TERAMO – Ripartire dal 36% (5 punti in più della media regionale e provinciale) raggiunto in città dalla coalizione di liste in appoggio a Giovanni Legnini. Questo è il dato che il PD teramano guarda per riprogrammare un futuro politico. E pazienza se il Partito democratico in città ha raggiunto il minimo storico con il 6%. “Sappiamo di aver perso, non neghiamo questo, ma i dati non vanno circoscritti alla lista ma alla coalizione”. Dunque il PD non è morto, è vivo e liquido. Questo si è sottolineato in una conferenza stampa, promossa dal segretario dell’Unione Comunale Massimo Speca e dal Capogruppo Pd in consiglio comunale Luca Pilotti. Un partito che dunque va declinato (come chiesto da Legnini) e “liquefatto” in più liste. Un partito liquido, in una coalizione allargata e parcellizzata, ma con paletti e perimetri ben precisi nella sua proposta politica. “Perchè non è che può entrare chiunque”- ammette Speca. Sui rischi che il PD abbia un ulteriore emoraggia di voti, Speca e Pilotti non sono d’accordo. “Se il PD avesse enucleato in sè tutti i candidati tesserati del partito avremmo raccolto almeno il 15%.”. Ma perchè non è stato fatto? Per Speca è stata una scelta mirata quella di declinarsi in più liste per dare forza alla coalizione. Quindi meno il PD è “muscolare”, più punti ha la coalizione. Anche questo è emerso dai dati.
Sulla vicenda Teramo 3.0, invece, e sul futuro della maggioranza, Speca e Pilotti non si nascondono: “E’ una situazione che crea imbarazzo, una disfunzione, ma noi abbiamo pazienza. Il Sindaco D’Alberto non è solo il sindaco di Teramo, ma un garante di un progetto politico. Noi siamo leali con il Sindaco, ma Teramo 3.0 è temeraria nel pensiero e la temerarietà non deve essere accettata supinamente”
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