TERAMO – “Es kann keine Trennung zwischen Geist und Materie geben” lo sentii pronunciare queste parole all’improvviso, senza capirne il significato.
Aveva appena preso un libro da una cassa che la nipote stava riempiendo: “Ti piace Herman Hesse? Io l’ho letto in tedesco ma ci sono delle traduzioni in italiano che conservano inalterato lo spirito e l’intensità delle edizioni in lingua originale”.
“Si – tentai di abbozzare una risposta per non apparire troppo impreparato -, “ho letto Siddharta e anche il Lupo nella steppa e pure Narciso e Boccadoro, ma li ho letti tanto tempo fa… quasi non ne ricordo le trame!”
“A Baden, qualche anno dopo aver scritto Siddharta, Hesse scrisse un libro fantastico che sembra concepito apposta per me. Sai? Io sono stato a Baden diverse volte per lavoro. Il Museo Frieder Burda è straordinariamente moderno ed innovativo, vi ho allestito una mostra di Jackson Pollock tanti anni fa. Non ricordo se questo testo lo comprai a Baden o lo presi da qualche altra parte. Fatto sta che me ne innamorai”.
“Di che libro si tratta?” Azzardai… “Kurgast: Aufzeichnungen von einer Badener; Kurgast: appunti di un abitante di Baden, che nella traduzione italiana è stato pubblicato con il titolo La cura. Ti dicevo che sembra un libro scritto sulle mie paure e sulla mia incessante auto provocazione. Nel libro, Hesse racconta di un intellettuale che, ospite della stazione termale di Baden, appunto, riflette su sé stesso e una alla volta demolisce le proprie certezze. Questo è forse il libro più autoironico di Hesse, lui gioca sulle sue fragilità e mette in discussione tutte le sue più profonde e tranquille convinzioni”.
Dopo aver detto questo, Filippo aprì il libro, lo sfogliò e ne lesse in silenzio alcune righe. Io rimasi ad aspettare.
“Non ci sono convinzioni che non meritano di essere messe in dubbio. Si, caro Enzo. Si cresce solo mettendosi in discussione. La ricerca dell’illuminazione di cui Hesse parla nel suo Siddharta del 1922, ne è fondamentalmente l’esaltazione. Guardati dai fanatici e da coloro che non dubitano mai delle loro certezze”.
Tornò in silenzio a sfogliare il libro.
“Guardati dai fanatici e da coloro che non dubitano mai delle loro certezze”; ripetette la stessa frase quasi senza rendersene conto. “Io ne ho incontrato tanti di individui così poveri di spirito e quando te ne liberi scopri sempre che si sono portati via parti importanti della tua vita”.
Raccontami Filippo, raccontami la tua vita se vuoi ma… mi pentii subito della domanda perché il suo viso si irrigidì e temetti di averlo infastidito. Dopotutto, di quel distinto signore io non conoscevo assolutamente nulla e fino a pochi giorni prima lui non sapeva nemmeno della mia esistenza.
“No, non ti racconterò nulla della mia vita, Enzo. Non è abbastanza interessante. Però voglio raccontarti quanto è stata dura per me liberarmi delle persone pesanti, delle persone che hanno un tale vuoto dentro che inevitabilmente risucchiano parte di te e quando te ne accorgi è sempre troppo tardi”.
Si rimise in piedi con fatica, era stato in ginocchio per troppo tempo. Trovò la posizione più comoda sullo sgabello imbottito che aveva sistemato di fianco alla pila di cartoni che si stava ergendo al centro della sua libreria e dopo avermi fissato a lungo con uno sguardo sereno e pulito, riprese a raccontare.
“Io dubito sempre dei miei pensieri e sebbene ormai posso attingere ad un bagaglio di esperienze decorosamente ampio e nutrito”
“Sei vecchio zio Filippo! Puoi anche dire semplicemente che sei vecchio!” la nipote che continuava a sistemare i libri dentro le casse, lo interruppe ridendo. Evidentemente anche lei stava ascoltando quelle esternazioni.
Anche Filippo rise: “Si, avete ragione, sono vecchio, ma non per questo ho smesso di dubitare delle mie convinzioni. E ti dirò, Enzo, più sono convinto che una cosa sia corretta, più sono cauto e maggiore è il mio timore di sbagliare”.
“Solo gli ignoranti si possono concedere il lusso di avere certezze, gli ignoranti non sono mai capaci di confutare i propri punti di vista”.
“Forse ne hanno paura” tentai una lettura meno drastica di quella che aveva presentato lui.
“Si, sicuramente alla base c’è la paura, ma il risultato non cambia. Guardati dai fanatici Enzo, guardati da chi non è capace di ridere di se stesso”.
Poi si guardò intorno e disse: “Da qualche parte ci dovrebbe essere anche l’edizione Adelphi di questo libro, in lingua italiana. Se non vuoi leggerlo in tedesco fallo in italiano, ma ti garantisco che ne varrà la pena” – Enzo Delle Monache –