14 giugno 2019, una data importante per uno dei giocatori italiani più talentuosi del Basket moderno, Christian Di Giuliomaria. Il gigante compie 40 anni, raggiunto al telefono lo troviamo in viaggio verso Roma per festeggiare il compleanno in famiglia, visto che anche il papà Stefano è nato lo stesso giorno, come esordisce lui “Vado a festeggiare un compleanno di 104 anni!” e dalla battuta si capisce come per il gigante di 2.10 cm, il concetto di Famiglia sia una cosa seria e importante un valore da preservare a tramandare ai suoi tre figli. Giocatore immenso, sia di carattere, cuore che tecnica, negli anni ha raccolto e dato molto al Basket italiano in tutte le piazze dove ha giocato. Aggiungiamo noi, se non avesse avuto degli infortuni importati, sarebbe nella All of Fame del Basket internazionale e sarebbe stato dopo Esposito uno dei primi giocatori italiani in NBA. Una stagione e mezza con la casacca farnese, ha lasciato un ricordo indelebile nella curva, ma soprattutto umano nella gente di questo piccolo borgo abruzzese. Definito da coach Millina un giocatore completo e uno dei pochi che gli ha insegnato il Basket, fa parte di quel gruppo di pazzi professionisti ed eroi che dalla bolgia di San Vincenzo ci fecero esclamare “Uscimmo dagli inferi a rimirar il Sole e le altre Stelle!”. A cui auguriamo ogni bene nel proseguo della carriera da allenatore.

Ciao Chrì come stai!? Rompo subito il ghiaccio, 40 anni non un traguardo sportivo, ma è una buona fetta di vita spesa per la Pallacanestro. Come ti senti!?

Ciao Nic, tutto bene! Te!? Sono 104 visto che sto andando a Roma a festeggiare il compleanno di babbo tutti insieme. Mi sono svegliato con gli stessi dolori che avevo a 39 anni e 363 giorni! È cambiato poco. Parliamoci chiaro; non mi sento un quarantenne, fisicamente mi sento bene, anche se l’intervento al crociato di maggio è un’altra pietra miliare in questa carriera. Tutto apposto anche il post operatorio recupero ottimo, però lo posso dire che ho appeso le scarpette al chiodo, come si dice in gergo.

Non sapevo nulla… sono contento che la ripresa sia stata ottima!

Grazie! Ma già sono in movimento per questi nuovi 40 anni! L’anno scorso ho preso la tessera per allenare fino in Serie A, collaboro e alleno già nel Progetto Giovani Cantù… in pratica come da giocatore non mi fermo mai! Sono riuscito anche a giocare in Serie C con mio figlio Jona…

È vero! Sei uno dei pochi giocatori che può vantare quest’importante traguardo!? Vale più di uno scudetto o di una promozione? Che sensazioni nascono in testa e nel cuore!

È nato tutto da una battuta con lui: “Papà ma quando smetti – Beh babbo quando inizi tu a giocatore!”. Ed era un traguardo che mi ero prefissato in testa e ho voluto col cuore. Un desiderio mio ma credo, anche un bel traguardo anche per lui. Al di fuori dello sport, un mattone importante nel nostro rapporto di padre e figlio. Poi portando il mio numero di maglia in Campionato, mi ha fatto un regalo, come mio padre è un esempio per me nella mia vita, credo che anch’io lo sia per lui come per il fratello e la sorella, e questo riempie molto soprattutto quando finisce il parquet e il rumore della retina in campo. Beh poi in spogliatoio e in campo lo tratto come un qualsiasi altro giocatore, invece vederlo giocare come alle finali nazionali a Milano è tutta un’altra storia. Non ti nascondo che nelle tre partite giocate da lui, l’occhio lucido è arrivato spesso anche a 2.10 cm di altezza! Che poi è la stessa sensazione che ho quando vedo Elia che gioca a calcio e Giulia che gioca a pallavolo… ogni padre ama vedere i propri figli affermarsi con sudore e sacrificio in quello che credono sia il loro percorso, poi come ogni padre spero diventino quello che desiderano… Con Jona la sensazione forse è più forte praticando lo stesso sport!

