengono valorizzate attraverso il riutilizzo e il riciclo.
In Natura il concetto di rifiuto non esiste e tutto ciò che viene scartato viene assorbito dall’ambiente e rimesso in circolo ed è da qui che occorre ripartire. Per arrivare a questo traguardo è sorta a livello mondiale la rete Zero Waste fondata da Paul Connet, Professore emerito di Chimica ambientale all’Università Saint Lawrence di Canton, New York, che in Italia trova il suo massimo divulgatore in Rossano Ercolini, maestro elementare di Capannori, primo comune d’Italia ad adottare la strategia rifiuti zero.
Per Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy, vincitore del Goldman Enviromental Prize 2013, occorre guardare al pianeta con gli occhi dei bambini, perché loro saranno gli adulti del futuro. «L’applicazione dei dieci passi verso rifiuti zero mette in movimento una strategia d’uscita dal “padre di tutti gli errori” che è “l’usa e getta”, liberando energie che mobilitano le comunità locali attraverso un processo di responsabilizzazione che, oltre a far bene all’ecologia, fa respirare la democrazia. Sono infatti le comunità che fanno la differenza e la differenziata attivando una forte collaborazione tra comuni e cittadini. Alla base del successo delle buone pratiche Rifiuti Zero c’è sempre un processo partecipativo dal basso che inevitabilmente chiama in causa responsabilità diffuse fino ad arrivare a quelle dei “produttori” che a fronte di cittadini “ricicloni” non possono continuare a produrre imballaggi e prodotti non riciclabili. Questa rivoluzione è già in atto ed è ben rappresentata da 277 comuni in Italia che a loro volta rappresentano oltre 6 milioni di italiani. Occorre ampliare ulteriormente questo panorama che dimostra la possibilità di scorgere, alla luce di fenomeni ecologici planetari preoccupantissimi, anche possibilità positive, responsabili ed esaltanti. La storia di Capannori che per primo ha aperto questo passaggio verso il futuro dimostra che se le comunità si mettono insieme vincono sempre. Occorre meno cinismo e più civismo con la consapevolezza che davvero, oggi, per la portata della sfida planetaria, o vinciamo tutti o perdiamo tutti».
Nel 2016 anche l’Abruzzo ha raccolto questa sfida e un gruppo di cittadini accomunati dall’amore per la natura ha fondato l’Associazione Rifiuti Zero Abruzzo, la cui missione si fonda sulla drastica riduzione della produzione di rifiuti attraverso il consumo consapevole: riduzione degli imballaggi, eliminazione dell’usa e getta, riuso e recupero di materia, ritorno del vuoto a rendere, compostaggio, acquisto di prodotti agricoli locali, attenzione allo spreco alimentare, riduzione del consumo di plastica, informazione e coinvolgimento continuo nelle scuole e della popolazione. L’obiettivo è che Rifiuti Zero divenga patrimonio condiviso e imprescindibile nelle scelte di governo del territorio così come nei processi produttivi e nelle azioni condotte dai cittadini. La sfida è enorme e globale e il problema è soprattutto organizzativo, occorre per questo la promozione di un patto sociale che assegni ad ogni attore compiti e responsabilità specifiche, incentivando l’emersione di soluzioni ottimali.
Dice Paul Connet: «Il senso di responsabilità è la chiave per la sostenibilità. Abbiamo bisogno di responsabilità individuale, responsabilità della comunità, responsabilità industriale, responsabilità professionale e soprattutto responsabilità politica. Abbiamo bisogno di integrare gli strateghi di rifiuti zero, con agricoltori, medici, artisti, educatori, filosofi, poeti, scrittori, musicisti, scienziati, ingegneri, economisti, ambientalisti, lavoratori industriali, lavoratori pubblici, artigiani, commercianti, operai, architetti, sviluppatori della comunità, attivisti sociali e con i bambini. La battaglia per la sostenibilità rappresenta la sfida più grande che la società umana ha affrontato a partire dalla rivoluzione industriale. Abbiano bisogno di tutti i soggetti coinvolti in questo sforzo enorme».
Nel suo “appello” Connet stabilisce diversi piani di responsabilità: a valle del processo la responsabilità dei cittadini consumatori, che si impegnano a ridurre la produzione dei rifiuti attraverso il consumo consapevole mentre “con le loro mani” differenziano al meglio per poter avviare i rifiuti prodotti negli impianti di riciclo e trasformarli in materie prime seconde; a monte la responsabilità dei produttori, che si impegnano a cessare la produzione di quei prodotti che, una volta esaurita la loro funzione, non possono essere riciclati o compostati aumentandone vita media ponendo fine alla dannosissima strategia dell’obsolescenza programmata; infine la classe politico-amministrativa, in sinergia con il mondo scientifico e imprenditoriale, garantisce il funzionamento e la chiusura del ciclo attraverso politiche di riduzione e riuso delle risorse con la realizzazione di un’impiantistica del riciclo adeguata alle necessità. La Commissione Europea ha adottato un nuovo e ambizioso pacchetto di misure sull’economia circolare per aiutare le imprese e i consumatori europei a compiere la transizione verso un’economia dei consumi che punti sull’innovazione e sulla razionalizzazione del ciclo produttivo basata sulle tre “R”: ridurre, riutilizzare e riciclare. Si tratta di quattro direttive del 30 maggio 2018 che modificano le direttive precedenti a partire dalla 2008/98/Ce. Le modifiche sono in vigore dal 4 luglio 2018 e riguardano la sfera ambientale, economica, sociale ed istituzionale. Queste aree interconnesse richiedono risposte basate sulla cooperazione e sulla solidarietà, sulla ricerca e sull’innovazione nonché sull’educazione dei cittadini.
«Rifiuti Zero è un obiettivo. Rifiuti Zero è un percorso», sostiene Roberto Cavallo, saggista esperto di ecologia e membro del Comitato Scientifico del Piano Nazionale Riduzione dei Rifiuti, «Un po’ come ho imparato con la mia corsa contro i rifiuti KeepCleanAndRun occorre imparare a dove si mettono i piedi, guardare il terreno sotto di sé, ma mantenere la mente al traguardo, all’orizzonte. Il primo elemento permette di mettere in campo quella pragmaticità che rende concreta l’utopia, che rende credibile la strategia che si sta proponendo, che rende misurabili i passi, permette di attivare un dialogo con ciascun operatore della filiera. Il secondo elemento porta con sé quella dose di sogno, di entusiasmo che ci fa superare gli ostacoli e le difficoltà tipiche di ogni percorso complesso. In questo senso l’obiettivo rifiuti zero è come la linea dell’orizzonte descritta da Eduardo Galeano come utopia. Quella linea che facendo 2 passi lei si allontana di due, facendone 5 lei si allontana di 5 e così facendone 10 lei si allontana di 10. Ad un certo punto viene da domandarsi a cose serva quella linea che pare irraggiungibile, ma la scoperta è che serve a camminare! E in quel cammino si ricevono informazioni e si danno feedback, a sé stessi e agli altri. E i feedback servono a migliorare, a progredire, come singoli e come società. Così rifiuti zero è molto di più di un’alternativa a impianti e tecnologie, è uno dei tanti modi di guardare al futuro con ottimismo e fiducia di sopravvivenza della specie umana sulla terra».
Rifiuti Zero è un invito a dare ognuno il proprio contributo nell’ottica di ridurre l’impatto ambientale e di generare una nuova consapevolezza delle attuali strategie di sviluppo sostenibile e sentirci tutti, nessuno escluso, protagonisti di questa rivoluzione virtuosa.
Luciana Del Grande