TERAMO – Guglielmo Cameli nacque a Teramo il 1° gennaio 1891, figlio di Pasquale, agiato commerciante di cuoiami, e di Amalia Andreone.

Trascorse la sua fanciullezza insieme con due fratelli, i suoi genitori e la zia Cristina, nota sarta del tempo. Frequentò il Regio Istituto Tecnico Commerciale “Vincenzo Comi” e si diplomò ragioniere nell’anno scolastico 1910-1911. Vinto un concorso bandito dalle Poste, iniziò la sua carriera nell’Ufficio di Ragioneria, di cui divenne in seguito direttore. Pubblicò i suoi primi componimenti dialettali su “Il Piccolo Sasso”, firmandosi “Fortunello”, e pubblicò il suo primo volume di poesie dialettali, “Canzùne pajesane” nel 1929. Morì a Teramo il 12 aprile 1952, giorno di Sabato Santo, a soli 61 anni, lasciando molte poesie inedite, sia dialettali e che in lingua.
Dopo il volume dell’edizione critica delle poesie di Alfonso Sardella, “Tutte li puesìje“, i due volumi dell’edizione critica dell’opera omnia di Luigi Brigiotti, “Strata facènne e l’hiddre puesìje”, arriva, sempre per i tipi di Artemia il primo dei due volumi dell’edizione critica dell’opera omnia di Guglielmo Cameli, con cui Elso Simone Serpentini va componendo il trittico sulla produzione dei tre massimi poeti dialettali teramani. La struttura è la stessa: i versi (molti non più pubblicati da quando apparvero su giornali dell’epoca), preceduti da una scheda critica, le note esplicative a pie’ di pagina, la traduzione italiana a fronte. Si tratta di un lavoro prezioso per la conservazione e la valorizzazione del dialetto teramano.

Il volume sarà presentato martedì 21 novembre, alle ore 17,30, nella corte interna della Biblioteca “Melchiorre Delfico” a Teramo.

Introdurrà il presidente di “Teramo Nostra” Piero Chiarini e ci saranno gli interventi di Maria Cristina Marroni e del curatore, che leggerà anche dei versi di Cameli tratti dal libro.