“ Se pianifichiamo le città per auto e traffico, avremo auto e traffico. Se le pianifichiamo per le persone e i luoghi, avremo persone e luoghi“
Cosa è un marciapiede?
Per la sua definizione normativa ci viene in soccorso il Codice della Strada che al punto 33, dell’art. 3, comma 1, così lo descrive: parte della strada, esterna alla carreggiata, rialzata o altrimenti delimitata e protetta, destinata ai pedoni.
E chi sono i pedoni?
Il codice della strada non ne fornisce una definizione giuridica, probabilmente considerandola ovvia (il pedone è chi va a piedi), ma ne stabilisce le norme di comportamento.
All’art. 190, infatti, leggiamo che “I pedoni devono circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e sugli altri spazi per essi predisposti; qualora questi manchino, siano ingombri, interrotti o insufficienti, devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione. Fuori dei centri abitati i pedoni hanno l’obbligo di circolare in senso opposto a quello di marcia dei veicoli sulle carreggiate a due sensi di marcia e sul margine destro rispetto alla direzione di marcia dei veicoli quando si tratti di carreggiata a senso unico di circolazione. Da mezz’ora dopo il tramonto del sole a mezz’ora prima del suo sorgere, ai pedoni che circolano sulla carreggiata di strade esterne ai centri abitati, prive di illuminazione pubblica, è fatto obbligo di marciare su unica fila.“
Ci si aspetterebbe, quindi, che nelle nostre città esistano marciapiedi, o almeno “altri spazi” che permettano a chi si sposta a piedi di muoversi in sicurezza. Ma, purtroppo, non è così.
Facendoci un giro, a piedi, non solo nelle nostre periferie (il caso della difficile accessibilità pedonale, a Teramo, del cimitero, è un caso eclatante) ma anche nei centri urbani, e persino nei centri storici, ci si accorge che, quando ci sono, i marciapiedi non hanno mai ampiezza sufficiente per permettere il transito pedonale o, ancor meno, di persone con disabilità.
Eppure la normativa parla chiaro: l a larghezza del marciapiede va considerata al netto sia di strisce erbose o di alberature che di dispositivi di ritenuta. Tale larghezza n on può essere inferiore a metri 1,50 . Sul marciapiede possono, comunque, trovare collocazione alcuni servizi di modesto impegno, quali centralini semaforici, colonnine di chiamata di soccorso, idranti, pali e supporti per l’illuminazione e per la segnaletica verticale, nonché‚ eventualmente per cartelloni pubblicitari (questi ultimi da ubicare, comunque, in senso longitudinale alla strada). In presenza di occupazioni di suolo pubblico localizzate e impegnative (edicole di giornali, cabine telefoniche, cassonetti ecc.) la larghezza minima del passaggio pedonale dovrà comunque essere non inferiore a metri 2,00 . (D.M. 11/05/2001). Di idonea larghezza del marciapiede parlano anche le regole per l’eliminazione delle barriere architettoniche che, pur non fornendo misure minime, evidenziano che la larghezza dei marciapiedi realizzati in interventi di nuova urbanizzazione deve essere tale da consentire la fruizione anche da parte di persone su sedia a ruote.
Ma i nostri marciapiedi, quando esistono, sono a norma?
Guardatevi intorno… e datevi una risposta.
P.S. Nel caso non esistano marciapiedi sempre il Codice della strada stabilisce che i veicoli parcheggiati debbano lasciare uno spazio sufficiente per il transito dei pedoni, comunque non inferiore ad un metro, in modo da non costringere gli stessi a transitare sulla carreggiata. Anche qui basta guardarsi intorno, andando, ad esempio, in via Vinciguerra, sempre a Teramo, e fare le proprie considerazioni.
C’è poi il caso, sempre teramano, della “corsia” pedonale ricavata a fianco alle strada con una semplice doppia linea di demarcazione. Soluzione efficace, in alcuni casi; ma la vernice sbiadisce e se, come nel caso di via Diaz, il passaggio pedonale diventa parcheggio abituale e, in alcuni tratti, le caditoie per le acque piovane sono poste in buche profonde diversi centimetri, capiamo come l’attenzione per il pedone sia, in realtà, solo di facciata (giorni fa un disabile è morto cadendo dalla sua carrozzina a causa del fondo sconnesso di una strada; a via Diaz ci sono crateri pericolosissimi, in una strada molto frequentata anche dagli studenti del Liceo Artistico. Se vogliamo aspettare la tragedia…).
“ Se pianifichiamo le città per auto e traffico, avremo auto e traffico. Se le pianifichiamo per le persone e i luoghi, avremo persone e luoghi “
Vogliamo una città a misura di automobile? Siamo sulla strada giusta (ovviamente senza marciapiedi).
di Raffaele Di Marcello