TERAMO (fuori dal coro) Walter Cori – Per una volta, almeno, mettiamoci nei panni di chi ha posto sotto sequestro il “Delfico” perché non sicuro dal punto di vista statico. L’ordinanza, in composizione collegiale, ha un solo fine: tutelare i 1.200 studenti della scuola ed il corpo degli insegnanti, delle dirigenti e delle altre categorie che vi operano. C’è un’anomalia che si contrappone alla triste realtà ed è legata al fatto che sono almeno 5 anni che lo status strutturale è identico: perché soltanto oggi l’ordinanza firmata dal tribunale di Teramo che ha fatto scattare l’immediata evacuazione? La città di Teramo ha convissuto con una situazione potenzialmente così tanto drammatica per così tanti anni? C’è chi può asserire il contrario? Sinceramente se “prevenire è meglio che piangere dopo“, appare anacronistico affermare, almeno oggi, che il Delfico non era da “chiudere”.
TERAMO (il coro) Elso Simone Serpentini – E’ sbagliato. Non era da chiudere. Non c’è nessun pericolo concreto. Come ho scritto e detto in interviste, ci si è basati solo su una lettura ed analisi di una ispezione avvenuta nel 2019 dicendo che alcune “prove” non erano state fatte e che bisognava farle per essere certi. La cosa più semplice era fare le prove tecniche e le indagini, non durano più di 15 giorni, e, se negative, sequestrare. Non si può sequestrare preventivamente, con tutto ciò che comporta, solo perché non sono stati fatti certi esami, che si potevano e dovevano fare, al massimo.
Nei panni di chi ha disposto il sequestro, semplicemente non avrei sequestrato. Per scrupolo, ma proprio per scrupolo, avrei ordinato una perizia vera, un sopralluogo, non un esame delle perizie precedenti, ritenute non complete. Un esame solo cartaceo. Si sono solo esaminate delle carte. Non si è fatto nessun sopralluogo e la provincia non ha acquisito e perciò esibito la relazione di fine lavori fatti nel 2019.