Se possiamo parlare di bilancio Chrì, il tuo come lo vedi, ad ora hai veramente chiuso un cerchio, sei partito da Cantù e ci sei tornato per un nuovo inizio…

Bilancio sicuramente positivo, effettivamente pesando al presente mi vien da dire che ho chiuso un cerchio, ma come tutti quelli che vogliono fare questo mestiere di allenare e formare ragazzi, si sa che ci sarà anche un giorno che si tornerà a viaggiare per l’Italia… Poi a riflettere, se avessi avuto meno infortuni, a livello sportivo sarebbe stato sicuramente diverso, anche di risultati personali, però alla fine davanti allo specchio dico “Cazzo se ho vissuto!”. La prima cosa importante, dopo il lavoro e la professionalità, sia emozionarsi ed emozionare: in questi anni di sport credo di non aver buttato via nemmeno un giorno, non ho subito mai gli eventi, fa parte del mio carattere, anche a Campli ho dato tutto, come se fosse una Serie A e ho ricevuto tanto dalle persone, soprattutto fuori dal PalaBorgognoni e ho sempre vissuto con trasporto le vicende sportive e di vita quando ero li! Sicuramente ho vissuto tutto senza tirarmi indietro ne nascondermi nel bene o nel male.

Ma detta tra noi, una cosa che non rifaresti e una che rifaresti ancora per 1000 volte ancora!?

Ce ne sarebbero di diverse, ho ancora qualche demone che qualche volta di notte torna e mi parla… però alla fine non si può tornare indietro si può solo guardare avanti cercando di non commettere gli stessi errori ricordandosi che “il futuro passa per il presente”, riconoscendoli quando sono stati fatti e avere l’umiltà e la sincerità mentale di chiedere scusa quando è ed è stato necessario, come ho sempre fatto. Credo e spero, con i 40 anni sulle spalle, di non fare errori, ma so che è impossibile, però lavorare con convinzione e serenità su un progetto aiuterà sicuramente a mantenere dritta la via.

Christian a sentirti credo che la famiglia per te occupi un posto e un valore importante, in questi anni come è stato essere il padre di tre figli e marito, giocando sempre ad alti livelli in Italia e in Nazionale?

Io sono molto legato ai miei genitori, a mia moglie e fin da giovane adoravo i bambini. Ho avuto la fortuna di incontrare la donna della mia vita, giovanissimo e sono diventato padre grazie a lei di tre splendidi ragazzi. Dagli inizi della mia carriera, come dico sempre, è sempre interessato arrivare prima ai ragazzi che agli adulti, che poi gli atleti in una certa fase dello sviluppo diventano dei veri e propri esempi da seguire quasi al pari dei genitori. Mi viene da rispondere che è stato semplice fare il padre giocatore, ma non è vero. Un ruolo fondamentale lo ha giocato e, continua ad averlo mia moglie, che ha avuto l’intelligenza tipica femminile di mettersi con sacrificio e cuore nel doppio ruolo di moglie e madre non facendo mancare nulla ai ragazzi ed essendo sempre presente con me, anche negli anni importanti della Nazionale. Anche perché in quegli anni non avendo i nonni vicino, assolutamente ha cresciuto i figli da Wonder Woman. Un grazie sentito a lei, ti faccio l’esempio di quando per via degli infortuni ho dovuto ricominciare quasi tutto da zero e lei con tanto amore e sacrificio ha cresciuto i figli e gestito me, facendomi recuperare a pieno mentalmente, tanto che sono tornato più forte e sono riuscito a riprendere il giro della Nazionale e fare Campionati importanti uscito da Udine, prima a Sassari e poi Roseto.

A proposito di Sassari, ho visto che sei andando a vedere gara 1 della finale scudetto contro Venezia, il cuore spaccato a metà?

Guarda come dico in ogni intervista Sassari è una società e una piazza che ringrazierò a vita perché ci andai a giocare dopo mille difficoltà fisiche, mi accolsero e aspettarono come fossi un figlio… da lì è ripartito tutto! Venezia è quell’amore che non ti fa dormire la notte, quello che ti fa bestemmiare incazzare, quello che ti fa toccare il cielo con un dito. La Reyer è una tempesta di emozioni che mi fa battere il cuore. La piazza di Venezia non è per tutti è travolgente, sugli spalti mi trovavo in difficoltà. Credo come finale sia un bel casino entrambe le squadre hanno dimostrato di poter far tutto… una serie completamente aperta anche se la Reyer è costruita per vincere, è quasi un’armata a mio avviso ma è lunga la storia della finale!

Parlando in generale del Basket Italiano è un sistema che funziona o siamo davanti a un crollo verticale di un modello che non ha mai ingranato!? C’è la possibilità di trovare un punto di reboot del sistema!?

