TERAMO – È stata fatta un’eccezionale scoperta archeologica ieri pomeriggio a Teramo: durante i lavori di Open Fiber, è stato rinvenuto uno scheletro di età neolitica risalente al V millennio a.C. in via Raneiro. Si tratterebbe, se la datazione verrà confermata, del più antico reperto ritrovato in città.

“Durante il controllo archeologico, ad una profondità di circa 70 cm, abbiamo trovato i resti di una sepoltura”, dice Vincenzo Torrieri, della Soprintendenza di Teramo, “Sapevamo che quest’area della città era stata destinata in epoca antica a necropoli. Ci sono testimonianze di scavi fatti dal Savini, dal Delfico però sapevamo di sepolture di tradizione culturale dell’età del ferro, quindi appartenenti al primo millennio a.C.”.

“Ora invece ci troviamo di fronte ad una sepoltura che presenta un modello rituale straordinariamente antico di tradizione neolitica”, prosegue Torrieri, “un tipo di cultura che prevedeva l’inumazione in posizione fetale rannicchiata, c’era il culto con la morte di tornare a vivere nel grembo della madre terra. È una tradizione che risale agli inizi dell’evoluzione dell’uomo contemporaneo, all’avvento dell’agricoltura. Sono pochissimi i siti neolitici in Italia, ci sarà da rivedere la storia”.

Il funzionario archeologo precisa che di solito la storia della città veniva fatta partire dal primo millennio a.C., soffermandosi poi soprattutto sull’Interamnia romana. “In un attimo c’è stato un sobbalzo“, aggiunge Torrieri, “e ci portiamo al quinto millennio. Questa sarà l’opportunità per rivedere tutto e riprogrammare anche nuovi interventi. La ricerca si amplierà e bisognerà sicuramente trovare una soluzione per rinvenire ulteriori testimonianze a conforto di quella che abbiamo di fronte adesso”.

Per studiare e recuperare il reperto, che sarà poi trasferito nella sede della Soprintendenza di corso Michetti, la strada sarà temporaneamente chiusa e lasciato solo un passaggio pedonale.

Ascolta l’intervista a Vincenzo Torrieri, della Soprintendenza di Teramo: