Il famoso romanzo “L’infanzia di Gesù” di J.M. Coetzee narra il rapporto tra un «padre» e un bambino Ma in realtà è una riflessione sul mistero dell’umano. E sulle domande del Vangelo. E pone un interrogativo irrisolto: se Gesù venisse oggi sulla terra lo riconosceremmo ?  Che cosa accadrebbe però oggi, se ci trovassimo di fronte a un bambino, caparbio più di un mulo, che rifiuta ogni convenzione e risposta confezionata dagli adulti, persino dall’unico adulto che dovrebbe ascoltare, un vecchio che lo sta conducendo da sua madre? E ancora: a chi conosce un po’ i bambini e ha voglia ascoltarli, questo non sembra l’identikit di qualsiasi bambino? Certo David è molto intelligente e incorruttibile e profondo. David è l’unico bambino di cinque anni a cui, per imparare a leggere, viene proposto il Don Chisciotte e il riconoscimento del fantastico. Ma di fatto è proprio la sua durezza cristallina che catalizza solo le grandi domande. Coetzee racconta sì un viaggio, un’iniziazione, uno scambio di verità tra un uomo e un bambino. Ma racconta soprattutto un mistero: il piccolo David è tutto purezza e efficacia, come solo un piccolo profeta misterioso potrebbe essere. Oppure siamo noi che lo vediamo così perché noi umani imperfetti, portatori e insieme uccisori di verità, abbiamo bisogno di purezza e efficacia insieme? Sono le stesse domande che si saranno fatti i Dodici, quando sono stati chiamati a seguire Cristo? Sono le stesse domande che si sarà fatta la sua stessa madre, pur avendo ricevuto la visita di un angelo che le aveva preannunciato quanto di eccezionale stava per accaderle? Sono soprattutto le stesse domande che si sarà posto Giuseppe, il padre, l’unico che nel Vangelo non parla mai, al contrario di tanti padri di oggi, che reggono il ruolo in modo così incerto da doverci scrivere ad ogni passo un racconto o un romanzo sopra?

Certamente i Re magi non sarebbero venuti. Come avrebbero fatto a seguire la stella se le luci delle metropoli in cui abitiamo illuminano la notte molto più del giorno. Neanche i pastori sarebbero venuti. Si sono piegati alle esigenze del mercato, allevamenti intensivi, carni in vitro, lana sintetica  e l’annuncio di una “grande gioia” fatto da un serafino della settima gerarchia li avrebbe probabilmente commossi ma solo per un attimo. Ma quell’annuncio sarebbe rapidamente inghiottito dal flusso incessante di mail e notifiche. Non ci sarebbero più stati neanche il bue e l’asinello. Tutti sanno che da molto tempo sono scomparsi dai campi sostituiti con i droni agricoli guidati da algoritmi che ottimizzano i rendimenti delle fattorie verticali. Neanche oso nominare la stalla o la mangiatoia. Chi si ricorda ancora di cosa siano una stalla o una mangiatoia? E come ignorare che assolutamente non soddisfano alle norme sanitarie vigenti in materia di ospitalità, gestazione e parto ? E qualche laico illuminato avrebbe consigliato a Maria di abortire. La povera piccola aveva solo sedici anni e non aveva idea di chi fosse il padre. I suoi discorsi erano piuttosto confusi. Fuggendo, aveva trovato la protezione di un uomo appartenente a una buona famiglia cattolica. Quell’uomo aveva grandi capacità ma non aveva voluto studiare al Politecnico e neppure in un Mba. Era innamorato di un materiale molto poco innovativo: il legno. Desiderava fare il carpentiere nell’epoca dei palazzi di vetro intelligente. Lui stesso, non sapeva tanto bene se credeva in Dio. E in quella storia dell’annuncio.  Tanto più che altri, che in quei tempi parlavano molto di Dio, volevano la morte di quel bambino che stava per nascere.

Poi aveva incontrato lei, Maria, l’improbabile. La vide e una specie di fede disperata si era improvvisamente impossessata di lui di fronte alla sua bellezza rigata di lacrime. Avevano trovato quella casa abbandonata, con i vetri rotti, in un posto sperduto e disabitato. Bene o male, riuscivano a scaldarsi. Senza bue. Senza asino. Senza pastori né magi. Dove potevano di nuovo vedere le stelle. Non avevano più nient’altro: le stelle e il loro amore, e le loro mani, per ricominciare a splendere. Le possibilità che avevano erano molto scarse. Ma Giuseppe aveva riparato il tetto, tappato i buchi, fatto una culla . E quando il viso del bambino apparve sotto il volto esausto e sublime di sua madre, egli seppe che bisognava reinventare per lui il cielo e la terra.