Ha destato molto scalpore in città la chiusura di 5 giorni, imposta dalle autorità, al ristorante Capolinea – che riaprirà domani – per mancato rispetto della normativa anticovid . Quando parliamo di una attività imprenditoriale come Capolinea parliamo di 20 persone, di sudore, fatica, impegno, speranze, paure, lacrime e sangue. Tanto rischio imprenditoriale che conta e punta e vive solo con la fiducia della gente. Per questo sui social sono stati tanti, tantissimi a manifestare solidarietà ai titolari. Chi conosce e frequenta il ristorante storico di Filomena Quaranta ha manifestato perplessità sul provvedimento. Io sono cliente da tantissimi anni, conosco i titolari, e so quanto sono seri nel lavoro. Tutti in città sanno con quanta serietà lavora questo locale. Che ha presentato ricorso. Chi può e deve decidere deciderà. Le vetrate del gazebo erano state chiuse contravvenendo alle regole ? Solo pochi minuti dovuti alla pioggia forte ? C’è stato un errore ? Solo una incomprensione ? A chiudere le vetrate è stato un cliente ? Non so, non c’ero. Ora è poco importante.
Questa rubrica da tempo ha scelto una linea, coerente, senza pietismi, senza ammiccamenti, senza infingimenti. Fin dall’inizio, in tutti i casi, ho invitato a prendersi e godersi tutti gli spazi possibili. Restando per me prioritaria la tutela della salute. Di tutti. Punto. Sapendo che le nostre scelte incidono su quelle di altri. Per me non ci sono deroghe a questo principio. Le regole si rispettano, non si discutono. Punto. Esistono gli strumenti giuridici per far valere le proprie ragioni. Non ci sono leggerezze, superficialità o qualunquismi che tengano. Se vogliamo tornare ad allentare le misure, dobbiamo fare il massimo, e dobbiamo mettere in pratica e diffondere le corrette abitudini . Punto. Siamo ancora in una situazione grave stabile, e ci attende una estate preoccupante. Almeno fino a tutto Settembre.
Del resto è oramai passato un anno fa quando cominciammo a riflettere tutti sugli effetti che avrebbe comportato la pandemia che era da poco iniziata e a chiederci “come ne usciremo” C’era una buona dose di fiducia sul fatto che avremmo ripensato a fondo il nostro rapporto con la natura (anche con la nostra natura di uomini), con la solidarietà, con le priorità sociali. E c’era chi invece diceva: saremo peggiori, non possiamo pensare di migliorare affrontando questa tragedia. Sembravano i soliti cinici. Ma che alla fine avessero ragione loro?
Una domanda semplice, banale e manichea, ipotetica, orwelliana, si impone. A fronte di una necessità di cautela e di massimo impegno contro la riacutizzazione dei contagi, ci sarà un impegno solidale della comunità verso chi ha dovuto sopportare il peso maggiore delle restrizioni ? Non è difficile dai.
La solidarietà scatterà in automatico, come una sorta di tic mentale quando ristoranti, bar, palestre, cinema riapriranno. O sono cavoli loro. Ad alcuni settori è stato impedito e/o reso molto costoso operare. Restare mesi fermi è molto pesante. Sotto vari punti di vista. E non c’è sussidio monetario (da qualsiasi parte esso provenga) che compensi per la chiusura dell’attività, a meno che non si intenda farlo diventare un sussidio permanente. Ho scritto più volte che il virus è razzista, crea diseguaglianza. In nome dell’interesse generale abbiamo imposto un sacrificio economico a milioni di persone mentre, per il resto della cittadinanza, tale sacrificio non c’è stato, se non molto parzialmente .
Per questo non basta DIRE “solidarietà. Occorre FARE solidarietà”, occorre capire che ora tocca ai cittadini, tutti, sostenere con la presenza la ripresa delle attività ristorative. Come tutte le altre che hanno pagato un prezzo altissimo. Sarà il cittadino a scegliere chi resterà aperto e chi chiuderà. Solo così il sostegno sarà reale, immediato, perché i locali incassando liquidità subito, potranno fronteggiare questa fase di emergenza. Ora, subito, noi, i clienti abbiamo la possibilità di mostrare solidarietà concreta ai ristoranti e le attività a cui magari siamo affezionati. Solo così il virus che è caduto in una fase già sensibile per l’economia italiana, potrà diventare una opportunità di rilancio per chi ne saprà cogliere le potenzialità.
E’ nei momenti di difficoltà che il nostro ingegno si aguzza per sbarcare il lunario. E’ nei momenti di difficoltà che il nostro istinto di sopravvivenza fa uscire idee che pensavamo fossero impossibili da partorire. Solo una nostra vera solidarietà potrà far scattare quella scintilla utile a illuminare il futuro di un’attività dopo la fine dell’allarme. Per questo domani, martedi 18, io sarò con degli amici al ristorante Capolinea che riapre. E voi ?