TERAMO – Sono trascorsi 33 anni da quel 17 maggio del 1990 quando L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definitivamente rimosso l’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali, dando il via a un percorso culturale, oltre che scientifico, di normalizzazione. La cronaca, la politica, i numeri, però, ci dicono che quella strada è ancora lunga.
Nel periodo che va da Aprile 2022 a Marzo 2023 omofobia.org ha documentato nel nostro Paese 115 episodi di odio e di violenza che hanno colpito 165 vittime. Più della metà di questi episodi è denunciata da uomini gay, il 15% da persone trans. Tuttavia questa fotografia rappresenta solo la punta dell’iceberg, trattandosi di dati parziali che inevitabilmente non registrano il sommerso: tante e tanti preferiscono non esporsi per motivi diversi. Il 10% delle violenze avviene a scuola o sul lavoro. Nell’ultimo anno, inoltre, si registra un picco di episodi di violenza nei mesi di febbraio e marzo, quando il dibattito pubblico si è acceso colpendo in particolar modo le famiglie arcobaleno, che si sono viste private del riconoscimento genitoriale per espresso volere di un Governo che ha intimato ai sindaci di interrompere le registrazioni.
Secondo Pancrazio Cordone, Segretario generale della CGIL di Teramo “Il dibattito politico spesso degenera in caccia al nemico, lo dimostra anche l’episodio infamante che è accaduto a Teramo solo pochi giorni fa a un nostro concittadino. Il linguaggio d’odio porta altro odio ed è una responsabilità che politici e media devono assumersi. È stato così per la legge Zan, è così oggi per le famiglie arcobaleno ed è così in ogni campagna elettorale. Questa catena deve interrompersi”.
Mauro Angelozzi, referente dello Sportello Nuovo Diritti, dichiara: “L’Italia è un paese che parte in svantaggio rispetto alla discriminazione: mancano diritti fondamentali come il matrimonio egualitario, il riconoscimento alla nascita dei figli di coppie omogenitoriali e una legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo, lacune che ci pongono come fanalino di coda in Europa. Vogliamo azioni concrete per sopperire a questa mancanze. Vogliamo piana attuazione dell’art. 3 della Costituzione, vogliamo che siano allargate le maglie della tutela per lavoratori e lavoratrici estendendo le garanzie anche all’identità di genere. Chiediamo che siano attuate le norme previste dai nuovi CCNL che prevedono la possibilità di una carriera alias per il dipendente pubblico. Chiediamo che gli enti pubblici sul nostro territorio aderiscano alla rete anti-discriminazioni delle pubbliche amministrazioni (Rete RE.A.DY.), come già fatto dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Vasto. Chiediamo infine ai sindaci e alle sindache azioni concrete per rispondere alle esigenze della comunità LGBTQIA+” – La Segreteria della Camera del Lavoro di Teramo –