TERAMO- Quando si è in viaggio il “fattore bagno” è particolarmente critico. Di solito uno dei primi segnali che ci avverte che è tempo di tornare a casa durante un viaggio un po’ impegnativo è quello di iniziare a sognare di starsene nel proprio bagno di casa.
Le condizioni del bagno sono anche un po’ un indice di civiltà e il viaggio un momento per esercitare la propria curiosità. Non pensavo però di doverla usare nei confronti delle condizioni dei WC.
Ecco, siamo partiti da Teramo. Come saranno i bagni del punto di arrivo e partenza di un capoluogo abruzzese che ha tante bellezze per attirare turisti, a partire dal Duomo e dagli scavi romani?
Il 18 luglio alla Stazione degli Autobus di Piazza San Francesco mi capita effettivamente di dover andare in bagno.
Entro. Una condizione indescrivibile, penosa e schifosa. Sia strutturale che gestionale. Vi assicuro, oltre ogni immaginazione.
Eppure posso garantirvi, avendo viaggiato abbastanza, che la mia asticella di sopportazione è piuttosto elevata.
Esco letteralmente inorridito. Immagino il ribrezzo di un turista che paga per venire in Abruzzo oppure di un lavoratore che deve usare i mezzi collettivi per necessità.
Avendo un approccio cartesiano, decido di confrontare l’esperienza teramana con quella che vivrò di lì a poco in Tanzania. Senza alcuna prevenzione, in un senso o nell’altro.
La Tanzania parte bene. Dobbiamo rimanere fermi all’aeroporto internazionale di Dar es Salaam qualche ora, dopo una nottata trascorsa in aereo, già un po’ provati. I bagni che danno sulla sala di aspetto (all’aperto) sono due. Entrambi con strutture un po’ vecchie ma linde. Un addetto puliva continuamente a fronte di rare mance.
Vabbè, sarà un caso.
No, non era un caso. Nei 18 giorni di viaggio, in posti anche piuttosto remoti, ho “visitato” in successione i seguenti bagni pubblici, gestiti da soggetti vari, sia privati che governativi. Alcuni sono riportati due volte, visita utile per controllare che la prima valutazione non fosse stata causata da situazioni contingenti:
-terminal voli “internazionali” aeroporto di Dar es Salaam -bagno I (vecchio ma pulitissimo);
-terminal voli “internazionali” aeroporto di Dar es Salaam -bagno II (vecchio ma pulitissimo);
-ingresso del Parco nazionale di Mikumi (perfetto);
-pompa di benzina in un villaggio dei monti Udzwunga (passabile, al limite);
-ingresso del Parco nazionale di Udzwunga (perfetto);
-pompa di benzina nei sobborghi di Dar es Salaam (perfetto);
-terminal voli “nazionali” aeroporto di Dar es Salaam (vecchio ma pulito);
-aeroporto di Arusha (buono);
-area picnic del Parco nazionale di Manyara (perfetto);
-ingresso Parco nazionale di Tarangire (perfetto);
-aeroporto di Arusha (buono);
-terminal voli “internazionali” aeroporto di Dar es Salaam – bagno II (sempre pulitissimo).
Insomma, quello di Teramo è stato l’unico in condizioni talmente indecenti da renderne assolutamente sconsigliabile l’utilizzo.
Non so di chi sia la responsabilità. Non so se nel frattempo la cosa sia stata risolta (mi dicono che è così da anni ed effettivamente ci sono anche articoli di denuncia e pure video). Faccio però un appello al sindaco di Teramo, il cui operato ho pure apprezzato su diverse altre questioni, per risolvere questa situazione veramente inconcepibile. Come detto, prima ancora di parlare di interesse, che pure dovrebbe esserci per una città turistica oppure in una città che vuole sostenere la mobilità collettiva, è questione di civiltà.
PS: stavolta per ovvie ragioni ho evitato di scattare foto o girare video.
Augusto De Sanctis