A due anni esatti dalle ultime violente scosse della sequenza sismica 2016/2017 che ha segnato la vita di migliaia di persone del cratere sismico del Centro Italia, bisogna chiedersi quale trasformazione abbia subito questo Paese negli ultimi decenni. Lo stesso Paese che ha saputo risollevarsi dalla devastazione del dopoguerra, creando le condizioni per il cosiddetto “Boom economico”, ora non riesce a gestire le procedure di ricostruzione post sisma. In alcune aree – nel teramano – non riesce sostanzialmente ad avviarle. Eppure le condizioni socio-economiche, benche? non floride, sono notevolmente diverse. Ci dicono, da piu? fonti, che i finanziamenti per la ricostruzione siano disponibili. Allora dov’e? l’intoppo? Forse nella mutazione antropologica degli Italiani, che si traduce nella assunzione di provvedimenti da parte degli attori coinvolti senza alcuna valutazione dei bisogni e dei diritti dei terremotati?
Mutazione
– che ha portato la Regione Abruzzo ad acquistare centinaia di appartamenti, un regalo ma non per gli sfollati che verranno “deportati” e nemmeno per la citta? di Teramo e gli altri Borghi interessati che saranno sempre piu? svuotati;
– che ha portato la struttura commissariale e i tre Commissari che si sono succeduti, con la produzione a raffica di Ordinanze contraddittorie e di difficile interpretazione a negare il diritto, costituzionalmente garantito, alla tutela della proprieta? privata a quei cittadini che, con indicibili sacrifici, hanno acquistato il loro alloggio da Enti che avendo mantenuto la maggioranza catastale – con modalita? poco chiare – gestiscono la ricostruzione di questi condomini misti negando ogni coinvolgimento dei proprietari;
– che ha portato la Protezione civile, responsabile della redazione di schede AEDES, il 30% delle quali risulta incongruo (il dato e? noto a tutti ma non si evidenzia alcuna volonta? di porvi rimedio) a continuare l’elargizione del Contributo di Autonoma Sistemazione che con le sistemazioni alberghiere degli sfollati comporta una spesa non trascurabile per le casse dello Stato, piuttosto che velocizzare la ricostruzione;
– che ha portato l’USR Abruzzo ad istruire due sole pratiche al mese, numero molto ad di sotto di quelli degli USR delle regioni confinanti che pur non brillano per senso di responsabilita?.
Puo? essere la soluzione la sostituzione della dirigenza con quella attuale, oltretutto?
La mutazione antropologica che riguarda anche gli sfollati, trasformati in sudditi incapaci di esprimere il disagio e rabbia, ha portato l’Amministrazione comunale precedente a puntare sul gran numero di sgomberi per risollevare l’economia di questa citta? (forse?). Non considerando che l’ingente finanziamento non aumentera? la sicurezza degli edifici sgomberati, alla luce delle ordinanze predette che legano gli importi effettivamente utilizzabili al danno dimostrabile e non alle schede AEDES.
Ha senso mantenere queste classificazioni di danno alto che avranno un iter piu? lungo, non rivalutando le schede incongrue, per vedere questi edifici tra dieci/quindici anni, solo “ripitturati”? Non considerando la conseguente emergenza abitativa, esplosa nei mesi scorsi, quando l’Amministrazione ha gestito con difficolta? i casi di sfratto, saliti agli onori della cronaca.
La soluzione a queste problematiche puo? realizzarsi solo con una rivoluzione culturale che porti:
? all’assunzione di responsabilita? sociale di ognuno degli Operatori coinvolti che svolgera? il suo compito nella consapevolezza che da esso dipendera? la ricostruzione fisica e sociale della citta?.
? al superamento della Democrazia rappresentativa con l’affermazione vera della Democrazia partecipativa che impedira? di compiere scelte sulla testa dei portatori di interesse e favorira? il loro coinvolgimento pieno.
Quanto dobbiamo aspettare ancora?
Anna Di Ottavio