L’AQUILA – “Difficoltà nel trasportare i prelievi organici presso il Laboratorio Analisi del PO di Sulmona e a effettuare il recupero di farmaci presso il locale ospedale e presso la farmacia esterna; impossibilità a continuare l’attività di fotocopiatura delle cartelle cliniche richieste dai detenuti; difficoltà a movimentare i detenuti non deambulanti nei vari settori dell’istituto; inevitabile peggioramento delle condizioni di lavoro del personale infermieristico e medico già ampiamente sotto organico; attività di sanitizzazione e sanificazione praticamente azzerata; estrema difficoltà per il personale di Polizia Penitenziaria nella predisposizione di diari clinici e certificazioni in vista delle traduzioni presso luogo esterno di cura. Il tutto con inevitabile, drammatico riverbero nei confronti di tutti gli attori carcerari siano essi operatori che detenuti”. La denuncia arriva dal Segretario provinciale UIL PA L’Aquila Mauro Nardella, che descrive “solo alcune delle tante deficienze subentrate a seguito del mancato rinnovo della proroga degli operatori socio assistenziali all’interno delle carceri nazionali in generale e abruzzesi in particolare. Deficienze che vanno ad aggiungere acqua bollente sul cotto dettato dalla penuria di medici ed infermieri” e la cui drammaticità è stata ampiamente dibattuta nel corso del congresso nazionale della UIL PA Polizia penitenziaria in corso di svolgimento.

“Credevamo che il peggio fosse passato ma quello che si è vissuto in questi primi quindici giorni di giugno ha il sapore amaro di una beffa che ci auguriamo finisca presto. Il tutto prima che l’emergenza nella quale il sistema sanitario penitenziari è andato calandosi si trasformi in autentico tracollo – afferma, amareggiato, il neo eletto segretario -. Abbiamo cercato in tutti i modi di venire a capo dei motivi che hanno portato alla mancata proroga di quella che si è rivelata essere figura determinante per la sopravvivenza carceraria. Ad oggi, però, siamo ancora senza risposte. Di fronte ci ritroviamo ora la disperazione di chi per quasi due anni ha fatto sì che le carceri, e di conseguenza lo Stato, sopravvivessero alla pandemia e oggi non sa dove sbattere la testa privato, così com’è, di certezze, ovvero di quelle condizioni poste alla base della loro sopravvivenza professionale e personale”.

“Cosa dire poi della pericolosa strada intrapresa nello scenario generale di una realtà qual è il carcere che fonda gran parte del suo regime oltre che sulla modalità di espiazione della pena anche e soprattutto sull’assistenza sanitaria? Preoccupa il silenzio assordante della politica in generale. Eppure di denunce ne sono state fatte tante. Ci si chiede a tal proposito dove andrà a parare chi aveva l’obbligo non solo morale di intervenire e non lo ha fatto. Ora è giunta l’ora di dire basta – tuona Nardella nella lettera aperta rivolta agli interlocutori –. Siete ancora in tempo per mettere una toppa alla falla createsi ma bisogna che facciate presto, molto presto. Fatevi immediatamente carico, e prima che sia troppo tardi, della difficilissima situazione nella quale sono andati ulteriormente a finire i penitenziari. Rimediate in maniera responsabile a ciò che c’è di più pericoloso per un carcere vale a dire il CAOS e, ripeto, prima che sia troppo tardi”, è l’invito che Nardella rivolge direttamente da Roma a tutti gli attori competenti, politici e amministratori della Cosa Pubblica.