TERAMO – Dopo oltre un anno di pandemia all’emergenza sanitaria si accompagna sempre più quella economica e sociale. A dimostrarlo sono i dati dell’assessorato al sociale del Comune di Teramo che parlano a oggi di ben 1.817 nuclei familiari beneficiari del reddito di cittadinanza, di cui circa 600 in carico al Comune e il resto ai centri per l’impiego. Un numero che, in appena sei mesi, è di fatto raddoppiato. A ottobre 2020, infatti, i nuclei percettori del Rdc nel comune di Teramo erano 900, di cui circa 400 in carico al Comune e il resto ai centi per l’impiego. Dati che confermano come quella che per molte famiglie, a inizio pandemia, era una fragilità temporanea, adesso si sta trasformando in povertà strutturale. “Da novembre a oggi il numero di richieste per il reddito di cittadinanza è aumentato esponenzialmente – conferma l’assessore al sociale Ilaria De Sanctisci sono molti nuclei familiari che sono rimasti senza lavoro e in una città dove non c’è una forte economia industriale, ma le persone sono occupate essenzialmente nei servizi, nel terziario, nella ristorazione, la pandemia ha portato a un aumento della povertà strutturale. Quello che mi ha colpito maggiormente è l’aumento delle richieste di aiuto per trovare un nuovo impiego, e ci troviamo in una fase dove c’è ancora il blocco dei licenziamenti. Siamo molto preoccupati per quello che potrà succedere in futuro“.
Strette tra l’emergenza sanitaria e la crisi economica sempre più famiglie si trovano a gestire problemi di emergenza abitativa o a chiedere un aiuto per il pagamento delle bollette. “Come Comune abbiamo cercato di far fronte alle richieste di aiuto non solo attraverso i tre bandi per i buoni spesa, con una misura rivolta alla difficoltà emergenziale e una alla povertà strutturale – aggiunge l’assessore – ma anche con altre misure di sostegno come l’assistenza domiciliare per i minori e quelle che eroghiamo normalmente. Importante è stata anche la collaborazione con le associazioni come la Caritas che ha evitato a molte famiglie di ritrovarsi senza un tetto. Ma si tratta di misure limitate nel tempo“. La paura, dunque, è che dopo l’emergenza sanitaria scoppi una vera e propria emergenza sociale – ANSA –