Sono trascorsi 20 anni dalla Canonizzazione di Padre Pio, il frate di Pietrelcina che passò gran parte della sua vita a San Giovanni Rotondo. Per onorare la sua vita, ieri 16 giugno, a San Giovanni Rotondo è stato celebrato il ventennale sul sagrato del santuario di Santa Maria delle Grazie. Le parole di Gesù ai discepoli, “Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero” hanno aiutato più di 10mila fedeli presenti a comprendere il messaggio più importante di questa solenne celebrazione. Possiamo infatti considerarla, in un certo senso, come una magnifica sintesi dell’intera esistenza di Padre Pio da Pietrelcina.
L’immagine evangelica del “giogo” evoca le tante prove che l’umile cappuccino di San Giovanni Rotondo si trovò ad affrontare. E ci è più facile comprendere quanto sia stato dolce il “giogo” di Cristo e davvero leggero il suo carico portato con amore fedele. La vita e la missione di Padre Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore. Non è forse proprio il “vanto della Croce” ciò che maggiormente risplende in Padre Pio? Quanto attuale è la spiritualità della Croce vissuta dall’umile Cappuccino di Pietrelcina! Il nostro tempo ha bisogno di riscoprirne il valore per aprire il cuore alla speranza. In tutta la sua esistenza, egli ha cercato una sempre maggiore conformità al Crocifisso, avendo ben chiara coscienza di essere stato chiamato a collaborare in modo peculiare all’opera della redenzione. Senza questo costante riferimento alla Croce non si comprende la sua santità.
Nel piano di Dio, la Croce costituisce il vero strumento di salvezza per l’intera umanità e la via esplicitamente proposta dal Signore a quanti vogliono mettersi alla sua sequela (cfr Mc 16, 24). Lo ha ben compreso il Santo Frate del Gargano, il quale, nella festa dell’Assunta del 1914, scriveva: “Per arrivare a raggiungere l’ultimo nostro fine bisogna seguire il divin Capo, il quale non per altra via vuol condurre l’anima eletta se non per quella da lui battuta; per quella, dico, dell’abnegazione e della Croce” (Epistolario II, p. 155).
Padre Pio è stato generoso dispensatore della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza, la direzione spirituale. Il ministero del confessionale, che costituisce uno dei tratti distintivi del suo apostolato, attirava folle innumerevoli di fedeli al Convento di San Giovanni Rotondo. E ancora attira tanti giovani alla ricerca di un senso della vita, di qualcosa in cui credere. Tanti giovani che cercano il Cristo e non una chiesa pagana, tutta esteriorità, una chiesa vera, che sia di esempio, e non vuote cerimonie. Tanti giovani che guardano a Padre Pio perché cercano valori e fede e non potere, servi striscianti, manigoldi imbellettati, le prefiche imbellettate che affollano le prime file quando c’è la Tv, i viscidi “potenti” cocainomani che frequentano il palazzo. Tanti giovani che cercano una presa coscienza della gravità del peccato e un abbraccio pacificante del perdono sacramentale e non uno showman d’avanspettacolo.
Ho visto in effetti tanti giovani a capo chino, così diversi dai giovani ubriaconi infelici già sconfitti da una vita vuota, che cercano la ragione ultima dell’efficacia apostolica di Padre Pio, la radice profonda di tanta fecondità spirituale che si trova in quella intima e costante unione con Dio di cui erano eloquenti testimonianze le lunghe ore trascorse in preghiera. Amava ripetere: “Sono solo un povero frate che prega“, convinto che “la preghiera è la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il Cuore di Dio”. Preghiera e carità, ecco una sintesi quanto mai concreta dell’insegnamento di Padre Pio, che quest’oggi viene a tutti riproposto.