TORANO NUOVO – Resilienza da una parte, inventiva dall’altra per fronteggiare una crisi indotta, dovuta alle lunghe chiusure, per la quale ancora non si intravede la reale via d’uscita. Tra le categorie produttive maggiormente penalizzate dell’emergenza pandemica, di certo, c’è quella dei ristoratori. A maggior ragione quelli nei piccoli borghi, che divieti di apertura a parte, pagano dazio anche ai divieti negli spostamenti. E se da un lato le peculiarità delle cucina tradizionale, restano tali anche in periodi connotati dal semplice asporto, c’è chi prova a sperimentare delle innovazioni. L’esempio pratico di questo ragionamento, arriva da Torano Nuovo, al ristorante “La Sosta Torano”. Il fondatore e gestore, Francesco Luciani, nelle lunghe settimane nelle quali non ha potuto ospitare clienti nella sua struttura, non è rimasto con le mani conserte. Ma ha cercato anche di proporre delle pietanze anche alternative rispetto al menù classico. Tra queste, senza dubbio, l’idea di arricchire l’offerta con la “pinsa romana”.

“A un primo sguardo la pinsa può sembrare un piatto molto simile alla pizza ma in realtà le differenze tra i due alimenti sono sostanziali”, racconta Francesco Luciani. “Si parte dal mix di farine utilizzate, alla procedura di lavorazione dell’impasto, al tempo di lievitazione. La pinsa si distingue dalla comune pizza per il suo sapore e per la sua altissima fragranza e digeribilità”. “D’altro canto le armi che la categoria ha per gestire il momento decisamente complesso”, prosegue, ” sono quelle della sperimentazione, della voglia comunque di andare avanti e di studiare formule nuove, sempre alla ricerca di prodotti di qualità”.