Durante l’epidemia, quando eravamo tutti chiusi nelle nostre case, e le macchine quasi non circolavano piu`, e molte fabbriche si sono dovute fermare, e abbiamo mangiato a casa, e non abbiamo gettato rifiuti per strada e nelle falde acquifere, il mondo quasi non assomigliava piu` a quello di prima. I fiumi sono tornati puliti, nei porti sono tornati i pesci, l’aria si e` fatta piu` pulita anche nelle citta` piu` inquinate e nei grossi centri industriali, dappertutto si e` respirata un’aria nuova. Ma adesso cosa succede? Rossano Ercolini, il più noto ambientalista italiano, fondatore e volto del movimento Rifiuti zero, nonchè vincitore del prestigioso Goldman Environmental Prize, il cosiddetto Nobel per l’ecologia, sarà a Teramo il 19 marzo alle 10,30 alla sala polifunzionale,  Pescara il 2 aprile sala municipale e 2 giugno a L’Aquila  sala del castello, per presentare il suo nuovo libro “Il bivio” e così affrontare il difficile problema del ritorno alla normalita`: si`, perche? tornare a “come era prima” significa accettare di inquinare il pianeta, respirare sostanze tossiche, rinunciare alla biodiversita`, mettere a rischio la nostra salute e quella delle generazioni successive. Se il dilemma fra sanità e lavoro è oggi al centro del dibattito politico e sociale, troppo spesso si dimentica di includere nel discorso anche il tema della salute ambientale, dell’ecologia e dunque della pace. Con l’emergenza coronavirus abbiamo aperto gli occhi e visto le falle di un sistema che finora abbiamo creduto incrollabile: ora è il momento di cambiare rotta e muoverci finalmente verso quella green revolution che promette un mondo con meno rifiuti, piu` verde, un mondo in cui per tutti sia possibile pensare e ripensare il futuro e la democrazia.

Un recente studio delle Nazioni Unite ci ha abituato a dati evidenti che ci hanno permesso di capire come stia irreversibilmente cambiando il nostro mondo. L’innalzamento dei mari, l’aumento della temperatura sono segnali di allarme: il cambiamento climatico sta modificando la Natura, la vita delle persone e le infrastrutture ovunque. I suoi impatti pericolosi e invasivi sono sempre più evidenti in ogni regione del mondo. Stanno ostacolando gli sforzi per andare incontro ai bisogni di base dell’umanità e stanno minacciando lo sviluppo sostenibile in tutto il mondo.

Tutto ciò ci mette di fronte alle nostre responsabilità. Si sta riducendo la nostra capacità di produrre cibo e fornire acqua potabile mentre è in atto una guerra nazionalistica.

Solo la cooperazione riuscirà a risolvere i problemi globali. La visione è quella di una umanità fraterna che non agisce a scapito degli altri ma in modo interconnesso. Per la prima volta si mette in relazione il sistema geofisico e l’uomo mostrando una stretta dinamica di interazione. Il dominio inanimato (gli oceani, le terre, l’atmosfera), quello animato (gli ecosistemi e gli organismi), noi: siano anelli della stessa rete. Nessuna soluzione è possibile se non vengono prese in considerazione queste tre componenti. E bisogna fare in fretta: se supereremo i limiti non ci sarà più niente da fare, si innescheranno punti di non ritorno. Fin d’ora dobbiamo fare i conti con le potenziali situazioni peggiori, soprattutto quelle che possono manifestarsi a lunga scadenza. Guardare solo all’emergenza immediata è miope, bisogna andare oltre e pensare ad azioni di mitigazione e di adattamento strutturale.

Dal rischio climatico allo sviluppo resiliente al clima: clima, ecosistemi (inclusa la biodiversità) e società umana come sistemi accoppiati Secondo il rapporto sono da prevedere in Europa importanti perdite delle produzioni agricole, che non verranno colmate dalle regioni più a Nord. L’irrigazione diventerà indispensabile, ma in realtà sarà limitata dalla disponibilità dell’acqua.

La finestra di tempo per permettere uno sviluppo resiliente al clima si restringe rapidamente. Le misure difensive che vengono messe in atto in qualche località oggi potrebbero però non valere più tra 10 anni. Il messaggio è chiaro: quel che accade non riguarda solo la Natura ma lo vivremo sulla nostra pelle. Le soluzioni vanno trovate in tempi brevi. Tutta la società deve rispondere in questo momento. Tutti noi dobbiamo agire, ma il cambiamento di stile di vita, le scelte, e anche l’impegno politico sono fattori importanti, che possono spingere a loro volta le istituzioni a fare quello che è necessario. L’azione in questo momento c’è. Ma non è rapida. Non abbastanza.