TERAMO – La giuria della XXIX edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo”, presieduta dal critico e saggista cinematografico Stefano Masi, ha individuato i nomi dei primi due premiati: l’Esposimetro d’Oro alla Memoria va a John Bailey, l’Esposimetro d’Oro alla Carriera va a Renato Berta. I prestigiosi riconoscimenti saranno consegnati nel corso della cerimonia di premiazione che si terrà il prossimo sabato 12 ottobre a Teramo, nella Sala polifunzionale della Provincia.
John Bailey, venuto a mancare il 10 novembre 2023 a Los Angeles all’età di 81 anni, già Presidente dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’organizzazione che assegna ogni anno i Premi Oscar, è stato un importante direttore della fotografia. Nel 2019 ritirò a Teramo l’Esposimetro d’Oro alla Carriera e nel corso di quella edizione fu molto disponibile nell’incontrare studenti e appassionati per parlare del lavoro dell’autore della fotografia e della sua enorme esperienza. “Il direttore della fotografia – disse Bailey in quell’occasione – è il custode del film, della sua storia e insieme al montaggio è quello che realizza il cuore, l’anima del film. Più del regista, perché i registi-autori sono davvero un’eccezione”. E poi spiegò perché accettò con entusiasmo di partire da Los Angeles per raggiungere Teramo: “Perché questo è un Premio, un festival, dedicato esclusivamente ai Direttori della fotografia cinematografica, e poi perché questa è la città natale di Gianni Di Venanzo e questa cosa mi procura un’emozione particolare. Ho visto ‘Salvatore Giuliano’ di Francesco Rosi, con la fotografia di Di Venanzo, da ragazzo e ne sono rimasto impressionato per la bellezza e prima di venire qui l’ho rivisto e mi è sembrato ancora più intenso e anche tenero”.
“… uno dei migliori eredi della lezione di Nestor Almendros, dando corpo alle ossessioni visuali di Lawrence Kasdan e Paul Schrader, per i quali ha lavorato a lungo… Come direttore della fotografia, Bailey è stato premiato al Festival di Cannes per le immagini di ‘Mishima’ (1984) di Schrader; ha vinto l’Independent Spirit Award per il suo lavoro in ‘Tough Boys Don’t Dance’ (1988) di Norman Mailer… – …il film che lo fece apprezzare in tutto il mondo fu ‘American Gigolo’ (1979), diretto da Paul Schrader, raggelato thriller dostoevskiano in cui una luce di grande purezza diventa il controcanto al senso di perdizione che aleggia sui protagonisti… Per Lawrence Kasdan negli anni Ottanta girò vari lungometraggi, in una chiave cromatica meno gelida ma comunque assai raffinata, che attraverso il tocco morbido della luce esprimeva una malinconia intellettuale, adatta sia alla nostalgia generazionale di ‘The Big Chill’ (1982; Il grande freddo), sia al metawestern crepuscolare ‘Silverado’ (1984), sia all’indagine esistenziale di ‘The Accidental Tourist’ (1988; Turista per caso)… (Stefano Masi, Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, 2007 – Le Mani).
Renato Berta, come scrive Stefano Masi nel suo Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, 2007 – Le Mani, “Svizzero italiano, nato a Bellinzona il 2 marzo 1945. Cineasta di respiro europeo votato al film d’autore di piccolo e medio budget. Al principio della carriera, in patria, ha incarnato sul fronte dell’immagine la voglia di rinnovamento espressa dalla Nouvelle Vague elvetica… è stato successivamente scritturato da molti produttori francesi, ottenendo il Prix César per gli impasti cromatici di ‘Au revoir les enfants’ (1987; Arrivederci ragazzi) di Louis Malle…”. Ormai definitivamente affermato come uno dei grandi nomi della fotografia europea, nel corso degli anni novanta costituisce due importanti sodalizi professionali al di fuori del cinema francese, con il portoghese Manoel de Oliveira e con l’israeliano Amos Gitai. Negli anni Duemila lascia un segno importante anche nel cinema italiano, firmando le immagini del risorgimentale ‘Noi credevamo’ (2010) regia di Mario Martone, che gli valgono il David di Donatello per il miglior direttore della fotografia. Nel 2009 gli è stato assegnato il Premio Cinema Ticino alla 62ª edizione del Festival di Locarno.