“Tu puoi, fratello mio, non credere in Dio, ma Dio non cesserà mai di credere in te.” Domenica 16 giugno 2002, oltre un milione di persone si ritrovano, gomito a gomito, nell’abbraccio del colonnato del Bernini e lungo tutta via della Conciliazione per partecipare alla celebrazione di canonizzazione di Padre Pio da Pietrelcina fortemente voluta e celebrata da Giovanni Paolo II.
Roma sembrava imbevuta di luce divina. La felicità pervadeva l’animo di tutti, vecchi, giovani, donne, bambini. Un fiume di fedeli applaudiva al grido di “Viva Padre Pio”. Molti piangevano per la commozione. Il sole brillava di luce soprannaturale. Piazza San Pietro era stipata fino all’inverosimile quando il Santo Padre, Giovanni Paolo II, ha dato inizio alla solenne cerimonia. Padre Pio, da tempo già santo per la gente, veniva ora proclamato Santo dal vicario di Cristo. Francesco Forgione, figlio di poveri contadini, nato in un umile casetta a Pietrelcina, dopo essere divenuto sacerdote tra le schiere del poverello di Assisi e di aver fecondato con l’amore di Cristo il cuore di un numero incalcolabile di fedeli, era così additato dal Sommo Pontefice quale luminoso esempio di virtù a tutta la Chiesa universale. Se pur il caldo era asfissiante, con un termometro che misurava 40 gradi circa, tutti erano felici di poter onorare Padre Pio e di ringraziare il Signore per il grande “dono ricevuto”.
Nel protocollo di una celebrazione solenne e ufficiale, l’affetto di Giovanni Paolo II per Padre Pio spinge il Pontefice a staccarsi dal protocollo per dare voce al cuore, lasciandosi trasportare nel ricordo verso il suo incontro con il santo frate. A fatica, dopo i riti di introduzione, Giovanni Paolo II pronuncia in latino, la formula di rito: “…Con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dichiariamo e definiamo Santo il Beato Pio da Pietrelcina” . Durante l’omelia, con voce affannosa, talvolta poco intellegibile, il Papa riflette a voce alta sul significato di questa canalizzazione: “Quanto attuale è la spiritualità della Croce vissuta dall’umile cappuccino di Pietrelcina! Il nostro tempo ha bisogno di riscoprire il valore per aprire il cuore alla speranza. In tutta la sua esistenza, egli ha cercato una sempre maggiore conformità al Crocifisso, avendo ben chiara coscienza di essere stato chiamato a collaborare in modo peculiare all’opera della redenzione. Senza questo costante riferimento alla Croce non si può comprendere la sua santità”.
Una riflessione da cui scaturisce una esortazione che vale soprattutto per i Vescovi, soprattutto quelli pagani che adorano il denaro corrotto, quelli attaccati al potere, schiavi della vana gloria, quelli che amano contornarsi di schiere di servi e peccatori che vivono oggi in ginocchio domani all’inferno: “Possa il suo esempio animare i sacerdoti” .
Padre Pio è Santo, ma i suoi figli spirituali e tanti suoi devoti sparsi nel mondo, per sentirlo ancora più vicino alle loro necessità spirituali e materiali, continuano ancora a chiamarlo “Padre”. Pochi giorni fa l’autorevole Corsera si è chiesto come mai più di 5 milioni di persone ogni giorno prega Padre Pio. Come mai, in un’era di clamorosi progressi scientifici e tecnologici, un povero fraticello che aveva una fede semplice e disadorna, una fede quasi banale nella sua semplicità, è ancora seguito, amato, invocato da milioni di persone in tutto il mondo. Lascia perplessi . Un uomo semplice, schivo, ripetitivo, per molti anni rimasto in silenzio, che non ha mai viaggiato, con poca cultura, burbero, a molti anni dalla sua morte ancora muove masse di persone mai viste. Lascia interdetti. Se, a più di 50anni dalla morte (23 settembre 1968) più di 50mila siti internet parlano di lui, ogni trasmissione, sceneggiato, giornale, libro che parla di lui diventa un caso per i record di ascolti e di vendite, delle domande dovremmo porcele. Dio ha voluto darci un santo per l’era del web ? Eppure, la sua era una fede semplice, quasi di altri tempi, fatta di poche cose essenziali: preghiere, messe, rosari. Poco più. Nel suo confessionale, si sono inginocchiate almeno due milioni di persone di ogni continente. Quella di Francesco Forgione era una fede che a molti appariva superata, retrograda. Eppure ancora oggi, nel millennio della “Grande Rete”, la fede di questo frate affascina e commuove persone dei cinque continenti. A qualsiasi razza o cultura appartengano. Ed è il Santo più amato dai giovani dopo San Francesco di Assisi.
Ma, perché, tante persone e tanti giovani lo seguono ? E se approfondendo un pò, solo un poco, scoprissimo una persona completamente diversa dall’immagine che viene proposta dai mass media. Un frate innamorato di Cristo che sapeva che Dio era concretamente presente accanto a lui, e con cui parlava a tu per tu, con confidenza. E se leggendo un pò di lui, solo un poco, ci stupisse la tenerezza che aveva verso tutti, altro che quel personaggio scontroso e rude. E se ai giovani – che si allattano le palle dentro i riti di una chiesa moscia, spenta, grigia, malinconica – piacesse proprio quel suo modo di vivere la fede, come una cosa concreta, intensa, gioiosa, vera, e non astratta ? E se la gente –che si allontana da una Chiesa corrotta e complice del peccato diBecciu e dei suoi compari sparsi anche nelle piccole diocesi – volesse una Chiesa semplice e vera, quella del Vangelo, quella di Francesco. Come mai la sua fede, la fede umile e semplice che aveva mantenuto attraverso faticosissime prove, a 53anni dalla morte è mostrata ancora oggi come esempio ai cristiani.
E’ semplice. Perché la sua vita fu una risposta ad una vocazione. Fu una missione. Un gesto di amore per il Signore. In lui i giovani trovano un riflesso della bellezza di Dio. La misericordia. Ma anche la penitenza. Dopo don Milani e don Mazzolari, e prima di don Tonino Bello, che hanno anticipato il Concilio con la loro predicazione e le loro lezioni dirompenti, profeti di una Chiesa in riforma, Padre Pio rappresenta una tipologia particolare di sacerdote, dedito all’ascolto e alla confessione, vicino a tante persone ammalate e bisognose di conforto. Aveva capito che alla gente andava data anche la possibilità concreta di fare esperienza di ascolto e di sollievo. Le persone andavano da lui per chiedergli miracoli, gesti taumaturgici, e la fede . Oggi ad alcuni vescovi si chiede potere, posti non meritati, ricchezza e si offre complicità nella corruzione. Con il silenzio complice delle comunità.
Lui rispondeva sempre: “Non sono io a fare i miracoli, io sono solo un umile frate che prega”. Preghiera, celebrazione della messa, confessione dei pellegrini hanno costituito la quotidianità del santo per cinquant’anni. Alla semplicità della sua vita, tuttavia, si sono accompagnati doni spirituali ed esperienze mistiche, tutti di carattere soprannaturale. Ben prima che la Chiesa lo proclamasse Santo, il frate di Pietrelcina godeva già di una devozione popolare. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia. E ancora una volta era una profezia.