Io lo dico da diverso tempo, che c’è secondo me la necessità che tutti si siedano attorno ad un tavolo per parlare e analizzare che il movimento è costituito da società che spendono e spandono, poi si perdono nelle promozioni in Serie A, società che falliscono, piazze storiche che hanno cronicamente bisogno di progetti seri e che la Lega sia vicina. E parliamo di tutte le serie dalla D alla A, al di là di tutto tutti dovrebbero aprire gli occhi e capire. Ci sarebbero mille discorsi da fare, considerare per rigenerare la situazione. Il primo che mi viene in mente è di tornare a un professionismo puro, la parola dilettante non deve esistere a qualsiasi livello, occorrono strutture incentivi e istruttori qualificati e qualificanti per i ragazzi, bisogna fare sport non per creare campioni e monetizzare, bisogna fare sport per crescere ragazzi e ragazze che diventino uomini e donne con la testa sulle spalle e capiscano cosa significa essere sportivi… poi se questo sistema si crea arriveranno anche i campioni e gli atleti di primo livello. Ma tutto parte dai ragazzi e le basi che istruttori, coach preparatori atletici insegnano devo essere formanti per creare atleti consapevoli.

Sempre parlando d Di Basket, tanti dicono che “il basket in Italia è da rivedere…” la Nazionale ha il compito anche di rivitalizzare il movimento!?

Io grazie a dio in Nazionale ci sono stato, ho incrociato Messina, Tanjevic, Carlo… poi gli infortuni mi hanno fatto perdere il giro, ma ti viene da dire come in Politica “le cose facili sono le più difficili da fare”. Abbiamo sicuramente un problema vivai in Italia, che dipendono anche da quanto le società investano sul settore per formare ragazzi e cercare di creare atleti e giocatori italiani, poi c’è il mercato che ormai offre qualsiasi soluzione fuori Italia… ma comunque è un discorso troppo ampio ci facciamo notte! Di base come dicevo prima “il dilettante” non ci deve essere e parlo di formatori preparatori allenatori tutti, bisogna strutturare tutto soprattutto i vivai con gente che sa cos’è il Basket e lo sa trasmettere e insegnare ai più giovani, da li si può creare un mattone serio per ricostruire tutto. Non si può tirare la cinghia e risparmiare lì dove c’è letteralmente il futuro di questo movimento.

Guarda Chrì grazie per la disponibilItà, un’ultima battuta, così sto gufo al telefono te lo togli e viaggi tranquillo, l’Abruzzo tra Roseto e Campli è un pezzo di vita!?

Ma figurati ho appena passato Firenze, ce n’è ancora di strada! Abruzzo ultima battuta, mi fai ridere, un pezzo importante di me! A parte che da bambino Cologna Spiaggia rappresentava la mia vacanza estiva post scuola, la prima esperienza è sicuramente la Roseto di Martinelli con Abdul Rauf e altri che ancora oggi forse viene ricordato come una delle migliori annate, ricordo tutto e tutte le persone, un roster fantastico facemmo cose eccezionali. Poi Campli in questi ultimi anni, un’esperienza che ricordo con piacere. Sempre detto che se era più vicino a casa mia, per quello che si era creato con Millina e con lo spogliatoio credo proprio che avrei giocato da voi fino ad oggi! Ho un grande rammarico nel non essere potuto rimanere, credo che quel gruppo si sarebbe tolto ancora più soddisfazioni e avrebbe restituito a Campli qualcosa di ancora più importante, anche a livello di pubblico. Poi la vita va così, anche il territorio ha ricevuto delle serie batoste. Ho lasciato persone ed affetti da voi e mi vengono in mente tante persone ne dico alcune e non me ne vogliano altre, Caterina e Orlando con la figlia Azzurra, Marianna e Fabiola come tutti voi della società che c’eravate tutti i santi giorni.

Vabbé te lo chiedo: i prossimi 40 anni che progetti porteranno!?

Beh voglio diventare un allenatore importante, con umiltà lavoro e sacrificio cercherò di fare i passi giusti… mi piacerebbe allenare seriamente e in maniera costruttiva per trasmettere tutto il buono che mi hanno insegnato tutti gli allenatori che ho incrociato nella mia vita da giocatore, lo voglio fare con i tempi giusti e con le mie idee cercando di essere sempre all’altezza! Un abbraccio forte!

UFFICIO STAMPA UNIONE SPORTIVA CAMPLI BASKET 1957