TERAMO – Ferma presa di posizione del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria dopo le dichiarazioni rilasciate dal garante dei detenuti, Monia Scalera, e dal presidente della Commissione regionale sanità e politiche sociali, Paolo Gatti, a seguito della recente visita al carcere Castrogno di Teramo. “Nel carcere di Teramo, negli ultimi quattro mesi dell’anno, si sono vissute, in poco tempo, giornate incandescenti, le ennesime, con buona pace di chi continua a nascondere la realtà dei fatti violenti che accadono periodicamente, mettendo la testa sotto la sabbia e addirittura affermando che c’è chi ingigantisce i fatti per creare allarme sociale: parlo di ben 16 appartenenti alla Polizia Penitenziaria aggrediti dalla frangia più violenta dei detenuti”, denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria per voce di Donato Capece, segretario generale. “Con 430 persone detenute in celle idonee per ospitarne 275 si può razionalmente affermare che ‘gli spazi sono adeguati”. Mi dispiace molto dover evidenziare come, spesso e volentieri, i comunicati delle direzioni o di garanti vengano scritti e divulgati senza che gli stessi abbiano presenziato agli eventi anzi, senza che siano entrati nelle sezioni detentive e, talvolta, addirittura senza che siano proprio entrati in istituto. Insomma, una relata refero (riferisco ciò che mi è stato riferito). Ma è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal SAPPE sui costanti e continui focolai di tensione nelle carceri, preferendo mettere la testa nella sabbia come gli struzzi”, aggiunge. Per il segretario generale del primo Sindacato del Corpo, Donato Capece, “per l’ennesima volta, un garante regionale dei detenuti oltraggia la matematica, ridimensiona e sottostima i veri problemi che si verificano nelle carceri della regione per alimentare una fantasiosa realtà che evidentemente c’è chi vive solo sui giornali, nella comodità del propri uffici dove il carcere neppure lo vede dalla finestra…”. Ma coinvolge nella polemica il Governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio: “Invito il Presidente dell’Abruzzo, persona equilibrata e davvero apprezzabile, ma tutti i politici abruzzesi di ogni colore politico a fare tutto ciò che possono per evitare di far incanalare le problematiche penitenziaria in una sterile ed inutile polemica politica. Credo si debba cambiare l’approccio, quando si affrontano i temi del carcere. Non ci si deve ostinare a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto. Gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno. Non dimentichiamo che contiamo ogni giorno gravi eventi critici, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. È solamente grazie ai poliziotti penitenziari, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie”. E sul ruolo del garante dei detenuti afferma: “Altro che figura di garanzia, immagino svolta non gratuitamente ma con i soldi pubblici: egli rappresenta una sola parte del mondo della giustizia, ossia i detenuti, quelli che sono in carcere per avere commesso reati. Chiedo allora al presidente Marsilio a cosa serve avere una figura del genere, se invece di raccogliere con preoccupazione i segnali di costante violenza che contraddistinguono le carceri abruzzesi per assumere provvedimenti a tutela del personale, sistematicamente tenta di sminuire la realtà dei fatti violenti che nei penitenziari avvengono”.
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