VENEZIA – Per il comparto artigiano il 2019 è un anno di contrazione tanto che, secondo la Cgia di Mestre, sono 6.500 le aziende in meno nel solo primo semestre dell’anno. A pesare negativamente, per la Cgia, sono lo spettro
dell’aumento dell’Iva, il calo dei consumi, le tasse, l’accesso al credito. Ad eccezione del Trentino Alto Adige, in tutte le altre regioni italiane il saldo del primo semestre è stato negativo. I risultati più preoccupanti si sono registrati in Emilia Romagna (-761), in Sicilia (-700) e in Veneto (-629). Per la Cgia è una moria, quella delle aziende artigiane, che dura ormai da 10 anni. Tra il 2009 e il 2018, infatti, il numero complessivo è sceso di quasi 165.600 unità. “Lo spettro dell’aumento dell’Iva, rileva la Cgia, è una ulteriore ‘stangata’ al mondo dell’artigianato e potrebbe arrivare il prossimo primo gennaio. Se non si disinnescherà l’aumento dell’Iva – rilevano gli artigiani di Mestre -, l’innalzamento di 3 punti percentuali sia dell’aliquota ordinaria che di quella ridotta rischia di provocare degli effetti molto negativi sul fatturato di queste attività che vivono quasi esclusivamente dei consumi delle
famiglie”. “E oltre agli effetti economici e occupazionali, la riduzione del numero delle attività artigiane e in generale dei negozi di vicinato ha provocato delle ricadute sociali altrettanto significative – aggiunge -. Con meno botteghe, si assiste ad una desertificazione dei centri storici e anche delle periferie urbane sia delle grandi città che dei piccoli paesi”. A livello territoriale è il Mezzogiorno la macro area dove la caduta è stata maggiore. Tra il 2009 e il 2018 in Sardegna la diminuzione del numero di imprese artigiane attive è stata del 18 per cento (-7.664). Seguono l’Abruzzo con una contrazione del 17,2 per cento (-6.220), l’Umbria, che comunque è riconducibile alla ripartizione geografica del Centro, con -15,3 per cento (-3.733), la Basilicata con il 15,1 per cento (-1.808) e la Sicilia, sempre con il -15,1 per cento, che ha perso 12.747 attività. Nell’ultimo anno, invece, la regione meno virtuosa d’Italia è stata la Basilicata con una diminuzione dello stock dell’1,9 per cento – (ANSA)