TERAMO – Si svolgerà domenica 17 novembre, alle 18 presso Spazio Tre Teatro a Teramo, lo spettacolo teatrale 48, diretto e interpretato da Ezio Budini, per la XXX Stagione di Teatro Letteratura Cinema d’essai e altro…SCENA D’AUTUNNO.
EZIO BUDINI, attore e regista, sviluppa la sua formazione teatrale seguendo laboratori di recitazione con importanti professionisti (Metodo Costa, Metodo Stanislavskij) e, inoltre, con Nikolaj Karpov, Ferruccio Soleri e molti altri. Ha recitato in opere di Eschilo, Goldoni, Molière, Shakespeare, Wilde, Cecov , Pinter, Mamet, Beckett, Pasolini… Ha lavorato in diverse tournée teatrali con Mario Scaccia, Pino Micol… e, inoltre, nel cinema e per la televisione. Dal 2012 è direttore artistico della rassegna teatrale Ecce Homo. E’ laureato in architettura.
Lo spettacolo, ispirato agli scritti di Achille Campanile, vede in scena l’attore che si misura, in un continuo alternarsi di spunti ironici e momenti amari, con il tema della morte, non in chiave diretta e cioè rappresentandola, ma indirettamente, ragionando sul comportamento umano di fronte ad un fenomeno così immenso ed inevitabile. “Un testo esorcizzante, dissacrante, ma profondamente romantico – afferma Budini -. Un intricato e divertente ragionamento sulla morte. Un sorprendente inno alla vita. Campanile aveva un senso assai profondo della caducità delle cose umane. Per lui la vita era come un teatrino, un modesto teatrino di uomini improvvisati, con le quinte di cartapesta e i lumini colorati delle feste, dove da un momento all’altro, in mezzo a tanto affannarsi, senza cattiveria, ma magari soltanto per un banale incidente, il sipario poteva calare per sempre. Indiscusso precursore di un genere letterario e teatrale, l’assurdo (che verrà successivamente sviluppato e portato ai massimi livelli da autori come Beckett, Pinter, Ionesco), Achille Campanile ci regala con i suoi scritti sconclusionati, sgangherati, improbabili, paradossali, insensati, irrazionali, assurdi appunto, un piacevole ed amaro divertimento, mentre gioca con l’animo umano descritto attraverso le sue mille sfaccettature grottesche, sentimentali, ridicole, malinconiche. Un genio, a mio parere, nel saper sdrammatizzare anche le situazioni più tragiche o penose, semplicemente sorridendo e facendoci sorridere di fronte alla piccolezza dell’uomo nell’universo. Da qui, il mio desiderio di mettere in scena 48, prendendo spunto dai suoi scritti per affrontare una delle tematiche più amate e temute dai grandi scrittori, la morte, e di farlo senza particolari espedienti scenografici e macchinosi, ma solo mediante semplici riflessioni agro-dolci, strappando un sorriso beffardo e allo stesso tempo sfiorando le corde dell’anima con una lama ben affilata”.
“Quasi tutto il grande umorismo ha spesso bisogno del dolore perché scatti la molla della comicità” (Achille Campanile).
“Spettacolo divertente ed allo stesso tempo profondo, intelligente e garbato” (Vittorio Lussana).