L’oncologo Amedeo Pancotti lascia il suo posto di primario al Mazzini di Teramo dando le dimissioni volontarie anticipate. Se ne va sbattendo le porte. Si ritiene deluso dal comportamento dei vertici, irriconoscenti per tutto quello svolto in questi 14 anni, dopo aver portato il reparto “ad essere un’eccellenza e ai primi posti di tutto il Centro-Sud Italia, generando mobilità attiva: da noi vengono persone dalla Basilicata, Puglia e perfino Sicilia”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, peraltro quasi colmo, “è stata la mancata nomina a capo dipartimento – spiega il primario – sebbene preceduta da altre questioni, dalla chiusura del reparto, sventata all’ultimo momento, organizzando anche lo sciopero della fame, al ritardo con cui si è acquistato il servizio di ipertermia, erano due anni che lo chiedevo, fino alla difficoltà di assunzione del personale”.

Il primario dice di sentirsi “mortificato”: “Per me è un grande dolore”. Si ritiene “vittima della politica, questo perché non ho padroni, sono indipendente ma ho visto che per riuscire bisogna averli”.

Ai vertici Asl non sarebbe nemmeno andata giù la sua presenza in un convegno a tinte grilline: “Gli organizzatori mi chiesero soltanto di dare una mano intervenendo con le mie competenze scientifiche per un progetto importante, poi tra l’altro non sono nemmeno di quell’orientamento politico, però da quel giorno ho riscontrato ulteriore contrarietà nei miei confronti”.

La politica per Pancotti è troppo invasiva alla Asl di Teramo: “Ok, le nomine sono appannaggio loro ma ad esempio una volta c’erano i comitati di gestione, un piccolo parlamentino dove si ingeneravano le mediazioni, si smussavano gli angoli assicurando una certa dialettica” così da non delegare le scelte solo ad una o a poche persone, fa capire il primario.

Ora Pancotti il 31 lascerà il Mazzini, dal due gennaio inizierà a lavorare ad Ascoli, collaborando con un centro oncologico. Fornirà altresì le sue competenze anche a Roma e a Mosciano, nel nuovo centro sanitario in via di realizzazione, comprendente anche una chirurgia ed una day surgery. Inevitabilmente si porterà dietro i suoi fedelissimi, “un centinaio di pazienti” dando un colpo anche alla Asl di Teramo, così come è stato per altri primari.

Rivendica la primogenitura del suo reparto: “L’ho fatto io” pronuncia con orgoglio. Del resto, se questo in dodici anni, con la sua guida, “è cresciuto del 400%, un motivo c’è: prima eravamo il brutto anatroccolo d’Abruzzo, ci prendevano in giro, ora siamo i primi”. È giunta anche la valutazione positiva del Nisan che paragona oncologia per standard ad uno dei migliori del Nord. Tra i successi chiaramente il servizio di ipertermia, ma anche il casco che durante la chemioterapia non fa perdere i capelli. Uno dei problemi invece è la mancanza ancora di Pet: “Una vergogna, ce l’hanno tutti in Abruzzo, noi ancora no.

Che ricordo si porterà del Mazzini? “Contrastante – chiude Pancotti – struggente quello con i miei malati, bello con una buona parte dei colleghi, pessimo con le strutture amministrative”.

A dicembre sarà in uscita il suo libro “Una vena a colori”, in buona sostanza una pubblicazione dove sono riportate le testimonianze dei suoi pazienti contro il male brutto.

Maurizio Di Biagio